Di seguito il testo dell’intervento in aula del deputato di Forza Italia Pierantonio Zanettin
Oggi viene all’esame del Parlamento l’ennesimo decreto-legge di questa fallimentare stagione politica, accompagnato dall’ennesima fiducia posta dal Governo giallorosso. Va ricordato che questo decreto è stato voluto dal Ministro Bonafede, per porre rimedio alle tante, troppe, scarcerazioni, conseguenti alla circolare del DAP del 21 marzo 2020, alle polemiche che ne sono scaturite e che hanno portato, tra l’altro, anche alle dimissioni del capo del DAP, dottor Basentini. Ma il rimedio proposto è stato forse peggiore del male. Innanzitutto non ha riportato in carcere il boss Zagaria, dalla cui scarcerazione tutto è cominciato.
Poi il decreto fa acqua da tutte le parti: è palesemente incostituzionale e già diversi magistrati di sorveglianza, con motivate ordinanze, lo hanno impugnato avanti la Suprema Corte per vizi relativi sia alla lesione del diritto di difesa sia all’ingiustificata distinzione tra reati gravi e meno gravi. Ma di questo parlerà più tardi il collega Sisto in occasione della pregiudiziale di costituzionalità.
Il decreto ha coinciso però soprattutto con la violenta polemica tra il Ministro Bonafede e il dottor Di Matteo: polemica che non accenna a placarsi e che, anzi, si arricchisce di settimana in settimana di nuovi episodi. Uno scontro che sta lasciando scorie profonde all’interno del Governo e dello stesso MoVimento 5 Stelle.
Il Ministro Bonafede è ormai sotto attacco anche del collega di partito, senatore Morra, presidente della Commissione antimafia. Faccio rilevare a quest’Aula che la settimana scorsa, nel corso della propria audizione in Commissione antimafia, il dottor Di Matteo ha lanciato un’accusa gravissima. Ha, infatti, insinuato il dubbio che se lui non avesse telefonato in diretta a Giletti e alla trasmissione Non è l’Arena, l’ondata di scarcerazioni a cui l’odierno decreto vorrebbe porre rimedio – cito parole testuali – sarebbe continuata all’infinito: una insinuazione davvero grave a cui il Ministro sarebbe bene replicasse esplicitamente. Potrà farlo certamente in Commissione antimafia, dove mi risulta essere stata richiesta la sua audizione, ma credo sarebbe opportuno lo facesse anche nel dibattito odierno relativo al decreto in esame.
Davvero, signor Ministro, il decreto è il frutto del grido di allarme del dottor Di Matteo e, se questo allarme non fosse stato lanciato, le scarcerazioni sarebbero proseguite all’infinito? A questa inquietante domanda va data con somma urgenza una risposta istituzionale.
Per questo vorrei invitare – suo tramite, onorevole Presidente – il signor Ministro a chiarire in quest’Aula con il suo intervento, nell’ambito della discussione del decreto, i dubbi sollevati dal dottor Di Matteo che non possono rimanere tali e necessitano di un chiarimento definitivo. Quella tra il Ministro Bonafede e il dottor Di Matteo è peraltro una polemica assai imbarazzante anche sul piano istituzionale. Il dottor Di Matteo, infatti, non è soltanto un importante magistrato antimafia ma è attualmente un autorevole componente del Consiglio superiore della magistratura, un organo questo a sua volta travolto da uno scandalo senza precedenti. Da oltre un anno l’affaire Palamara si sta allargando senza alcun freno. Ogni giorno i quotidiani dedicano pagine su pagine alla trascrizione delle chat, alla delegittimazione reciproca tra magistrati, a polemiche violentissime. Il discredito che ne consegue all’intero corpo della magistratura è senza precedenti, con rischi gravissimi, io credo, anche per il nostro assetto democratico.
L’opinione pubblica è sconcertata: come può credere all’obiettività e all’imparzialità dei magistrati se questi per primi, da mesi, ogni giorno – anche oggi la rassegna stampa non fa eccezioni – tra loro si gettano fango addosso?
In un quadro così drammatico trovo davvero imbarazzante ed insopportabile l’inerzia del Ministro Bonafede. In oltre un anno indignazione a parole, tantissime chiacchiere, propositi di svolta proclamati a gran voce e in tutte le salse ma nessun risultato concreto. Il Ministro sembra paralizzato: è sopravvissuto a stento alla mozione di sfiducia individuale ma per il resto è incapace di prendere decisioni davvero risolutive anche perché la sua maggioranza è sempre più divisa al suo interno e lui è ormai contestato apertamente anche all’interno del MoVimento 5 Stelle.
Entro il 31 dicembre 2019 doveva essere varata la riforma epocale della giustizia ma di essa si sono perse le tracce. Il CSM per tentare di recuperare una credibilità perduta attende una riforma che non arriva. Pare, inoltre, che il progetto governativo sarà affidato a un disegno di legge: conosciamo tutti in quest’Aula i tempi biblici dei disegni di legge. Tra due anni si dovrà eleggere il nuovo Consiglio superiore della magistratura e, se le cose continuano ad andare avanti così, non è escluso che si andrà con la stessa legge di oggi.
Per parte nostra, Forza Italia ha depositato una proposta di legge che ha lo scopo di tagliare una volta per tutte le unghie alle correnti: si tratta del sorteggio temperato per renderlo coerente all’articolo 104 della Costituzione in linea con le nostre posizioni di sempre. Il Ministro Bonafede ha invece in mente un sistema basato su collegi piccoli al ballottaggio ma un sistema siffatto renderà più forti le correnti, anziché penalizzarle. Del resto, lo stesso Ministro all’inizio della discussione era d’accordo con il sorteggio ma poi ha cambiato idea dopo che l’ANM ha dato il via libera al famigerato blocco della prescrizione. Bonafede ha accettato quindi un compromesso al ribasso che non gli ha fatto certamente onore.
In questo contesto di ammuina, francamente mi stupisce il ruolo assunto dal Presidente Mattarella che stimo come persona seria. Da oltre un anno cerca di salvare il salvabile e in ogni occasione ammonisce Governo e maggioranza sulla necessità di far recuperare credibilità alla magistratura e al CSM ma nel frattempo non succede niente. Mi chiedo fino a quando potrà accettare di essere parte di questa melina?
Per parte nostra, come sempre, come opposizione responsabile, siamo pronti ad avanzare le nostre proposte. Tante, troppe volte il Premier Conte invita alla collaborazione l’opposizione ma finora le sue sono state parole al vento: sulla giustizia certamente si potrebbe lavorare insieme. La nostra proposta è partire da due temi sui quali il confronto è possibile: la separazione delle carriere e il sorteggio dei componenti togati del CSM, ovvio però che, se per l’ennesima volta, ci fossero sbattute le porte in faccia, saremo costretti nostro malgrado a trarne le conseguenze
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