(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 6, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
La creazione del viadotto che dovrebbe sopperire una volta per tutte all’inagibilità del Ponte di Debba costituisce un’opera estremamente impattante per la nostra Città: una strada sopraelevata che collega la Riviera Berica con la rotatoria di San Pietro Intrigogna e, successivamente, il casello di Vicenza Est.
La storia del Ponte di Debba inizia in tempi oramai antichi e si caratterizza per una pluralità di figure che hanno le mani in pasta e idee diverse su questo progetto e, soprattutto, per una forte preoccupazione degli abitanti della zona. Nel mio piccolo posso dire che il dibattito sul Ponte di Debba sia stato forse quello, insieme agli incontri fatti per la TAV, che più mi abbia fatto percepire il peso del ruolo che rivesto. Ogni volta che ci sediamo sul nostro banco in Sala Bernarda per il Consiglio Comunale siamo consapevoli che potenzialmente possiamo contribuire alla scelta di un cambiamento che inciderà sulla nostra Città anche e soprattutto in futuro, ma sono le occasioni più sofferte che ci ricordano con più vigore il nostro dovere civico. Fatta questa premessa, non genera scalpore se ammetto, come numerosi consiglieri di maggioranza e opposizione, di avere delle ritrosie sull’attuale progetto della provincia.
In primo luogo, fu approvato di comune accordo con il Comune di Vicenza quando ancora l’ex sindaco Rucco era anche Presidente della Provincia di Vicenza. Non esattamente il tripudio del dialogo e mediazione di cui ci hanno illuso i consiglieri di centro destra nei loro interventi dentro e fuori le mura municipali.
In secondo luogo, è importante ricordare che ad oggi il progetto è stato diviso dalla provincia in due stralci di cui il secondo necessita ancora un effettivo finanziamento.
Nel primo, la nuova strada, una volta completata, prevede il collegamento sopraelevato della Riviera Berica con la rotatoria di San Pietro Intrigogna. Nel secondo, si va a creare un secondo collegamento con il casello autostradale di Vicenza Est.
Senza citare poi le ripercussioni ambientali, tanto a livello sanitario quanto di patrimonio paesaggistico-naturale. Infatti i rischi ambientali non si limitano alla presenza di un’istallazione permanente di cemento che cambia totalmente la fisionomia del paesaggio, ma anche il suo incidere sulla viabilità con il rischio di un aumento del traffico pesante attratto dalla nuova opera viabile in strade non adatte a sopportarlo.
Quando nove mesi fa, l’attuale Amministrazione si è insediata, fin da subito sono iniziati gli incontri con il Genio Civile e l’Autorità di Bacino (non interpellati negli anni precedenti) per approfondire il progetto della Provincia con la speranza di trovare un’opzione alternativa per garantire il pieno della vivibilità per gli abitanti di Debba. Questi nove mesi sono stati spesi a sentire pareri e incontrare voci competenti contrastanti. Importante è stato l’incontro con l’ing. Mazza fautore del «miracolo» per il Ponte di San Bonifacio che presentava difficoltà simili. Purtroppo tutte le rilevazioni fatte si sono rivelate foriere di cattive notizie. Le difficoltà strutturali preesistenti, il traffico intenso che interessa quell’area e le normative ristrettive hanno attribuito a quello della Provincia l’attributo di unico progetto ad oggi possibile. Quindi questi nove mesi sono stati una perdita di tempo?
Mi ricollego a quanto detto all’inizio. La responsabilità che interessa tutti i componenti del consiglio e della giunta comunale richiede non solo una perfetta conoscenza del tema trattato ma anche la sperimentazione di tutte le strade possibili per compiere la scelta giusta per la Città.
Questi nove mesi, sebbene non abbiano portato i risultati in cui io in primis speravo, hanno aumentato la conoscenza delle difficoltà del progetto e permesso di sondare tutte le alternative possibili per compiere la scelta più giusta nei seppur stringenti confini posti dal caso specifico del Ponte di Debba. Questo per me vuol dire prendersi davvero cura della Città.