Le cryptovalute sono quel che sono, sul filo del rasoio della legalità e del buon senso e, soprattutto, dipende da chi e come le usa. Sta di fatto che le maggiori istituzioni del mondo le combattono e/o cercano di contenerle (1), dopo che per anni le hanno quasi ignorate facendole fiorire in tanti mercati che, definirli paralleli, è solo per essere gentili… che si tratta spesso di mercati senza controllo di nessuna autorità e gestiti da avventurieri della finanza online (2): quelli che appaiono come funghi, vestiti in modo casual (emuli del transcapitalismo di stampo o di strumento informatico) e che in modo altrettanto veloce si dileguano, subito sostituiti da altri.
Ora arriva la Russia. Dopo anni di totale ostracismo e rifiuto per qualunque tipo di approccio, ecco che la “occidentalis pecunia non olet”: l’isolamento internazionale a causa dell’invasione dell’Ucraina anche per operazioni finanziarie, sembra abbia fatto cambiare idea alla Banca centrale russa: le cryptovalute vanno bene, anche se non devono circolare nel mercato interno… la negatività che era sempre stata loro attribuita è bene che la gestiscano i padroni dello Stato mentre il popolo continuerà con rubli e surrogati russi delle “leccornie” occidentali.
Ora, a parte le evidenti e spontanee valutazioni per la necessità e il realismo che ha spinto il Cremlino a soprassedere sulla propria moralità valutaria, c’è un’altra e per noi più importante considerazione: le cryptovalute sono in crisi (e anche molto…) e nella finanza europea e mondiale stanno cominciando a considerarle per quel che sono sempre state, il nulla: generate dalla mancanza di controllo e per una presunta ideologia del liberismo che considera quest’ultimo strumento per fregare i risparmiatori… diversi nodi stanno venendo al pettine…e guarda un po’ chi arriva ora a dar man forte al mercato del nulla e delle truffe… quella Russia di Putin che – in modo lampante dall’invasione dell’Ucraina ma da decenni per chi non si era compromesso/venduto il cervello – esaspera ed accentua ogni occasione per discreditare il cosiddetto modello occidentale della vita… e questa Russia si aggancia allo strumento finanziario su cui – mentre dilaga in molti Paesi del terzo mondo (anche di osservazione russa e cinese) – proprio questo occidente oggi sta cominciando a prenderne le distanze.
Già ce la vediamo la Russia di Putin – magari consentendo l’uso anche ai sudditi e non solo alla nomenklatura – a cavallo di questa onda di cryptovaluta in chiave anti Federal Reserve Usa e anti Banca Centrale europea, nonché anti Banca Centrale del Giappone e anti Reserve Bank of Australia, etc. Ci stupiremmo del contrario, visto l’andazzo ideologico e sempliciotto con cui il regime di Putin cerca di affermare la superiorità del proprio modello su quello occidentale.
Le cryptovalute sono spesso una brutta bestia e, nonostante alcuni tentativi nobili, non si riesce a non farla essere valuta per eccellenza delle truffe più diffuse. Truffe che ricadono essenzialmente sui risparmiatori occidentali, scimmiottati da alcuni arricchiti del terzo mondo con carica grottesca e consumistica. E visto che i risparmi delle famiglie in Ue sono in crescita, sarà bene che, rima di affidarli al primo che passa, si faccia tesoro di questa situazione.
Perché le cryptovalute non dovrebbero essere strumento della guerra di Putin? Abbiamo gli strumenti per comprenderlo e non fare i distratti soprattutto perché sembra che anche in questo caso al peggio non ci sia mai fine.
1 – Banca Centrale europea (Bce) – Unione europea (Ue)
2 – Qui le opinioni di Bill Gates e del premio Nobel Paul Krugman
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Fonte: Cryptovalute. Irrompe la Russia. Al peggio non c’è mai fine