Crash di David Cronenberg, il film che scandalizzò il mondo

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Crash di David Cronenberg
Crash di David Cronenberg

(Articolo sul film Crash di David Cronenberg da VicenzaPiù Viva n. 12sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Nel 1996 il regista canadese portò in scena l’oggetto più moderno della vita quotidiana: l’automobile. Ovviamente a modo suo.

Come ci insegnano Marcuse e Adorno l’erotismo è una chiave di lettura fondamentale di una società. La sua repressione infatti può avere scopi politici e ripercussioni psico-sociali importanti. Ne sa qualcosa Bill Clinton, e di recente anche Donald Trump, ne sanno qualcosa anche quegli italiani che per anni hanno seguito la vita sessuale di Silvio Berlusconi sui giornali. E del resto anche ai tempi del Duce la sua virilità e potenza sessuale veniva esaltata con scopi propagandistici. Spesso l’eros si trasforma in pornografia e viene
sfruttato a livello commerciale.
Nella pubblicità è insito un meccanismo di seduzione/attrazione del consumatore. Difficile trovare un prodotto che non sia reclamizzato usando l’immagine di una bella donna, rigorosamente mezza nuda, anche se in tempi recenti le cose stanno cambiando. A volte, tanto più manca l’eros nella vita privata delle persone e tanto più esso viene esasperato nello scenario pubblico.
Sesso e violenza, fin dai tempi degli antichi romani, sono due elementi che aizzano e intrattengono la folla. L’intuizione che lega sesso, violenza e automobili è dello scrittore inglese James Graham Ballard, dal cui romanzo è tratto questo film, e non poteva non affascinare il regista David Cronenberg, che nelle sue pellicole ha sempre esplorato sia l’elemento corporale umano, sia il rapporto tra l’uomo e la tecnologia e in particolare la macchina. Il binomio donne e motori viene declinato sia da Ballard che da Cronenberg in maniera molto drammatica. L’automobile nella seconda metà del XX secolo è l’oggetto
più moderno della vita quotidiana.
La spettacolarizzazione della violenza e l’ossessione per il sesso, associati all’automobile, fanno di Crash un film decisamente postmoderno, ideale per dire addio alla modernità e scavallare nel terzo millennio. La sua uscita fu posticipata di sei mesi in USA, la ministra della cultura britannica avviò una campagna per la sua censura e il consiglio comunale di Napoli, pur ammettendo di non averlo visto, discusse un’interpellanza per vietarne la visione. Dal canto suo il regista ha dichiarato che «Se ci si preoccupasse delle reazioni del pubblico si sarebbe completamente paralizzati, perché si sa che qualunque sia la direzione presa si verrà criticati e che alcuni saranno delusi. Se si pensasse allo spettatore- tipo e alle sue attese sarebbe la morte di ogni creatività». L’automobile, oltre che alimentare un mercato enorme dal punto di vista economico, pone il problema della frenesia della società contemporanea, ma anche della sicurezza stradale. Sono proprio gli incidenti stradali infatti, le ammaccature delle auto e le ferite provocate sui corpi umani ad eccitare i protagonisti, che, come si dice, ne fanno una malattia arrivando a cercare di causare volutamente degli incidenti stradali. La loro droga è questa nuova sessualità decadente e nonostante il suo spietato pessimismo il film di Cronenberg resta uno dei più iconici degli ultimi 30 anni.