Nel processo per “diffamazione a mezzo stampa” da me subito venerdì scorso 12 luglio per aver riferito del rapporto della GdF su eventuali “espropriazioni“, all’epoca delle indagini, di beni mobili di valore della Fondazione Roi da parte del suo ex presidente Gianni Zonin e di Giuseppe Zigliotto (entrambi imputati per il crac BPVi, ambito nel quale mi sono da sempre interessato alle commistioni con la Roi), prima dell’inattesa condanna a 8 mesi a cui mi opporrò con la forza della ragione e della coscienza professionale, oltre che della solidarietà ricevuta da chi ha a cuore il lavoro giornalistico indipendente, non ho potuto rispondere a varie domande con la dovuta serenità e completezza (ne scriverò a seguire in attesa delle motivazioni della sentenza e del sicuro appello).
Alcune domande, poi, erano, per me chiaramente, fuori tema e fatte per fuorviare il giudice Matteo Mantovani con notevole arte oratoria da parte degli ottimi avvocati Enrico Ambrosettiper Zonin e Giulio Manfredini per Zigliotto. e ad altre ero costretto a risposte insufficienti del tipo “a crocette ” (sì o no?, e questo non basta a far luce su certi fatti). Un esempio? L’avv. Manfredini, evidentemente per insinuare nel giudice il convincimento di una qualche mia inesattezza giornalistica, mi chiede con tono deciso: “Zigliotto era membro el cda della Roi?; ovvia la mia risposta a crocetta “no”, ma impossibile aggiungere che mai io, né tantomeno la GdF, sul cui rapporti i miei articoli si basavano, avevamo affermato il contrario…
Di sicuro lecitamente come da “procedura”, venerdì scorso ho avuto, anche, la sensazione che il teste Zonin, il suo legale e quello dell’ex presidente di Confindustria Vicenza, oltre che membro del cda della BPVi, potessero “svariare”, sicuramente, devo supporre, per la loro bravura dialettica, su molto (tutto?, ne riferirò) mentre l’imputato Coviello e il suo difensore, Marco Ellero, ben poco se non nulla potevano puntualizzare al di fuori di un certo percorso.
Voglio, intanto e per oggi, rispondere qui in maniera più puntuale a una domanda dell’avvocato Giulio Manfredinis se l’attuale cda avesse recepito la mia richiesta di approfondire (dovere d’ufficio?) quanto segnalato in passato dalla GdF, cosa mai fatta dal precedente cda, quello a guida Diamanti, magari anche per acquisire fatti nuovi e finalmente tranquillizzanti.
In udienza riuscivo a rispondere con fatica (stanti anche le mie condizioni non solo fisiche di venerdì mattina anche queste spiegate con difficoltà al giudice Mantovani mentre chiedevo il permesso di bere dell’acqua, bottiglia acqua non “contestata” oggi a Mestre ai testi del processo BPVi in corso mentre scrivo mentre a me è stato detto che non era consona al luogo…): “La presidente Paola Marini, presente la presidente del collegio dei revisori Margherita Monti – riuscivo a dire –, aveva non negato ma allontanato nel tempo (perché?) la mia richiesta fatta anche e soprattutto da cittadino (come video documentato nel mio articolo al riguardo) per cui mi sono premurato di ribadirla per iscritto e via Pec”.
Ecco, quindi, a completamento della risposta a Manfredini e per chiarirne il senso, a lui e al, prossimo, giudice, la mail Pec (senza gli indirizzi lì invece esplicitati) che il 10 luglio ho inviato (con in allegato i documenti della GdF oggetto degli articoli) ed ancora senza risposta, come al solito per quanto riguarda la Roi, di prima e di oggi.
Spett.le Fondazione Roi
Sede
C.a.
Presidente del collegio dei revisori dei conti dr.ssa Margherita Monti
con richiesta di trasferire quanto sotto anche alla presidente del cda dr.ssa. Paola Marini e a tutti i membri del cda non esistendo sul sito e su quanto accessibile un indirizzo mail della Fondazione stessa
La presente è inviata anche e con analoga richiesta agli indirizzi personali, professionali o istituzionali rintracciati dei membri del cda
dr. Mauro Passarin
prof. Paolo Menti
dr.ssa Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio
e dei revisori
dr. Antonio Vesco
dr. Giuseppe Sperotti
C.c.
Gent.me e gent.mi,
Tali beni sarebbero forse finiti, in base a tali documenti, in mani sbagliate e, tra l’altro, oggetto del processo intentatoci (è in avvio di dibattimento, ragion per cui non possiamo attendere oltre i 45 giorni giorni già trascorsi dal vostro impegno pubblico a riceverci) dal dr. Giuseppe Zigliotto e dal dr. Gianni Zonin, verso il quale ultimo avete intrapreso un’azione di responsabilità per danni per euro 23.612.408,85, al momento e per quanto ci risulta solo per la voce delle azioni acquistate della Banca Popolare di Vicenza, e non per i suddetti beni mobili, la cui eventuale “distrazione” sarebbe un ulteriore danno, né tantomeno per l’acquisto, a nostro parere non da Statuto, dell’ex cinema Corso per 2.5 milioni di euro ad oggi ancora inutilizzato e inutilizzabile e da voi stessi già consistentemente svalutato.
Ciò premesso assolviamo al nostro dovere di allegarvi i suddetti documenti per le vostre opportune e altrettanto, pensiamo, doverose, valutazioni e rimaniamo disponibili all’incontro suddetto per darvi informazioni documentate di cui, pure, dovreste voi stessi avere maggiore conoscenza e che, ripetiamo quanto già detto il 20 maggio 2019, sarebbe opportuno che rendiate di pubblico dominio viste le finalità civiche che il marchese Giuseppe Roi volle dare alla sua Fondazione, di cui oggi voi siete custodi non solo materiali.
Ringraziandovi per la vostra attenzione e rimanendo a disposizione porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Ing. Giovanni Coviello