Non porti la mascherina? Non mantieni le distanze? Pensi che il Covid 19 sia una semplice influenza e scendi in piazza a manifestare contro le restrizioni? Allora sei un negazionista e, se dovessi ammalarti e aver bisogno di una terapia intensiva, non ne potrai usufruire se gli ospedali dovessero essere saturi.
La provocazione è del dottor Willy Oggier (in foto) di Küssnacht, comune elegante della periferia zurighese, lo stesso dove vive la pop star Tina Turner. Oggier è un’economista specializzato in sanità e la sua invettiva contro i negazionisti, pubblicata dal tabloid Blick, il più diffuso quotidiano elvetico, arriva mentre la Svizzera, pur con un indice di tamponi positivi superiore al 25%, registra un atteggiamento rilassato nei confronti della pandemia in grandi aree urbane come Zurigo. Domenica scorsa, ad esempio, il lungolago della città sembrava via Caracciolo a Napoli, prima che la Campania diventasse zona rossa.
Pur essendo estrema, l’affermazione del dottor Oggier ha trovato una sponda, negli ambienti medici, sotto pressione per i contagi. “Penso che la sua considerazione non sia completamente sbagliata – dice a Repubblica Christian Camponovo, direttore della Clinica Moncucco di Lugano, uno dei due ospedali Covid del Canton Ticino – esiste una responsabilità individuale dove ognuno è libero di fare e di dire quello vuole, ma poi vi è anche una responsabilità collettiva, che è quella di preservare le strutture sanitarie dalla saturazione”. Per Camponovo quindi la provocazione di Oggier è eticamente plausibile: “Prima di parlare ciascuno deve assumersi la responsabilità di quello che dice e, quindi, deve essere disposto a subirne le conseguenze”.
“I negazionisti sono persone come le altre, e quindi i medici devono rispettare il diritto alla cura che è un obbligo costituzionale”, ribatte il sociologo dell’Università di Ginevra, Sandro Cattacin che aggiunge: “Nella prima fase della pandemia le tesi negazioniste erano cavalcate da una minoranza, appartenente ai movimenti cospirazionisti. Oggi, invece, siamo di fronte a una crisi sanitaria. Secondo un’inchiesta, uscita di recente in Svizzera, metà della popolazione vive in uno stato ansioso. È l’ansia spesso è l’anticamera della depressione”.
Francesco Zantonelli su Repubblica