Dagmara, una storia da copertina

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Dagmara Krol con la figlia
Dagmara Krol con la figlia

(Articolo di Mirko Valente che racconta la storia di Dagmara Krol, la ragazza nella nostra copertina di Vicenza Più Viva n. 2. Articolo pubblicato su Vicenza Più Viva n.3 dicembre 2023-gennaio 2024sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Abbiamo voluto raccontare in questo numero dedicato alla parità di genere, la storia di questa giovane “polacca-vicentina”, che si sta facendo strada nonostante le tante difficoltà dell’essere straniera, single e madre.

Un piccolo frammento della vita di Dagmara Krol, lo ha scritto il direttore Giovanni Coviello presentandola, in apertura dello scorso numero di “VicenzaPiù Viva”, assieme a Visal Ahangama, nato a Vicenza da genitori dello Sri Lanka. Entrambi si sono prestati, infatti, per la foto di copertina dedicata al tema della sicurezza in città. Contrariamente a Visal, Dagmara a Vicenza ci è arrivata nel 2006 assieme al padre (ex militare) e al fratello dalla Polonia, più precisamente da Oswiecim, città universalmente e tragicamente nota con il nome di Auschwitz. La famiglia, infatti, dopo due anni di lontananza, aveva deciso di riunirsi alla madre infermiera, giunta nella città del Palladio nel 2004 per lavorare in una casa di riposo.

Due anni che, evidentemente, avevano già creato una frattura tra i due coniugi visto che il marito, dopo un solo anno di permanenza, decise di rientrare in patria portando con sé il figlio, quasi coetaneo di Dagmara, che si sentiva e si sente ancora molto legata a lui.

Nel frattempo, la bimba, che all’epoca aveva poco più di dieci anni, era stata iscritta, o per usare le sue parole, “buttata dentro” alla prima classe delle medie dove, non conoscendo una sola parola d’italiano aveva avuto il supporto di un insegnante di sostegno. Una situazione che, in quella che potremmo definire “ingenua crudeltà” dei bambini, l’aveva portata ad essere presa di mira dal resto della classe. Un bullismo, più o meno inconsapevole, che tuttavia, unito alla separazione forzata dal fratello e al lavoro della madre, che faceva anche turni di notte, aveva contributo a rendere ancora più fragile l’equilibrio di quella bambina. Ciò nonostante, superato il bullismo e anche lo scoglio della lingua, contro il parere di un insegnante che alla fine delle medie non la riteneva idonea per iscriversi al liceo scientifico, indirizzandola verso una scuola professionale, decise di frequentare il “Boscardin”, dapprima con indirizzo biologico e in seguito scientifico, in un istituto privato vicino a casa a Creazzo, dove nel frattempo la madre si era trasferita.

Crescendo con l’età anche la consapevolezza, la vita, pur se solo agli inizi, ma così densi di avvenimenti, iniziò a presentare i primi conti: le liti e poi il divorzio dei genitori, la lontananza dal fratello, la scarsa presenza della madre (la cui richiesta di sospensione dei turni notturni per motivi familiari non era stata accolta), i pochi amici, la solitudine e lo scoramento, si sono trasformati prima in depressione e poi in una malattia ancor più temile: l’anoressia.

La quasi diciottenne ragazza polacca, bella e con una figura slanciata, nel giro di pochi mesi perse quasi 20 kg, arrivando a pesarne solo 36. Ad un passo dalla via del non ritorno, la decisione, presa con la madre, dell’autoricovero è stata quella che oggi le ha permesso di continuare a vivere. Tre mesi passati in day Hospital al San Bortolo di Vicenza e altri due a Teolo, in una struttura che ospitava non solo persone anoressiche, ma anche con altre dipendenze.

Il confronto con chi aveva problemi gravi, ma diversi, l’aiuto di medici e psicologi hanno fatto sì che a 20 anni Dagmara potesse tornare a vivere e a lavorare, grazie anche all’inserimento tra le categorie protette. Servirebbe un inserto speciale solo per enumerare le tante e diverse esperienze di una ragazza che non si è mai tirata indietro, andando oltre le proprie mansioni (per l’appunto limitate dalla categoria protetta) e venendo spesso sfruttata proprio per questa sua disponibilità.

«Credo di non aver mai fatto un solo lavoro nella mia carriera professionale – dice”. Modella, cameriera, cassiera, addetta alla sala in un ristorante noto per le specialità di pesce, barista in una pasticceria: «Mi è capitato spesso di finire alle 2 del mattino da una parte e alzarmi alle 5 per andare a lavorare da un’altra».

Dagmara Krol con la figlia
Dagmara Krol con la figlia

Fortunatamente, oltre al lavoro, che consolida la posizione economica arriverà anche l’amore. Una prima convivenza di un paio d’anni, che come frutto porta in dono una bimba, nata prematura, che Dagmara decide di accudire per un anno, chiedendo il periodo di maternità e successivamente il Naspi, ma in cui oltre alle rose sono, però, affiorate anche le spine «Sotto forma di violenze verbali e fisiche – sostiene Dagmara -». La “fuga” da casa, la ricerca di un appartamento «Mai trovato – dice – perché vieni sempre vista come una straniera, anche se europea, e, quindi, poco affidabile», il ritorno a casa della madre.

«Il padre della bambina – afferma Dagmara – è sembrato vacillare di fronte a questa nuova responsabilità, tant’è che oggi viene ritenuto non idoneo come genitore dai servizi sociali, perché mi ha aggredita, ma, ciò nonostante, ha il diritto di rimanere con la figlia, e questa è una cosa che non comprendo – aggiunge con tristezza ma anche determinazione -».

La situazione ha portato la coppia alle vie legali, ma le tante vicissitudini vissute fino a qui sembrano aver rafforzato le radici di questa giovane e bella polacca-vicentina, che oggi, dopo un’altra esperienza come maȋtre di sala in un locale sui colli berici, pur mantenendo il lavoro alla pasticceria, sembra chiedere solo di poter vivere una piccola parte di felicità, tanto più che da qualche tempo ha un nuovo amore.