
(Adnkronos) – La cultura Incel "andrebbe monitorata e controllata con un gruppo di psicologi e di assistenti sociali.
Questo tipo di modello culturale viaggia indisturbato senza che nessuno alzi la voce. È arrivato il momento di alzarla. E qui anche i giornalisti e il mondo dell'informazione possono fare qualcosa: bisogna entrare dentro quel mondo parlandone. Bisogna fermarci a parlare di questo fenomeno". E' l'appello che arriva dal sociologo delle comunicazioni Mario Morcellini che – interpellato dall'AdnKronos – usa parole forti per mettere in guardia dal fenomeno della cultura Incel, portato alla ribalta dalla serie britannica 'Adolescence', trasmessa da Netflix, e tirato in ballo anche per gli ultimi due casi di femminicidio di cui sono state vittime le giovani Ilaria Sula a Roma e Sara Campanella a Messina.
Secondo Morcellini la cultura Incel – a
bbreviazione di 'Involuntary Celibates', ovvero un 'celibe involontario' di una comunità online che motiva il proprio stato di solitudine sulla base del fatto di essere poco attraente secondo certi criteri indipendenti dalla sua volontà – è il frutto "dell'assenza totale di un modello culturale. C'è qualcosa di sconvolgente in alcune serie tv che hanno più fortuna perché sembrano fondersi con l'avvento del digitale. Avvento che ha creato un rapporto biunivoco tra soggetti e fonte comunicative, senza mediazione di altri. I vecchi mezzi di
comunicazione non erano unilaterali. Non prevedevano cioè un rapporto uno a uno. Prevedevano, invece, la possibilità di un consumo collettivo, anche familiare, mai del tutto unilaterale.
La dimensione unilaterale nata col digitale, invece,
rende il soggetto sovraesposto a messaggi che in passato erano corretti da altre influenze sociali costituite dai genitori, dalla religione e dalla scuola"
.
L'esito di questo ragionamento è che quella del digitale "è una cultura che si afferma nel vuoto di altre culture". Pertanto, "non ha correzioni, compensi, integrazioni, contrappunti. Spesso la conseguenza terrificante è quella di dare al soggetto una tentazione di onnipotenza. Non a caso si parla di leoni da tastiera: il digitale dà la possibilità di uccidere, attaccare, sparlare, mormorare.
Non posso collegare strettamente queste opportunità al suprematismo maschile di tipo sessuale ma certamente è impossibile escluderla del tutto". Il digitale, infatti, tra le altre cose, "riesce a disabilitare le resistenze di un minimo di principi etici. Questo significa che, in qualche modo, il problema è costituito da un processo di desertificazione dei messaggi rilevanti della vita. Ciò succede perché il senso della vita è propriamente alterato", conclude il sociologo. (di Carlo Roma)
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