Di recente ho avuto modo di svolgere alcune considerazioni sul singolare comportamento dell’ispettore di Banca d’Italia, Luca Terrinoni, nell’espletamento dell’incarico di consulente di parte (CTP) della Procura presso il Tribunale di Roma conferitogli il 23 febbraio 2015. Il relativo quesito gli richiedeva specifici accertamenti ispettivi relativi ad eventuali anomalie ascrivibili agli amministratori di Veneto Banca, concernenti la gestione del credito, la formazione dei bilanci e le comunicazioni a Banca d’Italia ed a CONSOB e riferite al periodo dal 2010 al febbraio 2015 (data del conferimento dell’incarico).
In questo commento avevo dato notizia di una lettera circolare da lui inviata, riservatamente, ad alcuni dirigenti e funzionari della banca, dalla quale, insieme ad altre sue anomale condotte, traspirava il convincimento di dover – lui – svolgere un sostanziale ruolo di commissario dell’Istituto veneto e di controllarne la gestione in corso.
Nel solco di questa singolare interpretazione del suo effettivo compito, Luca Terrinoni ha, di fatto, assunto iniziative totalmente estranee al suo specifico mandato e coerenti, semmai, con un anomalo suo ruolo commissariale per conto di Bankitalia, suo datore di lavoro, e di BCE.
Un’ulteriore e significativa espressione di questa devianza è costituita da una mail datata 25 maggio 2016 (appena venti giorni dopo l’insediamento del nuovo Cda, eletto dall’assemblea dei soci del 5 maggio) e inviata dal Terrinoni (che già aveva inspiegabilmente e arbitrariamente assunto una posizione di sostegno ad una delle due liste di candidati in lizza, quella proposta dal board allora in carica), a due dirigenti di BCE (Paolo Corradino e Katia Mastrodomenico) ed al suo capo dipartimento (Carmelo Barbagallo). Di tale comunicazione, che avrebbe dovuto rimanere riservata, si è avuta conoscenza solo perché era stata inviata anche al presidente del Collegio sindacale, Marcello Condemi, (all’epoca a capo anche dell’Autorità di Informazioni Finanziaria del Vaticano, ruolo oggi ricoperto da Carmelo Barbagallo, ndr) che poi, l’ha trasmessa, per trasparenza, anche agli altri.
Esaminiamo, allora, questo scritto (clicca qui, ndr) e traiamone le conseguenti considerazioni: con esso, avente per oggetto (testualmente) “Veneto Banca-Vicepresidente Schiavon”, il consulente Luca Terrinoni ha inteso censurare pesantemente l’operato del sottoscritto (nominato Vicepresidente della banca) nonché di altri cinque consiglieri (nominati, essi pure, nella lista suggerita dalle associazioni dei soci).
L’accusa di fondo a me rivolta era quella di avere abusivamente avuto una serie di colloqui conoscitivi con alcuni dipendenti della banca (come se un vicepresidente non potesse colloquiare direttamente con funzionari e dirigenti, anche per meglio comprendere le problematiche dell’Istituto) e di aver cercato di verificare (peraltro, su specifica richiesta del Cda) quanto era accaduto in sede alla fine dell’assemblea dei soci del 5 maggio 2016.
Non appena si era profilata la vittoria della lista dei candidati amministratori espressa dalle associazioni, Luca Terrinoni, accompagnato da alcuni funzionari e dirigenti di sua fiducia, si era precipitato nel centro direzionale dell’Istituto, per mettere in sicurezza – come, poi, lui stesso ha spiegato – alcuni documenti riservati (non si è mai saputo quali), che, dunque, il nuovo Consiglio non avrebbe dovuto vedere!
Una prima domanda: quali potevano essere i documenti sottratti (molto, ma molto arbitrariamente) alla conoscibilità del solo nuovo Cda e non anche di quello precedente, in carica fino al giorno prima? E perché il Terrinoni li ha voluti mettere al sicuro? Temeva, forse, che gli venissero sottratti? E quale potere egli aveva per fare questo? Sorprende, poi, che costui abbia impropriamente voluto indagare sull’operato di alcuni consiglieri di amministrazione (solo di quelli a lui non graditi), benché fosse evidente l’estraneità di questo suo interesse investigativo all’incarico affidatogli; anche perchè nessuno dei sei consiglieri di cui trattasi aveva avuto un ruolo, all’interno di VB, prima del 2015.
E, dunque, perché mai egli ha inteso segnalare alla BCE comportamenti da lui ritenuti inopportuni, successivi al limite temporale indicatogli nel quesito? Non è forse questo un altro abuso? E che dire del suo (occulto ed improprio) dialogo con funzionari di BCE e con il suo capo (Carmelo Barbagallo) a proposito di persone e fatti che erano palesemente estranei ai precisi limiti dei suoi accertamenti?
La gravità di questo comportamento è indiscutibile perché evidenzia che il Terrinoni ha approfittato dell’incarico avuto dalla Procura di Roma per frugare, interferire e indirizzare vicende successive al limite temporale stabilito nel quesito e ancora in divenire (come l’assemblea dei soci di Veneto Banca della primavera 2016), con l’impropria pretesa di giudicare (lui!) la condotta e le scelte di persone totalmente estranee al campo delle indagini delegategli. E, questo, non è forse un abuso?
Infatti, in virtù di una funzione (quella del CTP del PM) che gli attribuiva la qualità di pubblico ufficiale (ma solo relativamente alla specifica attività che gli era stata indicata), egli ha abusivamente dialogato con funzionari di BCE e con il suo capo dipartimento per segnalare improprie censure di ignari amministratori e funzionari. Ha formulato valutazioni di merito che corrispondono a evidenti e continui travalicamenti dei suoi poteri e dei suoi compiti ispettivi, arbitrariamente interpretati come facoltà di operare alla stregua di un commissario e pretendendo di fare – lui – la lista dei buoni e dei cattivi.
E, poi, qual era, per Terrinoni, la ragione di fondo della sua negativa valutazione (segnalata a Barbagallo ed ai due funzionari di BCE) nei confronti dei sei nuovi consiglieri (tra cui il sottoscritto)? L’essere o l’essere stati in stretto contatto con Vincenzo Consoli (l’ex amministratore delegato) e l’aver gettato “discredito sull’affidabilità complessiva della Banca” per aver posto in dubbio la tenuta del sistema IT (sistema informatico) allora in atto? L’avere, inoltre, assunto decisioni strumentali “alle iniziative poste in essere dai consiglieri in più evidente raccordo con Consoli (…) impegnati a screditare la sicurezza informativa e informatica della banca.”?
Poi testualmente il CTP, Consulente Tecnico di Parte) ha scritto: “la finalità di questa manovra… è quella di imporre un proprio presidio che valga a ripristinare il controllo di Consoli sull’IT” (cioè sul sistema informatico della banca). E qui il suo dire diventa addirittura calunnioso perché finisce per segnalare comportamenti che – se veritieri – sarebbero stati penalmente rilevanti.
E questa anomala comunicazione non è stata neppure l’unica, perché, proprio in essa, il Terrinoni ha fatto esplicitamente richiamo ad una sua precedente mail con la quale aveva segnalato alla Vigilanza di Bankitalia un presunto abuso indicato nel fatto che il nuovo Cda di Veneto Banca aveva deciso di affidare ad un esperto l’incarico di “consulente per la sicurezza”, intendendo evitare ulteriori e futuri rischi di permeabilità del sistema.
Perché la verità era un’altra: il nuovo Cda, di cui ero vicepresidente aveva richiesto l’intervento di un consulente esterno e terzo per accertare l’esistenza di anomalie del sistema informatico e dei telefoni, come era stato segnalato da diversi dipendenti della banca. Il nuovo Cda, quindi, intendeva bonificare il sistema informatico dalle segnalate anomalie messe in atto nel corso della gestione precedente alla nostra.
Anche qui si impone la stessa domanda: con quali diritto e potere Terrinoni ha segnalato al suo capo e alla BCE scelte gestionali discrezionalmente adottate dal nuovo CDA, i cui componenti, nominati nella primavera del 2016, erano del tutto estranei al contesto del quesito postogli? Tanto più che la decisione era dovuta al fatto che il nuovo CdA aveva avuto il forte sospetto che, nell’ultimo periodo, fossero stati commessi abusi nell’utilizzo del sistema informatico, che aveva evidenziato non poche fragilità, ed era stata, poi, interpretata dal Terrinoni (comunque pur sempre abusivamente) come un comprovato tentativo dei consiglieri di attribuire a Consoli il controllo del sistema!
Quanto, poi, alla doglianza relativa alla supposta vicinanza a Consoli da parte di alcuni consiglieri, è forse preferibile evitare commenti e segnalare solo la sua evidente ed intrinseca incapacità di essere terzo, come il suo ruolo richiedeva, nonché il suo radicato pregiudizio nello svolgimento di un incarico che impone sempre un notevole grado di indipendenza. Era, invece, comune convincimento che Terrinoni avesse operato con il principale scopo di colpire, a tutti i costi, Consoli e, con lui, tutte le persone che gli erano rimaste vicine e che non avevano inteso lasciarlo al giudizio sommario della piazza.
Questi erano gli argomenti sui quali il Terrinoni colloquiava (con evidente abuso delle sue funzioni) con BCE, approfittando dell’occasionale sua presenza all’interno di Veneto Banca.
Infine, per offrire al lettore un completo quadro fattuale ed un più esaustivo strumento di valutazione dell’intera vicenda, ritengo opportuno precisare anche il suo seguito: avuta notizia dell’esistenza di questa mail e considerata la gravità (a mio giudizio, anche penale) del comportamento del C.T.P. Terrinoni, ho presentato una denuncia-querela nei suoi confronti, inoltrandola alla Procura della Repubblica di Treviso, territorialmente competente; ma, poi, sorprendentemente, essa è stata trasmessa, “per competenza”, a quella di Roma.
Una tale decisione è priva di logica e contraria alle regole processuali perché non esiste il minimo collegamento che giustifichi l’intervento dei giudici della capitale. Ma, con grande stupore, la mia denuncia-querela contro Luca Terrinoni non è stata restituita a Treviso (nonostante il GIP romano abbia poi riconosciuto la competenza dei giudici trevigiani per tutte le ipotesi di reato riferibili a Veneto Banca) ed è stata assegnata alla cognizione dello stesso magistrato della Procura che aveva sostituito quello che aveva nominato Terrinoni (proprio lui, fra i tanti che facevano parte di quell’ufficio). E tale P.M. (cioè – per intenderci – quello al quale Terrinoni doveva rispondere, in virtù dell’incarico avuto) ha chiesto, guarda caso, l’archiviazione del relativo procedimento!
Un noto uomo politico della Prima Repubblica italiana diceva che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre …
Questo è un significativo esempio di etica di un ispettore di Banca d’Italia…
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Grazie, Giovanni Coviello