Crac BPVi e Veneto Banca, Il Messaggero: più fondi per i rimborsi

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Decreto in arrivo entro aprile e risarcimenti a maglie larghissime. Governo dimissionario al lavoro per mettere a punto il provvedimento amministrativo necessario a indicare le regole attraverso le quali l’Anac, guidata dal commissario Raffaele Cantone, stabilirà in che modo indirizzare i risarcimenti in favore delle vittime dei reati finanziari delle banche venete (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) poste in liquidazione coatta amministrativa dal decreto legge 99 nell’estate dello scorso anno. È il ministero dell’Economia ad occuparsi della delicata pratica in un contesto reso più complicato, appunto, dal fatto che l’esecutivo Gentiloni è in carica solo per gli affari correnti e non può assumere scelte politiche. Per questa ragione, i tecnici che stanno maneggiando il dossier operano in stretto contatto con tutti i partiti politici.

POCHE ESCLUSIONI

In quest’ottica il decreto che sta prendendo forma punta a non inserire troppi vincoli al Fondo di ristoro (che ha una dotazione di 100 milioni nell’arco di 4 anni) per consentire a chiunque di presentare domanda e dimostrare di aver subito un danno ingiusto.

Spetterà poi ai giudici dell’Anac valutare la possibilità di rimborso sulla base del danno accertato. Se questa impostazione verrà confermata, l’accesso al fondo sarà libero e, per dirla con le parole di una fonte impegnata sull’operazione, «in linea teorica tutti i risparmiatori potrebbero avere soddisfazione ma in linea pratica dipende dalle risorse. Banalizzando: se il danno riconosciuto a ciascun risparmiatore fosse di mille euro, in media, coi 100 milioni disponibili verrebbero rimborsate fino a 100 mila persone».

LA LEGGE

Ecco, proprio la non ingente quantità delle risorse desta qualche preoccupazione, tanto che alcuni partiti (tra questi M5S e Lega in particolare) invocano un irrobustimento della dotazione. Ma dal Tesoro si fa notare che la questione potrà essere affrontata solo per via legislativa ordinaria. E dunque con la prossima legge di Bilancio: un’indicazione in questo senso potrebbe però essere inclusa nelle prossime risoluzioni sul Documento di economia e finanza. Insomma spetterà eventualmente al primo governo della nuova legislatura il compito di trovare più fondi contro i reati bancari, a partire da quanti hanno perso denaro investito in azioni e obbligazioni di Popolare di Vicenza e Veneto Banca (cedute a Intesa Sanpaolo al prezzo simbolico di un euro e con dote pubblica di 17 miliardi) e nelle altre crisi bancarie. Tra l’altro il dicastero di Via XX Settembre ha dovuto faticare non poco per conservare la propria autonomia sulla stesura del decreto. «Nei giorni scorsi – si fa notare – una parte politica ci ha anche chiesto di fermarci ma invece dobbiamo andare avanti. La prossima maggioranza, poi, avrà piena facoltà di aggiustare la misura».

Le coperture attuali, occorre ricordarlo, arriveranno per due terzi dai conti dormienti, quelli non movimentati da oltre 10 anni, e per un terzo dal Fondo speciale di Garanzia. A rendere meno gravoso il quadro generale, c’è il fatto che la scorsa settimana Intesa Sanpaolo ha completato le possibili operazioni di riacquisto dei titoli obbligazionari emessi da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e assistiti da garanzia dello Stato (sia collocati sul mercato sia utilizzati dalle due banche come collaterale in finanziamenti pronti contro termine), ed ha proceduto all’annullamento di questi titoli in suo possesso. Intesa ha anche comunicato al Ministero dell’Economia e delle Finanze comunicazione la volontà di rinunciare alla relativa garanzia dello Stato. La rinuncia alla garanzia sarà valida solo ed esclusivamente per i titoli detenuti dalla Banca (pari a circa 9,3 miliardi euro), mentre non produrrà effetti per i titoli rimasti in circolazione (pari a circa 800 milioni euro), ancora detenuti da altri obbligazionisti perché non portati in adesione alle predette operazioni di riacquisto.

di Michele Di Branco, da Il Messaggero

I canali di “ristoro”

Domanda ai liquidatori: c’è tempo fino al 23 aprile

1 Chi vanta un credito nei confronti delle due banche venete fallite (Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza) può ancora avere una possibilità di riavere i propri soldi: fare domanda di insinuazione al passivo, ovvero di rientrare nell’elenco dei creditori, ai commissari liquidatori che si stanno occupando della procedura. Il termine scade il 23 aprile prossimo. Il governo finora ha previsto il ristoro solo per le obbligazioni senior. Sono rimasti esclusi i risparmiatori che hanno comprato i bond dopo il giugno del 2014 oppure non direttamente allo sportello.

Da Banca Intesa altri 100 milioni in 5 anni 

2 Banca Intesa – che ha acquistato per la cifra simbolica di 1 euro la parte sana delle due venete fallite – ha stanziato nel proprio bilancio 100 milioni di euro per il ristoro degli ex azionisti delle venete. L’iniziativa è destinata ai clienti con un reddito annuo non superiore ai 30.000 euro e un patrimonio mobiliare massimo di 15.00 euro (senza l’investimento nelle ex banche venete). I rimborsi hanno un tetto: non oltre 15.000 euro a risparmiatore truffato, cifra che sarà erogata in più tranche sottoforma di strumenti finanziari vincolati per 5 anni.

Ora c’è l’arbitrato per i truffati dei 4 istituti 

3 Ventinove ricorsi accolti su 32, con oltre 473 mila euro di ristori totali. E l’esito della prima seduta dei collegi arbitrali dell’Anac (fine marzo scorso) chiamati a valutare le istanze di accesso al Fondo di solidarietà presentate dai risparmiatori che avevano obbligazioni subordinate con Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, i 4 istituti su cui il governo Renzi intervenne nel 2015 con il decreto salva-banche e poi posti in liquidazione. Sono 1.695 le istanze giunte all’Anac che d’ora in poi riunirà i Collegi arbitrali una volta a settimana.