Crisi Dentix (che non è fallita), clienti rassicurati online ma la sede resta chiusa anche a Vicenza. La situazione e alcuni consigli

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Coinvolge anche Vicenza la mancata riapertura dei centri dentistici Dentix, catena da tempo messa in vendita dalla casa-madre spagnola che è socio unico della S.r.l. italiana. Il sito internet di Dentix Italia (foto) riferisce dell‘imminente apertura ed invita gli interessati a telefonare per fissare gli appuntamenti. Analoga situazione si sta verificando in Spagna, dove una parte dei centri ha effettivamente ripreso l’attività. A Vicenza Dentix era aperta in piazza De Gasperi vicino al Torrione di piazza Castello che segna l’ingresso principale in città, in pieno centro storico. Da mesi la serranda è abbassata e un laconico avviso comunica la chiusura senza fornire ulteriori dettagli. Molte persone hanno già pagato migliaia di euro per delle cure mai avute o non completate e ora sono giustamente arrabbiate e preoccupate. Intanto l’azienda specifica in una nota di non aver presentato istanza di fallimento. Lo comunica anche l’associazione Adiconsum che rettifica in una nota: «A rettifica di quanto da noi diffuso lo scorso 16 giugno sul fallimento della società Dentix Italia, l’ufficio stampa della stessa, ci ha comunicato che al momento non è stata presentata istanza di fallimento».

L’associazione di consumatori Aduc spiega in un comunicato come i clienti possono comportarsi. Lavori eseguiti male oppure Centri chiusi, con la conseguenza che il servizio non è stato portato a termine: inviare alla società una raccomandata a/r oppure una pec di diffida ad adempiere, intimando l’adempimento del contratto o la restituzione di quanto pagato entro e non oltre quindici giorni, ed avvertendo che in difetto il contratto sarà da intendersi senz’altro risolto di diritto ai sensi dell’art. 1454 del Codice Civile. (qui un modulo già predisposto: https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2020/Dentix1.doc )
Per chi ha pagato il corrispettivo tramite un finanziamento, occorre comunicare alla finanziaria (in genere Deutsche Bank), tramite raccomandata a/r oppure pec, la risoluzione del contratto di finanziamento assieme alla richiesta, ai sensi dell’art. 125-quinques del Testo Unico Bancario (D. Lgs.385/93), di rimborso delle rate e degli oneri già pagati. (qui un modulo già predisposto: https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2020/Dentix2.doc )
Ove la finanziaria non provvedesse, si potrà presentare ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario: https://sosonline.aduc.it/scheda/arbitro+bancario+finanziario_16598.php.

«Ricordiamo a tutti i cittadini coinvolti che gli sportelli salute di Federconsumatori sono a disposizione per assistenza e informazioni sulle attività da mettere in campo per la loro tutela sul piano giuridico e medico-legale – aggiunge in una nota l’associazione Federconsumatori -.
Per questo ci siamo rivolti al ministro Speranza, chiedendo un incontro per discutere e pianificare una necessaria e urgente riforma del settore, che preveda, da un lato, investimenti diretti da parte del settore pubblico (Stato e Regioni), dall’altro, una regolazione del settore privato che metta al centro la forma societaria della Società Tra Professionisti (STP), con uno stop alle società di capitali. Questa soluzione, a nostro avviso, meglio di altre riesce a coniugare maggiori garanzie per i cittadini dal punto di vista della sicurezza e completezza delle cure, nonché della solidità del soggetto erogatore».

Anche lo Studio di avvocati 3A si sta muovendo per aiutare i clienti, consigliando intanto di non pagare nulla e spiegando come recuperare il finanziamento già speso.