Covid, PD Veneto: “no a riapertura scuole a fine settembre, stop annuncite Zaia”

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Il gruppo Pd in regione Veneto
Il gruppo Pd in regione Veneto

“La scuola deve iniziare come da calendario deliberato appena venti giorni fa, non si capisce il senso di un rinvio; con la ripresa delle dirette Facebook è ripartita anche l’annuncite del presidente Zaia. La priorità in questo momento è ridare impulso alla campagna vaccinale così da raggiungere l’immunità di gregge per il rientro in classe a metà settembre. Se fino al 4 agosto ci sono ancora 30mila posti disponibili, si insista con la campagna di sensibilizzazione e informazione anziché continuare a dire che è vaccinarsi è una libera scelta, ribadendo la contrarietà all’obbligo”. Così in un comunicato il capogruppo PD in Consiglio regionale del Veneto Giacomo Possamai insieme ai colleghi Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, commenta le dichiarazioni del presidente Zaia, pronto a far slittare la prima campanella di quindici giorni, schierandosi contro questa decisione, come i comitati dei genitori. “Un dietrofront incomprensibile visto che il 16 giugno erano state ufficializzate le date, presa in solitudine senza consultarsi né con i presidi né con l’Ufficio scolastico regionale visto che per la direttrice il calendario era ‘ben strutturato’ e ha parlato di ‘misura non necessaria’. Tirare poi in ballo una festività religiosa, che oltretutto dura 24 ore, per giustificare un ritardo di due settimane è pazzesco. Sembra ci sia un accanimento nei confronti di ragazze e ragazzi: dopo un anno e mezzo di didattica a distanza, davvero è pensabile di farli tornare sui banchi ancora più tardi? Rischiamo uno stop delle lezioni di quattro mesi, visto che le aule sono chiuse da inizio giugno”.

“Si vuole aprire tutto, ma per le scuole non è mai il tempo giusto, come abbiamo visto anche lo scorso gennaio. Con questo annuncio si consolida un messaggio: l’insegnamento, la didattica, la crescita dei giovani vengono messi all’angolo. E poi ci sono le famiglie che devono conciliare vita lavorativa e privata, centinaia di migliaia di persone che non possono fare affidamento sulle decisioni della pubblica amministrazione, modificate da una settimana all’altra. Anche dal punto di vista economico non ci sembra una scelta felice: in un momento di grande difficoltà per tutti, spostare l’apertura delle scuole significa costringere i genitori a spendere altri soldi per i centri estivi, sempre che vengano prolungati, o per le baby sitter. Insomma, posticipare a fine settembre l’inizio delle lezioni crea più problemi di quelli che, ufficialmente, vorrebbe risolvere”.