Ai tempi del primo lockdown Vicenza era stata una delle province venete più colpite dal virus. Tanto da registrare un aumento dei decessi molto marcato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: + 27% di morti a marzo, + 40% ad aprile, + 16% a maggio, quasi tutti incrementi imputabili al Covid. Ora, come testimoniano i dati diffusi ieri, Vicenza si conferma fra i territori regionali più colpiti dalla seconda ondata del virus. Ed è per questo che il sindacato dei pensionati della Cgil invoca una accelerata nella programmazione dei piani di zona che in tempo di pandemia sono definiti “straordinari” e che, solo per l’area “anziani”, riservano ai distretti sanitari vicentini una cifra superiore ai 250 milioni di euro. “Da mesi – afferma in una nota Renato Bressan della segreteria dello Spi Cgil del Veneto – il governo ha finanziato con più di 400 milioni di euro la regione Veneto per la realizzazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca), per gli infermieri di famiglia, le liste di attesa, le assunzioni del personale medico/infermieristico, l’aumento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva.Interventi sui quali secondo noi siamo ancora indietro. Ora chiediamo di agire anche attraverso i piani di zona che contemplano una programmazione socio sanitaria su più “aree”: famiglia, anziani, disabilità, dipendenza, salute mentale, povertà”.
Per gli anziani del Vicentino, come detto, i piani mettono a disposizione circa 250 milioni di euro: oltre 120 milioni di euro per la Ulss 7 Pedemontana (distretto 2), 60 milioni per l’Ulss 7 Bassano (distretto 1) e circa 70 milioni per la Ulss 8 Berica. Con questi soldi, ribadisce Bressan rivolgendosi alle Ulss vicentine, “si può puntare al rafforzamento della medicina di territorio che nella nostra regione, al di là degli annunci e delle promesse, sta mostrando tutti i suoi limiti. Assistenza domiciliare, medici di base, visite, consulenze, assistenza domiciliare integrata, prese in carico: tutti argomenti che interessano i cittadini e soprattutto quelli più anziani ai quali bisogna garantire un accesso alle cure tempestivo ed efficiente. In questi giorni – conclude Bressan – tante persone ci raccontano di non riuscire neppure a contattare per telefono le strutture preposte. Queste cose non devono succedere”.
Rafforzare ed attivare tutti i nuovi servizi della programmazione socio sanitaria diventa dunque una priorità soprattutto nel Vicentino. “Le risorse dei piani di zona straordinari sono fondamentali per i nostri distretti sanitari – conferma Chiara Bonato, segretaria generale dello Spi Cgil di Vicenza -. A marzo scorso abbiamo avuto 851 decessi, contro i 668 dell’anno precedente. Ad aprile 843 decessi contro 605 di aprile 2019, a maggio 727 contro 626. Gran parte dei morti in più derivano dal virus nei confronti del quale ci siamo trovati impreparati. Ora i dati ci dicono che stiamo subendo la seconda ondata e siamo molto preoccupati, in particolare per gli ospiti delle case di riposo. La situazione generale, al di là delle Rsa, sembra anche peggio di quella vista a marzo e aprile e, a mio giudizio, gran parte delle responsabilità sono da attribuire a quelle forze politiche che nei mesi scorsi hanno minimizzato la pandemia, generando un clima da “libera tutti” e scatenando provvedimenti da parte delle Regioni, per esempio l’apertura delle discoteche, che ci hanno condotti all’attuale crisi sanitaria. Ora l’impossibilità attuale di effettuare un efficace tracciamento comporta rischi incalcolabili per tutti ma soprattutto per le categorie più fragili. In tale contesto – conclude la nota – si inserisce la necessità di utilizzare le risorse dei piani di zona da riservare soprattutto alla medicina di territorio”.