Crac Veneto Banca, Roma sbagliò: a Consoli addebiti residuali dal giudice di Treviso che archivia Trinca & c.

Aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza: prosciolti Trinca e Stiz. Domani Consoli dal gup per il dissequestro dei suoi beni

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Veneto Banca, Vincenzo Consoli punta il dito
Veneto Banca, Vincenzo Consoli punta il dito
Quattro anni dopo la militarizzazione della sede di Montebelluna, con duecento uomini della Guardia di Finanza a bloccare la Feltrina, e tre anni dopo il clamoroso arresto di Vincenzo Consoli, il Tribunale di Treviso (dà ragione a VicenzaPiu.com e, ndr) manda sostanzialmente in archivio l’inchiesta madre su Veneto Banca, quella per aggiotaggio e ostacolo alla funzioni di vigilanza.
Nei giorni scorsi il giudice Bruno Casciarri ha accolto le richieste di archiviazione della Procura nei confronti dell’ex presidente Flavio Trinca e di altre nove persone, tra componenti il collegio sindacale e manager dell’ex popolare.
Sono state fortemente ridimensionate anche le accuse nei confronti di Consoli, che dall’agosto 2016 trascorse sei mesi agli arresti domiciliari, tanto che la Procura ha chiesto il dissequestro di tutti i suoi beni, tra cui lo splendido Palazzo Anti Veronese, nel cuore di Vicenza, del valore di oltre due milioni di euro.
La svolta Si tratta di una sostanziale smentita dell’operato della Procura di Roma che aveva indagato per prima. Nel febbraio 2015 aveva inviato i finanzieri a Montebelluna, l’anno dopo aveva fatto arrestare Consoli e nel giugno 2017 aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati in relazione al tracollo finanziario dell’istituto che aveva coinvolto decine di migliaia di risparmiatori.
Ora, dopo un balletto durato anni tra la capitale e Treviso, manager e professionisti possono tirare un sospiro di sollievo. Il tribunale di Treviso ha archiviato tutte le posizioni.
Erano accusati di ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza, oltre all’ex amministratore delegato Consoli, l’ex presidente Flavio Trinca, Stefano Bertolo, responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014, Flavio Marcolin, ex responsabile degli affari societari e legali, Pietro D’Aguì, per un lungo periodo al vertice di Banca Intermobiliare, Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava SS, Mosè Fagiani, già responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014, Massimo Lembo, all’epoca capo della direzione compliance, e Renato Merlo, già responsabile banche estere e partecipazioni.
Erano invece accusati di aggiotaggio i componenti del collegio sindacale Michele Stiz e Diego Xausa.
Le motivazioni Per il sostituto procuratore Massimo De Bortoli gli elementi raccolti a loro carico sarebbero stati deboli e difficilmente sostenibili in giudizio. A pesare sulla decisione del pubblico ministero, evidentemente, sono stati in particolare gli interrogatori e le memorie difensive che Trinca, difeso dall’avvocato Fabio Pinelli, Faggiani e Bertolo avevano presentato subito dopo la chiusura delle indagini.
Cosa significa tutto questo? Che per il momento a processo ci andrà soltanto Consoli e con una posizione a sua volta molto attenuata.
I beni La richiesta della Procura di dissequestrare i beni di Consoli ha infatti origine dalla decisione di “falciare” 5 degli 8 capi d’imputazione che la Procura di Roma gli aveva contestato. Secondo il consulente tecnico Gaetano Parisi, dirigente di Banca d’Italia, una parte rilevante delle informazioni che Consoli avrebbe “nascosto” avrebbe avuto un impatto «del tutto irrilevante» tanto che «le differenze riscontrate non sono idonee a concretizzare una prospettazione della realtà così difforme da aver alterato, anche potenzialmente, l’operato dell’Autorità di Vigilanza».
Dunque, scrive De Bortoli, «qualora vengano condivise da codesto gip le argomentazioni che precedono, ne consegue che il sequestro preventivo e per equivalente disposto nei confronti di Consoli dovrà essere revocato in quanto riguarda unicamente fatti di cui ai capi 1,4,5 e 6 che sono quelli relativi appunto agli episodi per i quali la espletata consulenza tecnica ha accertato la concreta inoffensività delle condotte».
Ora sarà il giudice Casciarri, nel corso dell’udienza prevista per domani oggi, 11 novembre, ndr), a decidere se accogliere anche questa richiesta e restituire i beni a Consoli.
di Giorgio Barbieri, da La Tribuna di Treviso