A distanza di nove anni il caso della morte di David Rossi, il capo comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, è ancora aperto e denso di misteri tanto che il 27 maggio 2021 è stata istituita, su proposta di Walter Rizzetto (FdI), una commissione parlamentare di inchiesta guidata da Pierantonio Zanettin. Le due inchieste del 2013 e 2015 contro ignoti per «istigazione al suicidio» non hanno infatti messo a tacere l’ipotesi del “complotto omicida”.
Facendo un passo indietro, David Rossi muore il 6 marzo 2013 precipitando dalla finestra del suo ufficio al terzo piano di Rocca Salimbeni. Rossi viene descritto come il “braccio destro” di Giuseppe Mussari, avvocato catanzarese trapiantato a Siena, fino a poco prima presidente della banca. La vicenda viene archiviata come suicidio, ma il contesto in cui David Rossi operava e alcuni elementi della sua morte forse non approfonditi a sufficienza hanno portato alla riapertura di un’inchiesta già nel dicembre 2021, a Genova, in una prima fase senza ipotesi di reato. Le incongruenze evidenziate dagli avvocati dei familiari di Rossi e le nuove testimonianze raccolte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta proiettano una luce diversa sugli eventi.
La banca senese, la più antica del mondo, nata nel 1472, in quel periodo viveva enormi difficoltà (da cui ancora oggi non è uscita), che avevano portato alla cacciata di Mussari insieme all’ex dirigente Antonio Vigni. I due, nel novembre 2007, avevano acquistato per conto di Mps la banca Antonveneta dagli spagnoli di Santander compiendo una mossa quantomeno “spericolata” anche se approvata dalle autorità di controllo. Infatti, tra esborso e debiti accollati, Antonveneta costò circa 17 miliardi di euro (a fronte di un valore stimato da una successiva perizia di 2,8 miliardi) più il “buco” causato dai derivati Alexandria e Santorini.
A tal proposito la vedova di Rossi Antonella Tognazzi e la figlia Carolina Orlandi hanno sempre sostenuto che «qualcuno voleva David morto perché custodiva segreti inconfessabili», che «le prove sono state inquinate» e che quella sera «David è stato buttato dalla finestra». Al loro fianco c’è sempre stato Carmelo Miceli, avvocato ma anche deputato del Pd.
In ogni caso, il punto forse più oscuro della vicenda riguarda la circostanza denunciata in una relazione della polizia postale: la mail con cui Rossi avrebbe annunciato l’intenzione di suicidarsi all’allora amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, è stata in realtà creata il giorno successivo alla sua morte. Nell’hard disk del pc portatile di Rossi che la famiglia consegna alla polizia postale di Genova nel giugno 2019, infatti, sono state trovate due versioni della mail: la prima con data di creazione 7 marzo alle 11.41 e che “risulterebbe” datata 4 marzo alle 9.12, nella cartella «recoverable item-deletion»; la seconda creata sempre il 7 marzo e “consegnata” il 4 marzo che risulta tra la posta inviata.
Un altro elemento che ha portato il caso di nuovo sotto i riflettori riguarda le lesioni sul corpo di Rossi. In particolare, secondo l’avvocato Miceli, che ha incaricato alcuni consulenti di fare una nuova perizia, «ci sono diverse lesioni interne ed esterne documentate fotograficamente», ma «ad avviso dei nostri consulenti alcune non sono in nessun modo compatibili con le conseguenze di una precipitazione come descritta negli atti».
Infine anche dei biglietti d’addio ritrovati nel cestino dell’ufficio la sera della morte di Rossi si continua a parlare. Il colonnello Pasquale Aglieco, all’epoca comandante provinciale dei carabinieri, davanti alla commissione d’inchiesta ha affermato che la sera della tragedia Nastasi, uno dei pm intervenuti avrebbe inquinato la «scena del crimine» maneggiando oggetti, ricomponendo i biglietti strappati e rispondendo a una chiamata di Daniela Santanché, ai tempi deputata di Forza Italia e imprenditrice, arrivata sul cellulare di Rossi. Ma i tabulati telefonici (e lo stesso iPhone 5 di Rossi) hanno smentito questa ricostruzione, dal momento che non risulta risposta a quella chiamata.
Insomma, l’attenzione sul caso è alta e sta diventando anche terreno di scontro politico, infatti da un lato si moltiplicano gli attacchi contro la magistratura e la gestione della banca che è stata storicamente legata alla sinistra; dall’altro lato ci sono personaggi, tra cui Matteo Renzi, che puntano il dito contro Antonino Nastasi, uno dei magistrati che lo accusano di finanziamento illecito ai partiti nell’inchiesta sulla Fondazione Open. Il pm è lo stesso che ha condotto l’inchiesta sul Monte dei Paschi e ha seguito le indagini sulla morte di Rossi. Insomma, gli elementi sono tanti e la ricostruzione della vicenda è complessa, ma la speranza è che la verità venga a galla per rispetto alla memoria di Rossi.
Questo è il compito della Commissione d’inchiesta presieduta dall’avvocato vicentino Pierantonio Zanettin, in Parlamento da 4 legislature, componente come deputato di Forza Italia della Commissione Giustizia e fin dall’inizio delle sue attività membro anche della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario.