Danilo Gallinari a laRepubblica: “ho paura, vivo recluso negli Usa”

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«Ho paura per i miei nonni, per la mia famiglia, per tutti ». Nella stagione in cui stava conducendo i Thunder dritti ai play-off, a 31 anni Danilo Gallinari è passato dall’angoscia italiana a quella americana.

In un Paese in cui lo sport è terapia collettiva quando gli psicofarmaci non bastano, lo stop Nba ha segnato l’inizio della paura. Mentre il Gallo racconta la sua vita da recluso in casa, negli Usa i contagiati sono arrivati a 4.287, i morti a 74. Oklahoma City è considerata la mecca dei bevitori di birra arrivati dai campi, città dove non succede mai niente, ma poi succede sempre qualcosa.

Qui, l’11 marzo, è comparso il virus che ha fermato lo sport: Oklahoma-Utah, Gobert, giocatore dei Jazz, positivo. Cinque giorni prima, New York: spogliatoio semivuoto, i giocatori andati via in fretta per evitare contatti. Era rimasto solo lei, e aveva parlato dei suoi nonni, Gino e Maddalena. Come stanno?

«Li ho sentiti, vivono a Lodi e stanno bene, chiaramente in quarantena. Ma non è per tutti così. Purtroppo è morta la nonna del mio amico, Filippo Curti. Era una persona sana, viveva da sola, prendeva l’aereo e andava da Filippo in Belgio. È risultata positiva al test, non ce l’ha fatta. Tra l’altro, a causa della situazione, i famigliari non sono potuti andare a trovarla».

Lei come sta?
«Bene, grazie. Noi giocatori, fino a che non ci danno notizie, restiamo a casa. Non sappiamo come si evolverà la situazione. Per adesso è così».

Com’è la sua giornata?
«Colazione, pranzo e cena a orari regolari, ma negli intervalli faccio un po’ di allenamenti improvvisati. Per fortuna ho la mia fidanzata, Eleonora, così leggiamo, guardiamo la tele, passiamo il tempo».

E il resto della sua famiglia?
«Mio padre è andato a Denver, dove ha un ristorante. Mio fratello, Federico, gioca in Michigan a livello universitario. Anche lì hanno sospeso tutto, per cui Fede è andato ad aiutare mio padre. Mia madre è in Italia. Stanno tutti bene».

Le sue priorità sono cambiate?
«La priorità, in questo momento, è aiutare chi ha bisogno. Stiamo organizzando aiuti da inviare in Italia, agli ospedali della mia zona, Lodi. Hanno bisogno di strumentazioni, stiamo collaborando con la Regione Lombardia. Poi farò qualcosa anche per gli Stati Uniti».

Da quella sera dell’11 marzo è cambiato tutto.
«La preparazione era stata normale, nessuno di noi sapeva niente. Poi abbiamo visto il capo fisioterapista andare a parlare con gli arbitri. Non succede mai, ci siamo guardati. Ci hanno portati tutti nello spogliatoio e chiusi dentro, senza dire niente. Poi hanno comunicato che un giocatore era risultato positivo e la partita sospesa».

È in contatto con i suoi compagni?
«Non possiamo vederci, abbiamo il gruppo whatsapp. Anche con Nicolò (Melli, ndr) e Beli (Marco Belinelli, ndr). Vivono come me, chiusi in casa, in attesa di novità».

Lei conosce Delon Wright?
«No….?».

È dei Dallas Mavericks.
«Ah, okay».

Wright ha segnato l’ultimo canestro prima dello stop. Quando torneremo a vedere il prossimo?
«Non lo so, spero che tutto venga solo rimandato, anche se in questo momento lo sport è in secondo piano».

Dicono che il campionato potrebbe slittare in estate e far saltare le Olimpiadi, già a rischio.
«Sarebbe molto strano. Ma ora ci sono altre priorità».

Danilo, lei ha paura.
«Io chiaramente sì, soprattutto per la mia famiglia».

di Massimo Basile da laRepubblica

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