“Un nuovo anno scandito ancora, purtroppo, dalle vittime sul lavoro per Covid. Il bollettino è sempre più tragico nel nostro Paese con 461 decessi da gennaio 2020 a gennaio 2021. Nel primo mese dell’anno sono 38 le vittime in più rispetto a dicembre 2020, mentre le denunce di infortunio non mortale sono arrivate a 147.875, ovvero 16.785 in più rispetto al dicembre 2020.” È questa la prima istantanea dell’onda lunga del Covid nel mondo del lavoro, nell’ultima indagine elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering con sede a Mestre nelle parole del suo presidente, l’ingegner Mauro Rossato.
Un anno di pandemia con un bollettino che non s’arresta. Anzi. L’incremento della mortalità è pari al 9% nel mese di gennaio rispetto a dicembre 2020 mentre per le denunce di infortunio non mortale legate al Covid 19 l’aumento è addirittura del 12,8%.
Ancora in Lombardia il triste primato di vittime sul lavoro per Covid con il 35,4% delle denunce (163 decessi), seguita da: Campania (48 decessi), Piemonte (40), Emilia Romagna (37 decessi), Lazio (35 decessi), Puglia (25 decessi). E la triste graduatoria prosegue con la Liguria (20 decessi), la Sicilia (18), l’Abruzzo (15), la Toscana (14), Marche e Veneto (12 decessi), Umbria (5 decessi), Calabria (4), Molise e Friuli Venezia Giulia (3), la provincia autonoma di Trento, la Valle d’Aosta e la Sardegna (2).
Per quanto riguarda poi la graduatoria ancora più significativa dell’incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, subito dopo la Lombardia che continua ad indossare la maglia nera con un indice di 37,1 rispetto ad una media di 18,4, emergono sconfortanti i dati della Valle D’Aosta (36,6), quelli della Liguria (33,2), dell’Abruzzo (30,6), della Campania (28,7), del Molise (28,6), del Piemonte (22) e della Puglia (20,9).
Tra le incidenze di mortalità meno elevate emergono quelle di: Sardegna (3,6), Basilicata (5,3) e Veneto (5,6).
Il 17,1% degli infortuni mortali per COVID ha coinvolto l’universo femminile. Mentre la percentuale sale a ‘quasi’ il 70% nelle rilevazioni degli infortuni non mortali per Coronavirus. Il 91,5% delle denunce di morti sul lavoro per Covid rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 25,9% delle denunce con esito mortale troviamo il settore Sanità e Assistenza Sociale, seguono con il 13,2% dei casi le Attività Manifatturiere (lavorazione prodotti chimici, farmaceutica, stampa, industria alimentare…), e con il 10,7% il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (attività degli organi preposti alla sanità: es. Asl, legislativi, esecutivi) e quello di Trasporti e Magazzinaggi, mentre il Commercio arriva a rappresentare il 9,8% dei decessi.
Le vittime svolgevano le seguenti mansioni: impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (11,2%), tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) (10,7%), medici (6,7%).
E ancora: conduttori di veicoli a motore (5,6%), operatori sociosanitari (5,1%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (4,2%).
Mentre le denunce di infortunio con esito non mortale legate al Covid-9, registrate da gennaio 2020 a gennaio 2021, sono state 147.875 (pari ad un quarto del totale – secondo dati Inail). E sono cresciute del 12,8% nel mese di gennaio 2021 rispetto a dicembre 2020.
Il 97,7% delle denunce di infortuni non mortali dovuti a contagio da Covid-19 rientrano nell’Industria e nei Servizi. E, come già visto per gli infortuni mortali, anche in questo caso è il settore “Sanità e Assistenza Sociale” a far rilevare il maggior numero di denunce con il 68,8% del totale delle denunce. Seguono: il settore dell’Amministrazione Pubblica (9,2% delle denunce); il settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center (4,4% delle denunce); le Attività Manifatturiere (2,9% delle denunce).
Quasi il 40% delle denunce di infortunio riguardano i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti), seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con 19,3% delle denunce; dai medici (9,2%) e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7,3%. E ancora dal 4,8% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 3,9% di impiegati addetti – impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali; dal 2,2% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.
Alla Lombardia la maglia nera delle denunce di infortunio legate al Covid con il 27,1% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13,9%, Veneto 10,4%, Emilia Romagna 8%, Lazio 5,9%, Campania 5,4%, Toscana 5,3%, Liguria 4%, Puglia 3,5%, Sicilia 2,9%, Marche 2,4%, Friuli 2,2%, Provincia Autonoma di Trento 1,8%, Sardegna 1,6%, Abruzzo 1,6%, Provincia autonoma di Bolzano 1,4%, Umbria 0,7%, Calabria 0,6%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5%, Molise 0,2%.
“I dati raccontano in modo dettagliato il dramma delle morti e degli infortuni legati al Covid19. Una proiezione che deve aiutarci a riflettere su quanto si possa fare sul fronte della prevenzione. Perché gli strumenti legislativi nel nostro Paese ci aiutano ad evitare il contagio nei luoghi di lavoro e ora che sono arrivati anche i vaccini, il percorso sul fronte preventivo potrà essere sempre più efficace”.
Anche per questa ragione l’Osservatorio Vega Engineering ha organizzato un seminario gratuito il 25 febbraio in videoconferenza dal titolo: “Covid-19, dal piano pandemico nazionale alla vaccinazione dei lavoratori. Le ripercussioni per le aziende”.
Giuristi ed esperti in materia di Salute e Sicurezza del Lavoro, con interventi specifici, tratteranno le novità introdotte dal Piano Pandemico Influenzale Nazionale e dalle misure previste a livello nazionale per affrontare la pandemia COVID19, illustrando la loro ricaduta nei contesti lavorativi, con un focus sulla questione dell’obbligo vaccinale in azienda dal punto di vista giuridico.