È di moda indicare da parte di personaggi illustri, tallonati dai giornalisti, le letture che saranno compiute durante le rigeneranti, purtroppo non per tutti, vacanze. Tutti libri appena usciti, freschi di stampa. È, infatti, opportuno apparire sempre che si è aggiornati, che si conoscono le ultime novità librarie, magari quelle “alla moda”. Anzi ci si fa un punto d’onore in tale direzione. In agosto si presentano i “libri per le vacanze “e in questo modo si cerca anche di incentivare non tanto la vendita di libri di vario genere, ma la lettura vera e propria.In Italia si scrive molto, polemica recente, ma si legge poco; è quindi necessario stimolare in tutti i modi questa nobile prassi, che ci pone sopra tutte le creature, perché l’uomo è l’unico essere capace di comunicare “a mezzo stampa”! I libri, i volumi, come li chiamavano gli antichi romani, i codici medioevali o gli incunaboli sono a disposizione, anzi molto spesso nelle nostre case abbiamo in bella mostra più libri di quanti non n’avesse il Petrarca, di cui c’è giunto l’elenco. A noi manca, proprio rispetto al Petrarca, la capacità di rileggere i libri che possediamo e di cui ricordiamo facilmente il titolo, ma non il contenuto. Ciò vale per qualsiasi genere di testo. Se ognuno di noi compie su se stesso la prova, ben presto si accorgerà, che de I Malavoglia ci si ricorda il naufragio della barca, Provvidenza, con i lupini, brano peraltro dell’antologia di scuola media. Ma se andiamo a testi meno importanti e frutto dell’occasione, la memoria si rivelerà ancora più debole. Qual è l’ultimo di Bruno Vespa o d’Indro Montanelli? Finché i libri sono quelli d’occasione, pazienza; essi sono nati per essere molto spesso più un prodotto di consumo che non un testo da consultare, ma questo stesso destino colpisce, come dicevamo, anche. Quelli importanti, quelli che sono alla base della nostra cultura e civiltà e che oggi a fatica sono letti nelle scuole. Ah, un tempo, la scuola si preoccupava di far leggere i testi classici, ora a malapena ci si ricorda di loro. Di Dante Alighieri solo qualche canto, Boccaccio è di difficile lettura, per non parlare d’Ariosto o del Tasso. Goldoni per fortuna talora si vede a teatro nei rifacimenti, che spesso non assomigliano neppure a quanto scritto dall’illustre veneziano. Di Foscolo sopravvivono forse solo i tre sonetti maggiori (Alla Luna, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni), di Leopardi, un paio di Canti e Manzoni subisce la crisi che attraversa la stessa idea di matrimonio che nemmeno qualche presbitero considera più tanto un sacramento che garantisce l’unione e che è ridotto o alla retorica del “cuore che fa rima con amore” o a un possibile contratto legale. Verga è ricordato come pure D’Annunzio e Pascoli per la nota vicenda del padre. Fogazzaro a Vicenza stessa non gode buona lettura, anzi si accenna poco ai suoi romanzi perfino nel Liceo da lui frequentato. In compenso lo si celebra nel centenario! Dei più recenti, Pirandello l’uomo di teatro che vinse il Nobel con i suoi drammi e non con le pantomime e i canovacci di chi l’ha vinto di recente, poco si sa. Cesare Pavese, che occupava i primi posti per gli intellettuali negli anni del post sessantotto, è appena ricordato. Pier Paolo Pasolini è sgradito per gli Scritti corsari, meglio non parlarne, soprattutto a sinistra. Di Bacchelli, di Piovene di Parise, ecc. chi si ricorda? Quanti hanno letto Rigoni Stern, Bedeschi o Meneghello? Dei tanti poeti anche vicentini e recenti chi si ricorda, forse solo Ungaretti, Quasimodo, Montale, molto per la brevità delle loro poesie e non si ricorda che:
” Mattina
M’illumino d’immenso.“,
o la versione che lo stesso poeta inviò a Giovanni Papini:
“M’illumino
d’immenso
con un breve
moto di sguardi”,
non sempre attribuito a chi la scrisse.
Di Gaspara Stampa o Ada Negri che ne è? Non meglio per le scrittrici, come il premio Nobel, dicesi premio Nobel, Grazia Deledda, la seconda donna a riceverlo e non ricordiamo la sempre e quasi solo citata Alda Merini.
Per i filosofi che hanno costruito l’Europa poco o nulla si conosce, di Platone o Aristotele che sono greci forse si ricorda che il pensatore idealista sosteneva il comunismo, ma senza ricordare che il suo è etico. Di Seneca con le sue Lettere a Lucilio che ritorna in mente? E’ un romano o cos’altro? Sant’Agostino, san Tommaso, Erasmo e Rosmini e Kierkegaard sono ricordati probabilmente come più come dei religiosi e i primi due magari come antiquati perché dei secoli bui, alla moda degli intellettuali “alla Voltaire”.
La sorte non arride a Cartesio o Kant o Hegel, Marx poi è talmente in ribasso che non lo legge nemmeno più chi vuole rifondare il comunismo. Croce che ha determinato per decenni almeno il gusto estetico in Italia e che servirebbe da antidoto a tante mistificazioni materialistico-economiscistiche sull’arte, è morto appunto! In tema poi di religione, non si conosce la Bibbia, nonostante il festival e nemmeno nella sua parte più vicina a noi, cioè il Vangelo, figuriamoci il libro dei Maccabei o il Cantico dei Cantici o il libro del profeta Quolet con la sua celebre espressione:” “La mente del sapiente si dirige a destra e quella dello stolto a sinistra” (Qoelet, 10,2). I testi d’arte, per via del prezzo sono quasi sempre inaccessibili. Per la parte delle scienze non vi è quasi commercio. Chi ha letto l’esposizione divulgativa della teoria della relatività d’A. Einstein? Non va certo meglio per i grandi stranieri, chi legge oggi Cervantes, Shakespeare, Goethe, Schiller, Stendhal, Flaubert, Tolstoj Tagore e l’elenco potrebbe continuare. Gli scrittori italiani contemporanei hanno qualche occasione in più per essere letti, ma Edgarda Ferri, Susanna Tamaro o Sveva Casati Modignani hanno necessità della sedimentazione storico-critica per essere importanti nella formazione. La situazione che abbiamo rilevata è facilmente comprensibile da tutti, ma che cosa fare dunque d’estate? Forse un suggerimento sarebbe quanto mai opportuno. Rileggere, oltre ai recenti e consigliati testi, anche qualche classico, qualche autore che con le sue parole, riflessioni e anche indicazioni di vita ci possa fornire qualche spunto in più di riflessione. Inoltre questi autori, magari trascurati dall’epoca delle scuole, ci possono veramente dare molto di più di quanto non ci fornivano all’epoca in cui i professori (i migliori) ” ci costringevano” a leggerli. Prendere in mano un dialogo platonico, ad esempio il Fedone, ci farebbe riscoprire che non siamo fatti di sola materia, ma che l’uomo è dotato d’anima. Rileggere l’amore di Tancredi e Clorinda, il senso che questo non è solo sesso. Il vicentino G. Zanella trascorrendo la vacanza a Recoaro recitava a memoria i canti di Dante e perché non ripassare L’elogio della follia, così diffusa anche nella nostra epoca. Infine perché non affrontare decisamente quel bellissimo testo che è L’ambiente divino del paleontologo gesuita Teilhard de Chardin, che ci fa comprendere il significato dell’uomo sia nella terra sia nel suo rivolgersi al cielo?
Sono le riletture che fanno grandi gli scrittori, i filosofi e gli scienziati, perché su di loro non ci si sofferma mai abbastanza e perché parlano quella lingua eterna che fa fare all’uomo i conti di riflessione con se stesso.
Forse basterebbe solo rileggere per molti leggere, la Bibbia per rispondere ai grandi interrogativi dell’uomo, ma è poco di moda e in Italia, si sa, la moda la fa da padrona anche presso gli antiquari.
Ma possiamo consolarci almeno leggendo un testo medioevale tratto da una Bibbia conservata a Toledo:
Il libro è luce del cuore:
specchio del corpo;
confusione dei vizi;
corona dei prudenti;
diadema dei saggi;
onore dei dottori;
bicchiere pieno di saggezza;
compagno di viaggio;
servo fedele;
orto pieno di frutti;
rivelatore d’arcani;
chiarificatore di oscurità.
Se interrogato, risponde,
ed inviato va in fretta,
chiamato viene presto
e obbedisce con facilità
(Tr .it. di N. Fioraso)
Coordinatore de “La voce del Sileno” Italo Francesco Baldo
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