Nell’ultima settimana (31 agosto-6 settembre) sono 21.309 i casi Covid in Italia, in aumento del 44% rispetto ai 14.863 della scorsa settimana, e 94 i decessi (+45% circa rispetto ai 65 del periodo 24-30 agosto). I dati sono ripresi dall’aggiornamento del bollettino settimanale sull’andamento delle infezioni da Sars-CoV-2.
L’ultima è stata la terza settimana di aumento anche per l’incidenza con (fonte Adnkronos) “un’incidenza dei casi diagnosticati e segnalati pari a 31 casi per 100mila abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente (24 casi per 100mila abitanti). L’incidenza sale nella maggior parte delle regioni e province autonome, con valori non superiori a 53 casi per 100mila abitanti. L’incidenza più elevata è stata riportata in Sardegna (53 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Basilicata (8 casi per 100mila abitanti)“.
Il tasso di positività tra il 31 agosto e il 6 settembre è stato del 12,6%, il 2,1% in più rispetto al 10,5% del periodo 24-30 agosto.
L’occupazione dei letti in area medica, in aumento, si attesta al 3% (era al 2,7% la scorsa settimana) con un totale di 1.872 ricoverati. Aumenta anche l’occupazione delle terapie intensive (0,6% rispetto allo 0,4% della rilevazione della scorsa settimana), dove sono ricoverate 49 persone”, sottolinea il monitoraggio.
Anche la percentuale di infezioni riportate in soggetti con almeno un’infezione pregressa è in aumento e intorno al 39%” secondo il monitoraggio rispetto al 36% della rilevazione precedente.
Il trend appare in linea con il nuovo scenario: EG.5, alias Eris, quale variante di Sars-CoV-2 è prevalente in Italia (41,9%) nell’ultima flash survey diffusa dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e relativa al periodo 21-27 agosto. “Gli studi ad oggi effettuati – spiega la relazione tecnica sui risultati dell’indagine – evidenziano che EG.5 è caratterizzata da un elevato tasso di crescita che, insieme ad una diminuita capacità neutralizzazione da parte di anticorpi verso altre varianti, giustificherebbe la sua prevalenza in diversi Paesi. Tuttavia, ad oggi non si evidenziano rischi addizionali per la salute pubblica rispetto ai lignaggi co-circolanti“.
