Decreto Liquidità: video cronaca audizione Ad Sace Pierfrancesco Latini, Commissione d’inchiesta Banche insoddisfatta delle risposte

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Oggi, all’interno del ciclo di audizioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, è intervenuto Pierfrancesco Latini, amministratore delegato di Sace, per esporre il ruoloi che il Governo ha affidato a Sace S.p.a. attraverso il Decreto Liquidità dell’8 aprile scorso. Tra i membri della Commissione, ricordiamo, sono presenti i deputati veneti Alvise Maniero (M5S), Massimo Bitonci (Lega), il vicentino Pierantonio Zanettin, Massimo Ferro (Forza Italia) e l’altro pentastellato Raphael Raduzzi.

Riguardo al D.L. Liquidità, sono state raccolte numerose segnalazioni dalla Presidente della Commissione Carla Ruocco (M5S) in merito alle garanzie che dovranno essere concesse alle imprese. Sace, infatti, ha il compito di garantire l’erogazione di prestiti superiori ai 5 milioni di euro alle medie e grandi imprese, mentre per prestiti inferiori è coinvolto il Fondo centrale di garanzia che fa capo a Medio Credito Centrale. Tuttavia, alcuni esponenti della Commissione nella scorsa seduta (29 aprile, audizione del Dirigente del sistema bancario Stefano Cappiello) hanno espresso dubbi riguardo al coinvolgimento di Sace nella gestione dei prestiti, dal momento che la società non ha mai ricoperto prima d’ora un ruolo analogo a quello affidatogli dal Governo.

L’audizione dell’Ad Latini ha quindi voluto chiarire alla Commissione le nuove funzioni e il processo operativo che verranno adottati per erogare i prestiti: «Il Decreto prevede che Sace possa concedere, fino al 31 dicembre 2020, garanzie contro-garantite dallo Stato sui finanziamenti destinati alle attività economiche italiane danneggiate dal Covid 19». Le funzioni aggiunte a Sace, oltre a quella originale di sostenere l’export attraverso coperture assicurative, sono la creazione della piattaforma “Garanzia Italia”, che gestirà in modo prevalentemente automatico le richieste, e un sistema di assistenza post-crisi.

Il portale Garanzia Italia, specifica Latini, prevede una procedura semplificata per le imprese con fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro o con numero di dipendenti in Italia fino a 5.000, per finanziamenti di importo inferiore a 375 milioni di euro. «Ovvero, la maggior parte delle operazioni» spiega. E questa procedura, gestita in automatico dal portale, si divide in quattro fasi: la domanda alla banca, il processo istruttorio che verifica la conformità dell’azienda, la fornitura di un codice identificativo unico e, infine, l’erogazione. Una procedura ordinaria, invece, è riservata alle imprese che superano le soglie previste per quella semplificata.

Questi passaggi, continua l’Ad di Sace, hanno il compito di verificare lo stato di idoneità dell’impresa che fa la domanda. Il controllo si divide a sua volta in due fasi. L’acquisizione dell’autocertificazione antimafia e, in un secondo momento, la verifica del profilo dell’impresa attraverso la Banca dati nazionale antimafia (Bdna). Queste misure di sicurezza, oltre a prevedere un tracciamento dei finanziamenti post erogazione, fanno parte delle precauzioni prese da Sace in coordinamento col Ministero dell’Interno.

Non tutte le imprese, però, avranno accesso a questi finanziamenti. Aziende con un credito già deteriorato, prima del 29 febbraio, non avranno infatti possibilità di accedere alle garanzie Sace. Inoltre, il credito erogato non potrà superare il 25% del fatturato generato dall’azienda in Italia e il mutuo contratto con la banca dovrà essere estinto entro 6 anni.

Limitazioni, queste, già criticate dai parlamentari della Commissione nelle scorse audizioni sul decreto liquidità.

In particolare, il senatore Bagnai (Lega) avverte che «sarà difficile rispettare parametri economici e finanziari del contratto in una situazione come quella che abbiamo descritto», riferendosi alla mancata sospensione dei bond covenant da parte di Sace. La sospensione, sostiene il senatore leghista, eviterebbe alle aziende il rischio di inadempienze contrattuali.

«Credo ci siano delle scappatoie per le banche per chiedere interessi alti. Qualcuno ha rilevato che i tassi dei finanziamenti stanno crescendo» fa notare Daniele Pesco (M5S). E, ancora, De Bertoldi (FdI) chiede quante pratiche riferibili alla procedura semplificata siano giunte per il momento dal sistema bancario.

Ma le risposte che arrivano a queste richieste appaiono evasive e insufficienti per la Commissione. Molte delle segnalazioni provenienti dai membri della Commissione, evidentemente, non sono state ancora prese in considerazione dai vertici di Sace. Ad esempio, intervenendo sulla domanda di Pesco, Latini spiega come i tassi di interesse per la liquidità concessa (sarebbe meglio dire “prestata”) non siano ancora stati definiti a livello centrale, ma che al momento si ispirino solo al principio della concorrenza tra banche, meccanismo che dovrebbe agire come unico “calmiere” sul loro livello. «Non abbiamo rilevato elementi di attenzione a questo punto in termini di tassi praticati e tassi praticabili» ammette.

Ma un po’ per il tempo che stringe, un po’ per l’insoddisfazione di deputati e senatori presenti, interviene Carla Ruocco. «Delle risposte la Commissione non è soddisfatta» lo interrompe la Presidente, invitando l’Ad di Sace a fornire risposte più puntuali per iscritto.

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