La presenza di un operatore pubblico come Amco rischia di falsare il mercato dei crediti deteriorati, i cosiddetti non performing loans. Lo sostiene Luciano Colombini, amministratore delegato di Banca Ifis, rispondendo alla domanda del deputato vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin sul ruolo della societa’ controllata dal Tesoro nel corso dell’audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco.
Bene Amco nel suo ruolo di salvataggio bancario, osserva in sostanza Colombini, meno
bene sul campo degli npl dove c’e’ un mercato ormai sviluppato che riesce a fare prezzi equi, non influenzati da monopoli o oligopoli, quando non c’e’ pero’ in campo Amco. “Amco e’ un ibrido tra un intervento del legislatore e un prezzo che si forma sul mercato; se dal punto di vista del salvataggio delle banche sono favorevole al fatto che ci sia un soggetto pubblico”, invece nel campo degli npl rischia di distorcere i prezzi con le sue offerte. Colombini cita un
intervento di Amco nella gara per i deteriorati di Credit Agricole “che non mi sembra un soggetto che abbia bisogno di essere aiutato, non e’ italiano, quindi ricade sulle spalle
del contribuente italiano un vantaggio a favore di una banca francese”. Colombini aggiunge che “oggi assistiamo al fatto che quando si presenta Amco tutti gli altri spariscono
perche’ c’e’ un 20% di prezzo in piu’ assolutamente ingiustificato”.
Colombini in risposta alla domanda sul ruolo di Amco fatta dall’onorevole
Zanettin ha anche aggiunto di non capire perche’ “in un mercato concorrenziale e aperto debba subentrare un soggetto pubblico e praticare dei prezzi superiori e non di
mercato rispetto ai soggetti privati”. Secondo il top manager di Banca Ifis, quindi, “bene la presenza di Amco per il salvataggio delle banche e anche bene sull’acquisto dei
portafogli npl purche’ a prezzo di mercato”. In caso contrario, e’ il ragionamento del banchiere “stiamo facendo dei favori anche a soggetti esteri alle spalle dei nostri
concittadini contribuenti”. Riguardo al tema della penalizzazione delle banche italiane
a fronte dell’imminente adozione del calendar provisioning, Colombini ha aggiunto che “c’e’ un tema non chiaro al grande pubblico che e’ il fatto che i fondi esteri non bancari che
non sono soggetti al calendar provisioning, quindi vengono in Italia e si comprano a sconto larghi pezzi della nostra economia perche’ le banche sono costrette dal regolatore a
svendere i loro crediti, non hanno il tempo di realizzare il valore di quel credito”. Colombini ricorda che la Banca d’Italia “ha facilitato da dieci anni la nascita dell’industria del recupero dei crediti deteriorati dove ormai ci sono 8mila dipendenti diretti oltre a migliaia di professionisti sul territorio”.
Fonte IlSole24OreRadioCordPlus