Crac Parmalat, condannati tre ex manager di Bank of America

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Lo scorso 21 aprile, il Tribunale di Parma, a conclusione del dibattimento relativo al filone “Bank of America” (BofA) connesso al noto “crac Parmalat”, ha condannato in primo grado tre manager pro tempore della filiale di Milano del citato istituto di credito. 

Le indagini, condotte, a partire dal 2003, dall’allora Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna e dirette dalla Procura della Repubblica di Parma, nelle persone dei PP.MM. – Dott.ssa Lucia RUSSO (ora Procuratore Aggiunto della Procura felsinea) e Dott.ssa Paola DAL MONTE, hanno consentito di ricostruire fatti di bancarotta fraudolenta per operazioni dolose (ai sensi dell’art. 223, comma 2, n. 2 del R.D. 267/1942) collegati all’erogazione di finanziamenti per 765 milioni di dollari al Gruppo Parmalat e, in particolare, alle società sudamericane di detto Gruppo, in un periodo nel quale lo stesso versava in condizioni di dissesto finanziario dovuto a inconsistenza di liquidità e a un forte scostamento tra l’indebitamento “reale” e quello riportato nei bilanci. 

Dagli accertamenti è emerso che i tre – consapevoli dell’onerosità dei finanziamenti da essi strutturati, comprovante, da un lato le gravi difficoltà del Gruppo Parmalat di accedere al mercato del credito, dall’altro la necessità di farvi comunque ricorso – si sono avvalsi di un articolato schema criminale finalizzato a garantire Bank of America dal rischio di credito e a incamerare indebiti profitti. 

In particolare, atteso l’interesse della banca a non incrementare la propria esposizione verso Parmalat, i tre hanno strutturato complesse operazioni finanziarie con soggetti terzi anche attraverso la predisposizione di polizze assicurative costituite ad hoc. In virtù, poi, di fittizi accordi di consulenza tesi a trasferire somme su conti correnti intestati a società off shore ma di fatto a loro riconducibili, i tre hanno conseguito ingenti profitti illeciti a titolo di “corrispettivo” dovuto per la realizzazione e l’erogazione dei finanziamenti strutturati da BofA. 

Tra questi, spicca un finanziamento di 300 milioni di dollari erogato da BofA a Parmalat Brasile attraverso due veicoli societari. In tal modo, il rischio dell’operazione è stato in gran parte trasferito dalla banca americana sul mercato degli investitori (soprattutto del Nord America). L’operazione ha così consentito al Gruppo Parmalat di non esporre l’ulteriore debito in bilancio collegato alle suddette operazioni, che avrebbe peggiorato la situazione finanziaria. Il tutto, infatti, è stato presentato al mercato come investimento in Parmalat Brasile di “investitori nordamericani coordinati da BofA”. 

La sentenza, benché non ancora irrevocabile, ha altresì disposto la confisca di 45 mln di euro, già sottoposti a sequestro nel corso delle indagini, quale profitto percepito dai condannati a titolo di “corrispettivo” dovuto per la realizzazione ed erogazione dei finanziamenti strutturati dalla banca. Tali somme, devolute allo Stato, potranno ora consentire di ristorare, sebbene in parte e a distanza di anni, le numerose vittime del crac. 

Garantire il risparmio come bene pubblico nonché il regolare funzionamento del sistema bancario e la trasparenza dei mercati finanziari costituisce da sempre una priorità per la Guardia di Finanza, impegnata a contrastare tempestivamente ogni forma di infiltrazione criminale nel tessuto economico. Sovente, infatti, sono proprio i piccoli risparmiatori, ammaliati dalle prospettive di accrescere le proprie ricchezze, legittimamente e faticosamente accumulate dopo anni di lavoro e sacrifici, a subire i danni maggiori. 

Le indagini condotte testimoniano gli sforzi costantemente profusi dal Corpo a tutela della collettività, che si traducono nella concreta ed efficace aggressione dei patrimoni illeciti.