Crac BPVi e Veneto Banca, a lezione sulle banche: 1 milione di euro dalla Regione

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Azioni e obbligazioni, «derivati» e titoli di Stato. Piani di investimento, piani di accumulo, piani di risparmio. Fondi pensione. Fondi assicurativi. Fondi azionari, obbligazionari, bilanciati, monetari, aperti, chiusi. «Armonizzati». Sembra arabo? Per molti – quasi tutti – lo è. Eppure i soldi, alle volte i risparmi di una vita intera, vanno a finire lì, quasi sempre perché a consigliarlo è un esperto di cui, obtorto collo, ci si deve fidare ciecamente.


«L’analfabetismo finanziario», e cioè la scarsa (nulla?) conoscenza dei meccanismi che regolano l’economia e la finanza, è un problema noto agli addetti ai lavori, preoccupante a tal punto che nel 2017 la Banca d’Italia ne ha fatto oggetto di un apposito focus in cui si sottolinea la diffusa incapacità degli italiani, «popolo di risparmiatori», di adottare comportamenti adeguati ai loro mezzi di sostentamento (tipo: non indebitarsi per coprire le spese quotidiane), fare scelte appropriate nel lungo periodo, distinguere rischi e opportunità nel mare magnum dell’offerta di prodotti finanziari. In Veneto l’argomento è tornato prepotentemente d’attualità dopo il crack di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, quando giorno dopo giorno, scoperchiando un vaso di Pandora, si è scoperto che molti risparmiatori avevano firmato senza sapere che stessero firmando, semplicemente «sulla fiducia» verso un direttore di filiale e la sua stretta di mano. E così hanno perso tutto. Proprio da qui, e dal lavoro svolto dalla prima commissione d’inchiesta sul sistema bancario del Veneto (ora è al lavoro una seconda), il consiglio regionale ha approvato ieri all’unanimità una legge dal titolo «Iniziative regionali di accrescimento del benessere sociale attraverso l’educazione economica e finanziaria» che intende intervenire proprio sull’alfabetizzazione economico-finanziaria dei veneti. Funzionerà? La Regione ci scommette (meglio: ci investe) un milione di euro solo per il 2018.La legge, primo firmatario Maurizio Conte di Forza Italia (che della commissione d’inchiesta fu il presidente) prevede una serie articolata di iniziative, sotto la regia del consiglio. Uno: l’allestimento di programmi di educazione finanziaria ed economica, con l’università o altri soggetti pubblici o privati, che consentano di prevenire guai, valutare la professionalità degli operatori, riconoscere la qualità delle consulenza, valutare criticamente i diversi prodotti. Due: la concessione di finanziamenti alle associazioni dei consumatori che istituiscono sportelli informativi e di assistenza. Tre: corsi di formazione e informazione rivolti alle piccole e medie imprese realizzati tramite Veneto Sviluppo, con particolare attenzione alla strutturazione finanziaria dell’azienda e il miglioramento del rapporto con gli istituti di credito. Quattro: l’attivazione, d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, negli istituti di ogni ordine e grado, di iniziative di istruzione e formazione sui temi dell’economia, della finanza e del risparmio. Infine, si vorrebbe indire una «Settimana regionale dell’economia e del risparmio», che si potrebbe strutturare sull’esempio del Festival dell’Economia di Trento o il Festival Città Impresa di Vicenza. Tutti soddisfatti in consiglio, dall’autore Maurizio Conte («E nostro compito, in qualità di legislatori, fornire strumenti utili per la protezione dei cittadini, evitando a tanti risparmiatori di ritrovarsi in futuro ad affrontare nuove truffe») alla Lega, il Pd e il M5S. Unico perplesso, l’indipendentista Antonio Guadagnini: «Non vorrei – ha chiosato pur votando a favore che passasse l’idea che chi ha perso i soldi nel crack era un povero sprovveduto ignorante o che peggio si spingesse la gente verso una sorta di “autocura” che incentiva il fai-da-te: quando si tratta di finanza è sempre meglio rivolgersi agli esperti».

di Marco Bonet dal Corriere del Veneto