Crisi energetica, Aduc: i ‘tamponi’ dello Stato forse sono al massimo. Ridursi il danno da soli

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Crisi energetica
Crisi energetica

E’ a 3,8 miliardi di euro lo stanziamento del governo contro il nuovo aumento delle bollette di luce e gas che scatterà da gennaio 2022 – si legge nel comunicato sulla crisi energetica che pubblichiamo dell’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. In questo modo, gli aumenti che dal 1 gennaio erano previsti del 50% per il gas e del 25% per la luce, saranno contenuti al 35% per il gas e 15% per l’elettricità. Rincari comunque insostenibili per il sistema economico (1).

Nel frattempo il mercato si comporta in modo irrazionale. Il gas in Europa viene estratto al costo di 5 euro per Megawattora (Mvh) ma, a fine filiera, costa 102 euro (2). Una speculazione che potrebbe subire dei freni se fosse aperta la fornitura russa Nord Stream, ma non è dietro l’angolo (3). Intanto le bollette rimarranno sostanzialmente le stesse, con una serie di oneri fiscali (il maggiore costo) che temporaneamente vengono ridimensionati ma di cui non se ne può fare a meno (fiscalità generale ed investimenti per energie rinnovabili). Ma mentre si lavora per le energie rinnovabili come panacea di questa situazione, sembra che non sia chiaro che prezzi alle stelle e mercato irrazionale potrebbero portare i consumatori allo stremo, con possibile disastro economico e sociale. E i 3,8 miliardi stanziati per evitarlo, potrebbero essere inutili.

Motivo questo per tornare al fossile o incrementare il gas? Tecnicamente improbabile.

Siamo quindi bloccati. Stiamo pagando il prezzo di essere marginali nelle politiche di produzione energetiche (4). E non c’è possibilità, politica e temporale, che il governo e il legislatore decidano per qualche altro modello energetico che ci dia possibilità di non soccombere alla crisi energetica.

Allo stato dei fatti (stallo!), non ci sembra che il governo sia in grado di trovare ulteriori soldi rispetto ai 3,8 miliardi già in essere (5). E non potrà far altro che continuare l’attuale politica in attesa che gli eventi europei ed internazionali che stanno determinando queste levate di prezzi, cambino rotta. Con la “sconsolata” considerazione di poter influire minimamente in modo diretto sui cambiamenti, ma di poterlo fare in quanto parte della Commissione europea.

Rimane quindi solo l’iniziativa individuale di ogni utente (privato o industriale che sia) che cerchi di ridursi il danno con gli strumenti oggi a disposizione:

1 – il controllo meticoloso e costante dei propri consumi per valutare cambiamenti di gestore, financo (per chi è già nel mercato libero) di tornare a quello a maggior tutela, visto che per ora è ancora in essere, e ammesso che i prezzi stabiliti dall’Autorità siano sempre più convenienti di quelli di alcuni operatori del mercato libero.

2 – rigorosi e puntigliosi controlli sulle proprie abitudini domestiche, e relativi cambiamenti per risparmiare. Dove diventa opportuno anche:

* ricordarsi di non lasciare nessun device in stand by quando non in uso;

* regolare con più “parsimonia” e attenzione il termostato del riscaldamento sia quando si è in casa che quando non si è;

* rimodulare l’uso dell’acqua calda per i vari usi domestici.

Piccoli risparmi che, cumulati, incidono sulle bollette finali.

Infine, la grande assente: la benzina. Che se anche non direttamente coinvolta (6), siccome ha dei prezzi che sono tutt’altro che in calo, crediamo sia opportuno applicare individualmente anche al suo consumo quel rigore che si è visto per gas ed elettricità.

Non siamo (ancora) a provvedimenti restrittivi tipo le domeniche a piedi della crisi energetica dei primi anni 70 del secolo scorso (7), ma auspicando che non si debba arrivare a tanto da parte dello Stato, crediamo sia opportuno che ognuno applichi oggi su se stesso le maggiori restrizioni possibili. Sì da arrivare meno malconci alla fine di questo tunnel… la cui luce per ora non si intravede.

NOTE

1 – Nomisma

2 – In Usa attualmente costa 15 euro a Mwh

3 – sono bloccate le autorizzazioni via Germania per problemi burocratici e, quando pare che a fine 2022 dovrebbe sbloccarsi, occorrerà comunque trovare accordi tra tutti i Paesi, accordi che per ora non ci sono.

4 – Per il petrolio, ad esempio, questo la posizione dell’Italia nelle classifiche mondiali: produttori 40, consumatori 17, importatori 8, esportatori n.c.

5 – il tentativo, autorevole perché del premier Draghi, di prelievo per i redditi superiori a 75.000 euro, è fallito. Quindi la logica per ulteriori soldi da stanziare, sembra non possa essere questa e, vista l’urgenza, non ci sembra ci siano altri metodi di trovare nuovi incentivi che, sottratti da altre fiscalità, creino magari anche più danni rispetto a quelli paventati per i 75.000 euro.

6 – e lo potrebbe/dovrebbe essere visto che il petrolio è alle stelle (anche se ci vuole più tempo per una sua ricaduta sul prodotto benzina raffinato), e che la sua componente ficale è quasi del 70%, più scandalosa di luce e gas.

7 – http://www.novecento.org/dossier/italia-didattica/1973-le-prime-domeniche-dellausterity/