Cosa resta della comunicazione educativa dopo due anni di pandemia?
Ne parliamo con Daniele Novara, pedagogista.
Da inizio pandemia i bambini hanno trascorso a scuola 630 giorni senza poter
vedere il sorriso dei propri insegnanti: questo ha minato in qualche modo il loro
equilibrio psicologico e pregiudicato i loro apprendimenti? Quali ricadute avrà tutto
ciò nel loro futuro di adolescenti e adulti?
Per tentare di rispondere a questo e a molti altri interrogativi, la rete veneta di
“Scuola in presenza” organizza il convegno dal titolo “La relazione educativa ai
tempi del COVID, facciamo il punto”, giovedì 24 novembre alle ore 21:00
presso la sala cinema del Patronato Leone XIII di Vicenza.
Ad affrontare il tema ci sarà Daniele Novara, pedagogista, direttore della rivista
“Conflitti” nonché fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la
gestione dei conflitti di Piacenza.
“L’incontro fra le persone passa attraverso il viso” – afferma Daniele Novara in un
suo recente editoriale. Ma se per due anni questo riconoscimento reciproco è stato
sospeso, che ne è stato dei processi di immedesimazione e condivisione tra alunni e
maestri? Ed oggi si può davvero parlare di ritorno alla normalità?
“La nostra proposta di incontrarci e di parlare di questi temi nasce dalla necessità di
difendere i ragazzi e di promuovere una cultura educativa che coinvolga tutti gli
adulti e non soltanto docenti e genitori” – ci spiega Paolo Arcaro, presidente
dell’associazione Scuola in presenza di Vicenza.
L’associazione organizzatrice del convegno fa parte della Rete Nazionale Scuola in
Presenza che, nata nel 2021, conta più di 20 comitati aderenti in tutta Italia, dal Friuli
alla Sicilia, con più di 4.000 aderenti.