Covid, nell’ultimo libro di Paolo Barnard le “prove” che è stato creato in laboratorio

Barnard espone le sue tesi nel libro L'origine del virus e nell'intervista con il giornalista veneto Gracis fondatore della nuova versione online de L'indipendente

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Matteo-Gracis-Paolo-Barnard
Matteo-Gracis-Paolo-Barnard

Com’è nato il flagello virale che ha travolto l’umanità? Perché la Cina ha tenuto il mondo all’oscuro della pericolosità del coronavirus? Perché l’OMS ha mentito? Perché tanti insabbiamenti e depistaggi? Le risposte a queste drammatiche domande sono necessarie per evitare che la catastrofe della pandemia possa ripetersi.

Due dei più importanti ricercatori internazionali, Steven Quay e Angus Dalgleish, coordinati da Paolo Barnard, giornalista e saggista italiano, hanno provato a rispondere ai tanti quesiti nel libro L’origine del virus, edito da Chiarelettere. Una denuncia delle “verità tenute nascoste che hanno ucciso milioni di persone”, come recita il sottotitolo del libro che ricostruisce in modo inquietante la storia di questi ultimi due anni. Una rivelazione, supportata da documenti scientifici, dei letali segreti biologici del coronavirus, già noti ai virologi di Wuhan e ai loro politici nei primi giorni del contagio in Cina.

In occasione dell’uscita del libro, Paolo Barnard spiega a Matteo Gracis, fondatore del giornale L’indipendente (www.lindipendente.online), la sua versione della storia. “Il virus è nato in laboratorio”, dice convinto Paolo Barnard, che così comincia ad infrangere i luoghi comuni sull’origine del virus.

“Il SARS-CoV-2 – si legge nel libro – rientra nel repertorio delle più azzardate manipolazioni genetiche sui virus oggi esistenti, chiamate Gain of Function, una delle specificità del Wuhan Institute of Virology e di altri laboratori cosiddetti di biosicurezza in Cina”.

Contrariamente alla teoria secondo cui il virus sia stato diffuso dai pipistrelli, Barnard crede dunque che la pandemia derivi da “un filone della ricerca della virologia che pochi conoscono, la Gain of Function, una pratica di una scelleratezza inimmaginabile, diffusa in diverse parti del mondo tra cui l’Italia. La Gain of Function è la ricerca medica che altera geneticamente un organismo in modo che possa migliorare le funzioni biologiche dei prodotti genici. Ma quella di cui parliamo è la Gain of Function of Concern, un più specifico tipo di ricerca che ha l’obiettivo di rendere i virus più o meno patogeni ancora più aggressivi in modo da essere pronti in caso di un’eventuale diffusione di un potente virus naturale”.

Purtroppo quindi – scrive Barnard nel libro – “c’è la possibilità che la Gain of Function venga intrapresa per motivi più oscuri e che non vi sia mai stato in realtà un intento benigno”.

Barnard ammette così l’ipotesi che il SARS-CoV-2 potesse essere un esperimento militare. “Alcuni filoni di ricerche israeliane mettono in evidenza le correlazioni tra il SARS-CoV-2 e altri due virus di dichiarata natura militare che venivano studiati proprio a Wuhan”.

Oggi la Gain of Function ha raggiunto un livello di sofisticatezza da poter mettere in pericolo l’umanità. “Conosco l’HIV talmente bene che se volessi potrei renderlo trasmissibile anche per via aerea”, Barnard riporta le parole di Simon Wain-Hobson, un grandissimo retrovirologo dell’Istituto Pasteur di Parigi, concorde sull’idea che la Gain of Function sia una “pura follia scientifica, praticata solo per ricevere fondi di ricerca, fare carriera universitaria e avere visibilità”.

L’origine del virus, inoltre, rivela i retroscena di una “congiura del silenzio di proporzioni epocali” che continua a tenere in allarme il mondo. Barnard non si fa scrupoli ad accusare la Cina di aver compiuto un crimine contro l’umanità. “Nel dicembre 2019 la Cina sapeva quanto è micidiale questo virus, ancora più sicuramente quando a gennaio 2020 la virologa Zheng-li Shi ha sequenziato il genoma, quindi se avesse detto a medici e virologi di tutto il mondo come era stato ingegnerizzato questo virus, le caratteristiche biologiche delle spike, la capacità di infettare, quali organi avrebbe infettato, il fatto che questo virus si trasmette per contagio asintomatico, si sarebbero salvate le vite di milioni di vittime. Avremmo avuto due mesi di tempo per prepararci, invece nessun medico sapeva niente. Questa è una strage dovuta alle omissioni criminali della Cina”.

L’emergenza scientifica è così rapidamente diventata una questione politica. Le verità della scienza sono state coperte da un muro di reticenza e conflitti d’interesse, complici alcuni settori pubblici americani e gran parte dei media, anche scientifici. Questo è quanto emerge dall’intervista di Matteo Gracis a Paolo Barnard.

Ma perché queste verità non sono apparse sui media o nei dibattitti scientifici, se non in minima parte o comunque troppo tardi? “La maniacale omertà del regime di Pechino” è una delle risposte di Barnard, nell’intervista data a Matteo Gracis, co-fondatore del giornale L’indipendente. L’altra risposta è Donald Trump, involontario protagonista della storia, da quando in un tweet del 16 marzo 2020 definisce il “virus cinese”. Nel 2020, anno elettorale negli USA, gli avversari di Trump non persero l’occasione per accusare il presidente di razzismo, incitazione all’odio delle minoranze asiatiche nel mondo, irresponsabilità diplomatica in un momento in cui erano delicati i rapporti con la seconda potenza mondiale.

“Da quel momento chiunque osasse muovere una critica nei confronti della Cina, magari in riferimento al coronavirus, veniva marchiato come sostenitore di Trump. Chiunque avanzasse l’ipotesi della fuga del coronavirus da un laboratorio veniva bollato dai media e dal gotha delle pubblicazioni scientifiche come complottista. Anche gli scienziati si zittirono temendo di perdere la carriera e i fondi di ricerca”. In nome del politically correct.

“Finché non è stato eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Solo allora iniziarono a comparire articoli e pubblicazioni di scienziati che consideravano improbabile l’origine naturale del virus”.

Gli insabbiamenti, dunque, furono sostenuti da interessi politici ed economici che hanno imposto una versione fasulla di questa pandemia, che andava bene innanzitutto ai cinesi, ma anche agli americani che li avevano finanziati per condurre sperimentazioni genetiche scellerate e prive di adeguate misure di sicurezza.

Di fronte a tanta confusione e in preda alla paura, le persone sono arrivate alla consapevolezza di non potersi più fidare né della politica né della scienza. Ma ciò di cui sembra più preoccupato Barnard è la crescente influenza della Cina nel mondo.

“I fondi del partito comunista cinese stanno arrivando copiosi nelle casse di molte università della Gran Bretagna e degli Stati Uniti attraverso il notevole numero di studenti cinesi sovvenzionati dal loro Stato. Il governo della Cina offre borse di studio ai suoi cittadini e finanziamenti di capitale alle università occidentali. Allo stesso modo, alcune delle prestigiose riviste scientifiche internazionali sono di fatto finanziate dalla Cina.

L’impero del dragone sta comprando la scienza in Occidente, ed è questo il motivo per cui una parte dei conservatori inglesi sta lanciando allarmi contro l’influenza della Cina nel mondo culturale occidentale”.

Attraverso il racconto dei retroscena politici, ma soprattutto sulla base di prove scientifiche, dunque, Paolo Barnard vuole scardinare le nostre conoscenze sul coronavirus e farci vedere la storia da un’altra prospettiva, che non coincide con quella dei mass media. Allo stesso tempo Barnard invita la scienza a riacquisire la sua libertà e indipendenza per prevenire nuove catastrofi. La scienza deve fornire una risposta al perché non abbia potuto almeno limitare questa immane tragedia.

L’intervista completa di Gracis, confondatore del giornale L’indipendente (www.lindipendente.online) è raggiungibile alla pagina www.lindipendente.online/2021/10/20/lorigine-del-virus-paolo-barnard-dimostra-la-fuga-di-laboratorio-del-sars-cov-2 e al link www.youtube.com/watch?v=3Eb4wlNADRM