Sono tante le storie che passano per Casa Santa Lucia e Casa San Martino a Vicenza, strutture della Caritas che offrono un pasto caldo e un letto a chi vive in condizioni di disagio economico. Storie molto diverse fra loro, ma allo stesso tempo anche molto simili. Storie di chi si è trovato in difficoltà, di chi ha perso tutto, di chi ora vuole solo ricominciare. O almeno ci prova.
Come N., 42 anni, serbo, in Italia da 25. «Se penso a com’era la mia vita fino a qualche tempo fa mi rattristo» racconta quando lo incontriamo a Casa Santa Lucia.
N. ha lasciato il suo Paese ancora adolescente per sfuggire alla guerra dell’ex Jugoslavia. Con i genitori si è trasferito a Roma, dove già abitava una delle sue sorelle. Nella capitale N. faceva il violinista, suonava a matrimoni e cerimonie e il lavoro non mancava. «Quando avevo 18 anni mi hanno chiamato a suonare anche in una trasmissione della Rai» ricorda con orgoglio, ma anche con tanta malinconia per un passato migliore del presente.
«Stavo bene. Non ero ricco, ma ero contento perché potevo fare della mia passione per la musica una professione». Poi, però, il lavoro ha iniziato a diminuire e N. ha chiesto un prestito a delle persone sbagliate. «Non ero più in grado di restituire quei soldi. Gli interessi erano diventati troppo alti. Queste persone hanno iniziato a minacciarmi, avevo paura per me e la mia famiglia. Mio papà mi ha detto di andarmene da Roma e così ho fatto». N. si è trasferito a Mestre, a casa di un’altra sorella per un po’ di tempo. «Sapevo che non potevo stare lì a lungo perché lei era sposata e aveva già la sua famiglia – racconta -. In quello stesso periodo è mancato un parente che viveva a Bertesina e sono andato al suo funerale. In parrocchia ho conosciuto una signora che, sapendo della mia condizione, mi ha offerto una stanza in affitto a un prezzo molto basso. Per qualche mese ho vissuto con lei. Per mantenermi facevo l’artista di strada, suonavo il violino in Corso Palladio. Ma i soldi non erano mai abbastanza».
«Non sapevo a chi chiedere aiuto e mi vergognavo così tanto» confida con gli occhi lucidi. Poi, nel 2015, l’incontro con gli operatori e i volontari di Caritas. «Mi hanno accolto come uno di famiglia. Mi hanno aiutato e sostenuto. Non avere una casa è una delle cose più spiacevoli che ti possano capitare. Si ha la sensazione di non riuscire più a riprende in mano la propria vita». Alla mancanza di un’abitazione, purtroppo, per N. si è aggiunta anche la malattia. «Mi hanno diagnosticato il morbo di Chrohn (patologia cronica dell’intestino) – continua -. Stavo male, ma non prendevo le medicine regolarmente perché non ero seguito da un medico. Se non ci fosse stata Caritas che mi ha aiutato a capire come affrontare le cure in ospedale non so come avrei fatto a sopravvivere».
Con Caritas N. ha iniziato anche dei tirocini lavorativi, uno di questi negli spazi dei Musei Civici di Vicenza. E, poco dopo, è stato inserito in un appartamento di sgancio per cominciare un percorso di autonomia. «Lavoravo a Casa Santa Lucia come custode, ma volevo staccarmi da questo posto perché ero convinto di potercela fare da solo. E così ho deciso di prendere una stanza in affitto con i soldi messi da parte e provare a continuare a fare l’artista di strada». Un desiderio, però, che si è scontrato con la realtà delle spese di tutti i giorni da sostenere. «A ottobre 2018 sono ritornato a vivere tra Casa Santa Lucia e Casa San Marino. Qui se ti comporti bene le porte sono sempre aperte. Ma non sarei dovuto andarmene, se potessi tornare indietro cambierei tante cose. Ho fatto delle scelte sbagliate».
Quando incontriamo N. è un giorno speciale per lui: «Domani comincio un nuovo lavoro in un’azienda che produce borse in pelle. Sono molto fiducioso. Voglio impegnarmi, questa volta voglio farcela davvero».
Sembra pronto a ricominciare N., che per mantenere l’anonimato vuole farsi chiamare così. N. sta per Nuvola come il personaggio che interpreta negli spettacoli organizzati dal giornale di strada Scarp de Tenis. «La musica e il teatro sono parte della mia vita fin da bambino. Mio papà faceva il chitarrista. Magari il sabato e la domenica potrò continuare a suonare il violino per strada. Chissà! Ora il mio sogno, però, è riuscire a far venire i miei genitori a Vicenza e vivere tutti e tre assieme».