Craxi, nessuna esaltazione: fu un politico migliore degli attuali solo perché è infima la caratura dei politicanti di oggi

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Vent’anni fa Bettino Craxi moriva ad Hammamet. In questi giorni si assiste a un crescendo di lodi ed esaltazioni del politico socialista. Lo si fa passare come un perseguitato, un grande statista che ha operato per il bene dello Stato e che è stato punito da chi non voleva la modernizzazione che avrebbe portato. La solita storia del “vecchio” che impedisce al “nuovo” di realizzare quello che propone. A questa beatificazione io non ci sto.

Io mi ricordo del sistema che Craxi proponeva. Mi ricordo dei “mariuoli” che prendevano le tangenti. Mi ricordo di un sistema sempre più corrotto. Mi ricordo della Milano da bere. E so che, in definitiva, quel sistema, oggi, ha vinto. Nonostante mani pulite quel sistema ha vinto e si è insinuato dappertutto. Basta aprire gli occhi e vedere il mare di denaro rubato alla collettività da qualche politicante e da imprenditori senza scrupoli né pudore. Denaro nostro rubato con la corruzione che trionfa a qualsiasi livello. Quel sistema ha vinto perché è diventato “normale” usare i soldi pubblici (nostri) per l’arricchimento personale. E proprio perché ha vinto oggi si tende a dimenticare tutto e si assolve, beatificandolo, uno dei principali artefici della decomposizione della politica nel nostro paese.

Ma io ricordo che Craxi non fu esiliato ma scappò in Tunisia dove visse in una villa come latitante. Io ricordo che Craxi non fu un perseguitato politico ma fu condannato a 5 anni e 6 mesi per corruzione e a 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito (tangenti della Metropolitana Milanese) con sentenze passate in giudicato. E mi ricordo del taglio di tre punti della scala mobile, un attacco alle conquiste ottenute grazie alle lotte dei lavoratori.

In questi giorni si paragona Craxi a grandi figure della politica nazionale e internazionale. Sembra che sia stato quanto di meglio si è potuto vedere nel nostro paese. Certo, forse Craxi è stato un politico migliore di quello che sono i politicanti odierni ma questa affermazione non è un’esaltazione di Craxi. È solo una tragica constatazione della infima caratura umana e culturale dei politicanti attuali. Nient’altro e nulla di più.

Io non partecipo al coro di esaltazione di Bettino Craxi. Io ho ricordo della profonda antipatia che provava Pertini nei confronti di Bettino Craxi. E ricordo le battaglie politiche e l’inimicizia tra Berlinguer e Craxi. E, memore di chi sono stati Berlinguer, Pertini e Craxi, so da che parte stare. Che non è certo quella di Craxi perché preferisco stare dalla parte degli onesti.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.