Per fare il punto sulle sue audizioni precedenti sulla gestione del Decreto Liquidità giovedì 7 maggio si è riunita la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, presieduta da Carla Ruocco (M5S) e composta anche da cinque deputati veneti: il pentastellato veneziano Alvise Maniero, il collega del M5S Raphael Raduzzi, nato a Bressanone e cresciuto a Cadoneghe, il padovano Massimo Bitonci (Lega), il vicentino Pierantonio Zanettin e il veronese Massimo Ferro (Forza Italia).
Il primo ciclo di audizioni ha visto gli interventi della Task Force istituita per la liquidità del sistema bancario nell’emergenza sanitaria Covid, tra cui quelle del dott. Giovanni Sabatini (Abi), dell’Ad di Mediocredito centrale Bernardo Mattarella, di Stefano Cappiello, Dirigente Generale del Sistema Bancario e Finanziario - Affari Legali del Ministero dell'economia e delle finanze, e dell’Ad di Sace Pierfrancesco Latini.
Mentre per il 13 maggio è attesa l’audizione della dott.ssa Laura Aria, Direttore generale per gli incentivi alle imprese del Ministero dello Sviluppo Economico, abbiamo chiesto all’on Pierantonio Zanettin, unico componente vicentino della Commissione, come proseguiranno i lavori.
Le audizioni fin qui svolte non hanno lasciato del tutto soddisfatti i componenti della commissione, in particolare per quanto riguarda le modalità con cui gli istituti di credito stanno provvedendo ad erogare i finanziamenti alle imprese.
Continuano, anche dal nostro territorio, a pervenire lamentele sui criteri, troppo restrittivi, applicati da qualche banca in violazione della ratio legis.
La Commissione ha quindi deciso di procedere ad un nuovo ciclo di audizioni con le rappresentanze delle banche territoriali, le Bcc e le Popolari residue.
Il capogruppo di Forza Italia senatore Massimo Ferro ha chiesto l’audizione anche di Intesa, Unicredit e MPS.
Cosa chiederete alle banche?
Faremo precedere le audizioni all’invio a ciascun istituto di credito di un questionario con domande sui principali punti critici fin qui emersi.
Come noto le questioni più controverse riguardano l’applicazione dell”art 13, comma 1, lett. m del decreto (qui il testo, ndr), per le domande di finanziamento fino a € 25.000,00,
Molte banche applicano erroneamente quanto sancito alla lettera g dello stesso comma, che esclude la concessione del fido alle imprese che presentano esposizioni classificate come “sofferenze”, anche se, a mio giudizio, tale previsione è espressamente esclusa per i finanziamenti fino a € 25.000 euro.
E’ una pratica scorretta, che vorrei fosse chiarita definitivamente.
Vogliamo inoltre approfondire l'entità dei tassi di interesse applicati dagli istituti di credito alla clientela sui finanziamenti concessi con la garanzia pubblica.
E sul fronte della documentazione richiesta sempre per i prestiti fino a 25.000 euro?
Tra i temi, che nel confronto con le banche bisognerà chiarire una volta per tutte, c’è quello della documentazione fiscale da allegare, se esclusivamente i bilanci approvati, necessariamente risalenti al 2018, o anche le dichiarazioni Iva per il 2019 attestanti l’ultimo fatturato documentabile rispetto al quale andrebbero valutati i danni subiti ad inizio 2020. Continuano, infatti, a giungermi segnalazioni di richieste che non paiono in linea con il dettato normativo e con lo spirito della norma
Il lavori della Commissione procederono parallelamente alla conversione in legge dello stesso decreto liquidità. Si prevedono novità?
Questa settimana è scaduto il termine per il deposito degli emendamenti.
Ne sono stati presentati oltre 2.000, tra maggioranza ed opposizione.
Auspico che il testo originario del decreto possa essere modificato, chiarendo proprio quei punti controversi segnalati dalla nostra commissione.
Personalmente ho depositato alcuni emendamenti in materia di rinegoziazione degli affidamenti.
La ratio del decreto del Governo è quella di immettere nuova liquidità nel sistema.
Bisogna evitare che le banche impongano alla clientela di riconvertire i fidi già concessi senza garanzie in un fido garantito dallo Stato.
Per questo ho proposto di aumentare dal 10% al 30% la percentuale minima di credito aggiuntivo prevista dal testo del decreto.
Cambierà qualcosa rispetto ai numerosi ostacoli frapposti finora proprio dalle banche più piccole, quelle territoriali, più lente e meno ispirate alla comprensione delle necessità di chi vuole ripartire rispetto agli istituti più grandi, generalmente più accusati di lontananza dal cliente?
Lo possiamo per ora solo sperare affidando le speranze agli emendamenti presentati e a una maggiore sensibilizzazione di chi nega anche questo garantito al 100% dallo Stato e... dall'impegno di chi aspetta almeno quei prestiti, invece dei più necessari e giusti finanziamenti a fondo perduto, per non morire in prima persona e far di conseguenza morire l'economia.
Serve un atto d'amore delle banche, ha detto il premier Conte; noi propenderemmo per un atto di imperio più deciso visto che un Decreto del presidente do Consiglio dei Ministri fa fatica in molti casi ad essere applicato non con un improbabile sentimento d'amore ma con un doveroso rispetto delle leggi.
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