Oggetto dell’inchiesta giornalistica erano stati anche un grande numero di documenti che il Dalla Pozza aveva traslocato, come mostrato anche qui da immagini, in questo caso video, dal suo ufficio da ex assessore alla propria abitazione nel momento in cui, perse le elezioni dalla sua coalizione, aveva perso, di conseguenza, anche il suo mandato.
L’avvocato di Dalla Pozza, dopo averci risposto che “Il sig. Dalla Pozza non ritiene di aggiungere nulla in più di quanto già riportato sul suo profilo Facebook e poi sintetizzato dal Giornale di Vicenza“, ci forniva, su nostra richiesta che a quel profilo non abbiamo accesso, la copia qui integralmente riportata del post del 18 febbraio di Dalla Pozza in cui, oltre a esaltare il suo operato da politico, non dettaglia i termini esatti della sentenza, per altro mai qualificandola come di solo primo grado, termini riportati qui in premessa e cosa che il GdV invece ha fatto dopo aver parlato, è pensabile, con lui stesso, col suo avvocato o con qualche referente in tribunale senza contraddittorio.
Ci siamo, quindi, rivolti al legale del nostro direttore, l’avvocato Marco Ellero, che così ha commentato la decisione del giudice Lunardon: “Troviamo la sentenza ingiusta, specie in relazione a quanto emerso in fase dibattimentale, sia dagli esami testimoniali che dalla produzione documentale. Ovviamente impugneremo tale decisione presso la Corte d’appello di Venezia, ma ci riserviamo ogni ulteriore disamina sulla stessa alla lettura delle motivazioni, che il Giudice si è riservato di depositare in 90 giorni. Solo in tale frangente sapremo cosa dei diversi articoli contestati è stato ritenuto diffamatorio e se siano stati mossi rilievi in ordine alla veridicità dei fatti, alla continenza dell’esposizione o ai giudizi critici dei fatti stessi. Resta inteso che in ogni caso faremo ogni sforzo per dimostrare l’estraneità del Direttore Coviello a qualsiasi condotta di tipo diffamatorio“.
“Fatte integralmente mie le valutazione dell’avv. Ellero e preso atto per l’ennesima volta che certa stampa locale sente solo chi gradisce sentire, aggiungo che sono da tempo che per fare il giornalista a Vicenza non basta farlo con coscienza professionale e con documentazione quando si toccano certi “potenti”, pur se, in questo caso, entrambi “decaduti”, che siano non eccelsi come quello di cui sto parlando o ben più grandi, come altri ben noti miei accusatori. Ma bisogna anche avere coraggio e resilienza come ben sanno i lettori di ViPiù.it. Rispetto le sentenze, ma, proprio per amore della giustizia, appellerò anche questa, come le altre, su cui pure leggo comunicati trionfali, pur se sono solo di primo grado. Ogni giorno a pronunciare sentenze decisive su ViPiù.it, quelle che consentono al giornale di continuare a vivere, ci sono solo i lettori, sempre più numerosi perché sicuri di una cosa: un giudice potrà condannarmi in base a commi e interpretazioni, ma a guidarmi è stato, è e sarà sempre il senso civico che, nel tempo, è stato costantemente attento alla comunità a rischio di pagare un caro prezzo personale. Perché, come diceva una, almeno dalle nostre parti, famosissima politica, per zittire un giornalista basta intentargli tante cause tanto, per la maggior parte, non hanno tutti i soldi che servirebbero per difendersi. Ma può darsi che io, sicuramente in carenza di denaro, abbia avvocati meno costosi di quanto ha stabilito il giudice magari perché anche loro dotati di spiccato senso civico, per cui farò ogni sforzo per non soccombere, il che vorrebbe dire far soccombere ViPiù.it, il vero scopo finale dei potenti e potentucci di qui, in carica o dismessi che siano“.