Diventa sempre più chiaro il motivo per cui il premier Conte, in una conferenza stampa a Lodi il 28 aprile scorso, chiese “un atto d’amore” da parte delle banche per l’erogazione al sistema Italia di liquidità in base all’omonimo decreto poi aggiornato e migliorato. Ma a quanto pare questo amore non è ricambiato. E i dati che arrivano alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario lo dimostrano coi numeri.
La bicamerale infatti, dopo un giro di audizioni tra cui quelle dei vertici di Abi (Associazione bancaria italiana), Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) e Sace, ha deciso lo scorso 7 maggio di inviare un questionario a circa 150 istituti di credito italiani partito poi effettivamente il 12 maggio. L’intento del “mittente” è quello di verificare nel dettaglio come le banche stiano applicando il decreto-legge 23/2020, preso atto delle difformità segnalate negli ultimi mesi.
Ricapitolando, il Dl Liquidità prevede una serie di finanziamenti garantiti dall’80% fino al 100% e suddivisi in tre categorie. La prima prescrive l’erogazione di prestiti fino a 25 mila euro (ora saliti a 30.000 ma sempre con il limite del 25% dell’ultimo “fatturato” documentato) garantita al 100% dal Fondo di Garanzia, la misura che interessa la maggior parte dei professionisti, specialmente le partite Iva, e del tessuto piccolo imprenditoriale italiano. I prestiti superiori, fino a 800 mila euro, hanno la garanzia pubblica fino al 90% e quella di Confidi per arrivare al 100%. Vale, poi, la garanzia statale per il 90% del Fondo delle Pmi per i prestiti fino a 5 milioni per le imprese private e ora anche per le partecipate pubbliche con non più di 499 dipendenti.
Per le imprese con un maggior numero di dipendenti, che non posso accedere al fondo di garanzia Pmi, la garanzia è offerta da Sace. Anche in questo caso l’importo del prestito non può superare il 25% del fatturato o il doppio della spesa per i salari del 2019. Per tutti i prestiti richiesti da imprese con meno di 5mila dipendenti e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi è pari al 90%; per aziende con un fatturato tra 1,5 miliardi e 5 miliardi con più di 5mila dipendenti è pari all’80%; per le società che superano questi limiti è del 70%.
Esiste anche la possibilità della rinegoziazione del precedente debito, purché il soggetto sia beneficiario di credito aggiuntivo nella misura di almeno il 10% dell’importo del credito già accordato. Questo, in particolare, implica la chiusura del precedente rapporto e l’apertura di uno nuovo.
NUMERO DI DOMANDE ACCOLTE SOTTO I 25 MILA EURO
I dati che sono emersi dalle risposte ai questionari (qui le nostre analisi, ndr) hanno sùbito posto l’attenzione sul numero di domande effettivamente accettate, a fronte di quelle totali presentate dalle aziende. Dei finanziamenti fino ai 25 mila euro, si nota come solamente il 51,8 % delle domande avanzate dalle imprese sia stato preso in carico dalle banche.
Questa percentuale, però, include sia le domande erogate che quelle accolte, quindi quelle monetizzate. Molte banche, infatti, hanno fornito un dato unico che li accorpa entrambi. Ad esempio, Deutsch Bank comunica che di finanziamenti sotto i 25 mila euro ne sono stati accolti e ammessi ad erogazione 460. Poco più del 12% delle domande presentate. Banca Mediolanum 626 a fronte delle 1943 arrivate, quindi il 32%. Banca del Piemonte S.p.a. 903 sulle 1773 presentate, ovvero il 51 per cento.
Tra le banche che invece hanno differenziato le domande accolte e quelle erogate, c’è Unicredit, una delle più “virtuose” in termini di operazioni svolte. L’istituto milanese al 19 maggio vanta infatti di aver accolto il 77,7% delle richieste di finanziamento dei clienti. Di quelle accolte, il 62,2 % delle domande sono state erogate. Un dato che si colloca sopra alla media del 52% degli istituti di credito interpellati.
Le richieste di finanziamento presentate ad esempio a Banco BPM S.p.a., ai sensi dell’art. 13 del D.L. n. 23/2020, al 18 maggio ammontano a 41.432. Di queste operazioni richieste, 22.121 sono state effettivamente erogate, quindi il 53,4 %. Monte dei Paschi di Siena, invece, al 18 maggio ha preso in carico il 45,6% delle domande pervenute, di cui ne ha effettivamente erogate il 37%. Intesa San Paolo, a fronte di 149.858 domande presentate, ne ha erogate solamente il 29,7%.
NUMERO DI DOMANDE ACCOLTE SOPRA I 25 MILA EURO
Per quanto riguarda i prestiti superiori ai 25 mila euro, la percentuale di erogazione scende drasticamente. Solamente una domanda su quattro è stata accolta e monetizzata: domande presentate 48.252, domande accolte ed erogate, invece, solo 11.663 (24,1 per cento).
Intesa Sanpaolo, di 4.449 richieste di finanziamento richieste, ne ha accolte ed erogate 1.444, quindi il 32%. Ma se si vanno a vedere solo le domande strettamente erogate, il numero scende ancora di più.
A titolo esemplificativo, Monte Paschi di Siena, a fronte delle 10.305 richieste arrivate, ne ha erogate solo lo 0,03%. UBI Banca ha erogato lo 0,1 per cento dei prestiti richiesti; Unicredit lo 0,7%. Deutsche Bank 20 su 886 richieste, quindi lo 0,2 per cento.
Tra gli istituti di credito il cui numero di erogazioni si azzera, troviamo Banca Nazionale del Lavoro, Invest Banca S.p.a, Banca Mediolanum e Prader Bank.
RICHIESTE DI RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO
L’articolo 13 del dl Liquidità, al comma 1 lettera e), prevede il rifinanziamento del debito con garanzia del Fondo, “purché il nuovo finanziamento preveda l’erogazione al medesimo soggetto beneficiario di credito aggiuntivo in misura pari ad almeno il 10 per cento dell’importo del debito accordato”.
Unicredit, delle 1.811 richieste arrivate, al 19 maggio ne ha accolte il 29%. Altre 1.275, invece, sono in fase di lavorazione. Intesa Sanpaolo ne ha accolte il 14,7%; Deutsche Bank il 7 per cento.
Banca Nazionale del Lavoro, delle 11 domande pervenute, non ne ha accolta ancora nessuna. Allo stesso modo, Monte Paschi di Siena al 18 maggio non ha preso in carico alcuna delle 2.580 domande pervenute alla banca. Anche Banca Mediolanum non rileva erogazioni. Per UBI Banca, invece, i dati relativi alle richieste di rifinanziamento del debito non sono ancora disponibili.
«Ma perché c’è questa situazione? – si interroga il Senatore veronese Massimo Ferro (FI) di fronte a queste percentuali – Diciamocelo chiaramente: la norma non è chiara». Secondo Ferro, il cosiddetto “scuso penale” per chi analizza i meriti creditizi risulta necessario, e i numeri lo dimostrano. «L’analisi del merito creditizio presuppone, se non viene deresponsabilizzata, depenalizzata (usiamo un termine largo), dei tempi che chiaramente ci devono essere», prosegue il Senatore di Forza Italia.
TEMPI DI EROGAZIONE DEL PRESTITO
I tempi di lavorazione delle domande, infatti, sembrano anche loro responsabili dei numeri “esigui” riscontrati dalla Commissione. Il time to cash, ovvero il tempo medio che intercorre tra il momento in cui la richiesta dal cliente è presentata completa della documentazione e il momento dell’erogazione, si nota dalle risposte come varii da banca a banca.
Per Intesa Sanpaolo, i tempi medi di lavorazione dei prestiti “junior” (fino a 25 mila euro) sono stati di 7 giorni. Per Unicredit, invece, la media ad oggi è stata di 11 giorni. Tale valore, però, è sceso nell’ultima settimana tra i 2 e i 4 giorni. Per Monte dei Paschi di Siena, ad esempio, il tempo medio di ammissione all’erogazione è stato di 5 giorni, e si è ridotto a 3,5 dopo l’11 maggio.
Dopo questa data, infatti, è stato adottato dalle banche il sistema di invio massivo di richiesta di garanzia a MCC (Medio Credito Centrale), per le pratiche precedenti, invece, la richiesta di garanzia al Fondo avveniva «pratica per pratica». Come comunica anche la Presidente della Commissione Banche Carla Ruocco (M5S), «i tempi medi dell’iter di delibera sono passati da 6,1 giorni nel mese di aprile a 3,1 giorni per quelle del mese di maggio; mentre i tempi medi dalla delibera all’erogazione sono passati da 8,4 giorni da aprile a 5,8 per quelle perfezionate a maggio».
Il tempo medio di erogazione per i prestiti superiori ai 25 mila euro, invece, tende ad aumentare, attestandosi, come per Unicredit, a 7, 8 giorni lavorativi. Intesa Sanpaolo impiega 11 giorni per trattare i finanziamenti “senior”; Banco BPM opera in media in 8 giorni e mezzo e UBI Banca tra i 10 e i 25 giorni, in base alla complessità della pratica. Per ICCREA, invece, i tempi stimati di lavorazione arrivano anche a 30 giorni.
In futuro però, i tempi di erogazione per molti istituti di credito potranno ridursi. Infatti, nelle risposte al quesito n. 5 del questionario – “Quali sono stati, in media, i tempi di lavorazione e quale la stima futura dei tempi medi di lavorazione per le domande” – si nota come molte banche prevedano di ridurre i tempi di lavorazione con le nuove disposizioni in materia di richieste di garanzia al Fondo centrale di Garanzia per le Pmi.
Nella risposta di Banca Macerata S.p.a., ad esempio, si legge che i “tempi per le future lavorazioni possono essere stimati in 3 giorni lavorativi”, a fronte dei 6 giorni odierni. Per altri istituti di credito, invece, come GBM Banca, “la stima futura dei tempi medi di lavorazione ad oggi resta invariata”.
Altri ancora, come Banca Galileo S.p.a., sostengono che “i tempi di erogazione sono comprimibili qualora il perfezionamento della documentazione contrattuale di erogazione avvenga in tempi più ristretti da parte del cliente”. Quella dei documenti richiesti dalle banche, però, è una questione che tratteremo nei prossimi articoli.