Archiviati casi Crisanti e Cunegato per diffamazione contro Zaia. Un monito per le proposte di introduzione del Codice di comportamento per le PA e dell’autonomia differenziata: pericoli d’indimidazione, rischio per la democrazia.
La vicenda che ha visti coinvolti, da un lato, il medico Andrea Crisanti, il consigliere comunale di Schio (VI), Carlo Cunegato e la vicesindaca di Camponogara (VE), Vania Trolese, e, dall’altra, il governatore della regione Veneto, Luca Zaia, e Azienda Zero, che altro non è se non la gestione pubblica della sanità veneta, deve essere da monito per l’intera nazione per due motivi sostanziali, che prefigurano gli scenari che l’attuale governo intende aprire su tutto il territorio italiano. Il primo è relativo all’introduzione di un codice di comportamento etico per i dipendenti della pubblica amministrazione, il secondo è legato alla volontà di introdurre l’autonomia differenziata nell’ambito dell’istruzione.
Che l’informazione libera e la critica nei confronti del potere costituito non se la passino molto bene ultimamente, sia a livello nazionale sia internazionale, noi di Vipiu.it lo sappiamo già da tempo, non solo per l’appoggio ricevuto da Ossigeno per l’informazione e il sostegno alla causa di Julian Assange, ma anche e soprattutto a causa delle numerose beghe legali in cui il nostro Direttore è stato trascinato da alcuni rappresentanti delle istituzioni nel corso degli anni per aver, in fondo, solo fatto il proprio lavoro.
Tuttavia, il corto circuito messo in atto da Zaia in Veneto è rappresentativo di ciò che potrebbe accadere in altre regioni con governatori o assessori alquanto eccentrici, diciamo al limite dello sceriffesco, i quali potrebbero usare i soldi pubblici per perseguitare, ad esempio nell’ambito dell’istruzione pubblica regionale, docenti che esprimono critiche nei loro confronti, come fa impunemente il collega filosofo-influencer Matteo Saudino sui suoi canali social.
Diciamo subito che sia nel caso di Crisanti, nel pieno del suo diritto di ricerca scientifica, sia nel caso di Cunegato e Trolese, nell’altrettanto pieno diritto di critica politica istituzionale a difesa delle cittadine e dei cittadini che essi rappresentano, il gip ha deciso di archiviare le bagatelle relative alle accuse di diffamazione nei confronti del governatore, ma resta il fatto che mentre quest’ultimo ha utilizzato denaro dell’amministrazione pubblica per accusare, gli altri hanno tirato fuori i soldi di tasca propria per difendersi, infatti, afferma Carlo Cunegato, sentito da noi: «Il meccanismo è terribile. Noi abbiamo vinto e Zaia ha perso. Il giudice ha pensato che non ci fossero nemmeno gli elementi per celebrare il processo. Ha sostenuto che quello che abbiamo detto era vero, ben documentato, era solo critica politica. Però in realtà noi abbiamo perso e Zaia ha vinto. Perché noi alla fine, che non abbiamo commesso nessun reato, dobbiamo pagare l’avvocato, invece Zaia ci ha fatto causa con i soldi pubblici, con i soldi della sanità dei veneti. Ha denunciato noi, Balasso, Crisanti, ma le Ulss denunciano anche medici e sindacalisti, così poi le persone non parlano più, ci pensano due volte: è la morte della libertà di pensiero, perché senza libertà di critica non c’è democrazia».
Ecco, l’impressione che ricaviamo da questa vicenda è che l’eccessiva vicinanza istituzionale tra amministratori locali, nel pieno esercizio del loro diritto di critica politica, e governatori regionali, vicinanza che si vorrebbe estendere anche in materia di istruzione con l’autonomia differenziata, come già accade in maniera deleteria nell’ambito della sanità, potrebbe aumentare in maniera esponenziale le ritorsioni, le intimidazioni e le controversie legali dei secondi nei confronti dei primi.
Del resto, che il modello regionale della sanità, messo sotto pressione dal Covid-19, non sia poi così virtuoso è evidente. Permangono, infatti, le enormi perplessità sulla sua efficienza ed efficacia, soprattutto dopo la moltiplicazione dei profitti delle aziende private convenzionate a danno del sistema pubblico, svuotato di medici, come afferma impietosamente Michele Serra proprio in relazione al virtuoso Veneto, con «un capannone ogni 50 abitanti e un medico di base ogni 1200».
Non solo, anche la Commissione di esperti audita in Parlamento e la Corte dei conti esprimono profonde perplessità di carattere politico, sindacale, finanziario e tributario sull’autonomia differenziata, entrambe orientate ad espungere la materia dell’istruzione pubblica, laica, pluralistica e democratica da tale disegno di legge. Afferma, infatti, Gianfranco Viesti, professore di economia applicata presso l’Università di Bari, nella sua audizione: «Per materie, invece, di grandissima importanza, dopo 158 anni vogliamo porre fine alla scuola pubblica nazionale italiana? […] Il punto è che, una volta avviato il processo, è difficile prevederne l’evoluzione. Può costituire un salto nel buio per il nostro Paese. […] A quasi cinquant’anni dall’avvio del regionalismo, è certamente opportuno che il Paese tutto e il Parlamento in particolare si interroghino sul suo stato e sulle sue prospettive, alla luce dell’indispensabile necessità di assicurare efficienza e responsabilità nell’azione pubblica ed equità per i cittadini. Può essere, però, dubbio che tale processo possa partire dalla concessione di ulteriori differenziazioni e norme speciali e non, invece, da un ordinato processo di revisione. Il rischio è quello di rendere meno efficiente, più iniquo e frammentato il quadro nazionale e complessivamente più debole l’intero Paese».
Insomma, la nostra impressione è che la combinazione dell’autonomia differenziata con l’introduzione di un codice di comportamento etico per quei particolari professionisti che sono i docenti, in particolare, aumenterebbe il livello di intimidazione per questa categoria di liberə pensatori e pensatrici, i/le quali ci penseranno due volte prima di sottrarre cospicue somme di denaro ai loro miseri stipendi da 1600 euro per difendersi da accuse di diffamazione da parte del politico locale di turno salito sul piedistallo dell’assessorato regionale all’istruzione.
Il rischio per le generazioni future da educare è enorme, anche perché siamo consapevoli del fatto che non tutti sono in grado di esporsi, come chi è stato educato dalla filosofia al parlar franco e libero, cioè alla parresia, come i colleghi filosofi Carlo Cunegato e Matteo Saudino, pagando anche di tasca propria una libertà che è funzionale alla tenuta democratica nella nostra società civile.
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a cura di Michele Lucivero
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