“I giovani sono una minoranza nella nostra società italiana, che è sempre più anziana”, ha detto mons. Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza. “Se non li ascoltiamo e non creiamo spazi nei quali possano crescere esprimendosi e trovando gusto per la vita, per la bellezza, per un progetto, perderemo l’occasione di lasciare che la Chiesa cambi grazie anche al loro apporto che, spesso, arriva con domande scomode”.
Proprio per avvicinarli alla Chiesa, nelle scorse settimane il vescovo Brugnotto ha invitato con una lettera i giovani della diocesi a partecipare alla celebrazione del 4 maggio condividendo con loro una speranza: “incontrando e ascoltando i desideri di tanti di voi, sogno che la Chiesa sia uno spazio ospitale dove tu possa sentirti a casa e in grado di esprimere il dono che sei per gli altri”.
Il vescovo Brugnotto ha anche ricordato che anche diversi santi ponevano l’accento sui giovani: “San Benedetto suggeriva di ascoltare il più giovane della comunità e potremmo chiedercene il motivo. Il tema proposto dall’ufficio nazionale della CEI chiede di individuare spazi diversi da quelli esistenti, nei quali i giovani possano essere accolti in modo informale, meno rigido, più a misura loro e mi sembra che come Chiesa dovremmo almeno provarci”.
Don Luca Lunardon, delegato vescovile per la pastorale vocazionale ha spiegato poi il tema della veglia, ovvero “Creare Casa”, che riprende quanto papa Francesco ha scritto nell’esortazione apostolica Christus Vivit, pubblicata dopo il Sinodo sui giovani, nella quale raccomandava l’importanza di creare spazi di casa, non solo case fisiche, ma anche uno stile di relazione che può caratterizzare ogni incontro e ogni realtà ecclesiale: “Un aspetto che mi colpisce molto dei giovani che ascolto – ha aggiunto – è il loro fortissimo desiderio di autenticità, cioè di fare esperienza che questa gioia del Vangelo di cui spesso parliamo è reale, scoprendo che se fanno una scelta di vita c’è una gioia possibile”.