La XVII edizione del Festival internazionale dell’Economia, tenutasi a Trento, ha centrato i sui obiettivi inclusi nel suo complesso titolo “Dopo la pandemia, tra ordine e disordine“. In tutte le sedi degli oltre 200 eventi si sono avvicendate riflessioni e discussioni di alto profilo con protagonisti “vecchi” e “nuovi” del mondo produttivo, sociale, politico e culturale, nazionali ed internazionali, affiancati dalle testimonianze dirette di 7 premi Nobel alla presenza in tutte le manifestazioni di un costante e numeroso pubblico, in particolare di giovani.
Forti le argomentazioni, e talvolta le provocazioni, dei diversi relatori intervenuti su temi e contenuti relativi allo stato di salute del nostro pianeta, dalla pandemia fino all’attuale conflitto russo – ucraino.
L’Europa di tanti paesi, in cui ognuno espone una propria visione e posizione
In Italia secondo il ministro Renato Brunetta «la crisi economica non c’è». Un’affermazione la sua, confermata dai dati congiunturali in possesso del Governo, che vedrebbe il Pil del nostro paese viaggiare attorno al +3% per il 2022 ».
Un’analisi ottimistica, quella dell’esponente di Governo presente a Trento, che considera il contesto socio economico internazionale, ora in versione post pandemica ma in pieno conflitto russo ucraino, come sostanzialmente positivo. « Non si può fare a meno della Russia e l’Europa arriva fino agli Urali», chiosa Brunetta.
Secondo il suo parere, le complicazioni della situazione bellica internazionale «possono addirittura scatenare delle nuove soluzioni, in cui ci sono gli spazi per ripensare una nuova Europa. Nuove idee che però non possono fare a meno della Federazione Russa. Le relazioni Nato devono restare inclusive con la Russia come lo è stato per 20 anni».
Gli italiani non vogliono la guerra con la Russia
Sempre la guerra russo ucraina è stata oggetto di riflessione al Festival di Trento da parte dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, presente al Teatro sociale di Trento, successivamente a Brunetta. Sua la dichiarazione: «gli italiani si sono posti in forma molto antioccidentale e a favore di Putin, e in modo molto trasversale». Anche se per l’ex Presidente della Commissione Europea, il Presidente della Federazione Russa «è più un esponente dalle dimensioni culturali “zariste” e quindi con una relativa collocazione temporale e storica nello scorso secolo».
Uno “Zar” che ha rotto l’equilibrio del mondo, e che nel suo ultimo incontro con Prodi, Presidente Ue, dichiarò «la Russia non può entrare in Unione Europea poiché territorialmente troppo grande. Ma dobbiamo collaborare, come la vodka con il caviale e non come la proposta europea a base di whisky e soda» .
Questa battuta “sovietica” di Putin venne accolta allora dagli italiani e dai tedeschi. Infatti, quando il presidente americano George Bush propose di far entrare Ucraina e Georgia nella Nato, Germania e Italia si espressero sfavorevolmente.
Ucraina in Europa ma non nella Nato, per raggiungere la pace
«Un mondo cambiato e che cambierà radicalmente» quello prospettato dal professor Prodi che ha rimarcato l’autorevolezza delle affermazioni, in tempi non sospetti, dell’ex Segretario di Stato Usa Herny Kissinger «favorevole ad un Ucraina in Europa, ma non nella Nato ».
Un pò grigie le sue previsioni: «in questo momento di crisi internazionale il peggio non è ancora arrivato. La crisi alimentare è in arrivo. L’opinione pubblica ha paura». Secondo l’ex premier italiano abbiamo «quattro mesi per cercare la pace».
Non esistono i blocchi di est ed ovest del Mondo. Oggi il vero confronto duale è tra gli Usa e la Cina
«La Russia non è centrale per gli Stati Uniti. La Cina è la vera ossessione degli Usa. La mia paura è che la Cina riesca a farsi protagonista di una nuova coalizione. Tant’è che all’Onu gli Stati hanno votato in maggioranza contro la Russia ma non quelli che rappresentano il 60% dell’umanità, in termini di loro cittadini, come l’India che – da sempre disallineata – ha votato con la Cina» .
Affermazioni pesanti di Romano Prodi che delineano tout court «una guerra fredda tra Usa e Cina che non si vedeva da molto».
Oggi effettivamente l’intelligence e gli ambienti militari americani stanno considerando l’ipotesi di un conflitto militare con la Cina. E quello che più preoccupa è che in questo momento in Africa la Cina si è espansa economicamente e, con il contributo dei mercenari russi, sta aprendo un inedito modello geopolitico.
Jodie Williams, premio Nobel per la Pace: “con le armi nucleari non viviamo in un mondo sicuro”
Pace ma non guerra. Questo l’acceso monito di Jodie Williams, che a Trento ha dato una sferzata in controtendenza al suo paese, gli Stati Uniti d’America, sollecitando gli italiani ad agire per la pace.
«La guerra in corso rende il momento molto teso e volatile in tutto il mondo. È incredibile! Pensavo che finalmente la gente avrebbe capito che ci sono migliaia di armi nucleari in tutto mondo e con le armi nucleari non viviamo in un mondo sicuro».
«E l’Italia – incalza la Williams – ha una posizione ambigua verso il non impiego delle armi nucleari. Non a caso partecipa al programma nucleare della NATO ed ha ben due basi in cui sono presenti numerose testate nucleari», che per la precisione , e per quanto noto, sono i 70 missili nucleari presenti nelle basi di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia).
Le parole della Nobel per la Pace pongono molti quesiti, che si stanno ponendo anche la maggioranza degli italiani. La gente comune sta intuendo la drammaticità degli effetti socio economici di questa “guerra mondiale”- almeno dal punto di vista economico – che ci sta consegnando un “nuovo mondo”, su cui l’unica certezza è l’incertezza.