(Adnkronos) – Sette Paesi dell’Ue, cinque dei quali membri dell’Eurozona, si avviano ad essere sottoposti alla procedura per deficit eccessivo. Tra i sette, come ampiamente atteso, ci sono Italia e Francia. La Commissione europea ha preparato un rapporto ex 126.3 per 12 Stati membri per valutare il rispetto del parametro del 3% nel rapporto deficit/Pil: Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Spagna, Francia, Italia, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Finlandia. Nella valutazione si tiene conto dei fattori rilevanti indicati dagli Stati membri nel caso in cui il loro rapporto debito pubblico/Pil sia inferiore al 60% del Pil o il loro disavanzo sia valutato vicino al valore di riferimento del 3% e temporaneo. Per la Commissione, è “giustificata” l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo basata sul deficit per sette Stati: Belgio, Francia, Italia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. La relazione ex articolo 126.3 è solo il primo passo verso l’apertura delle procedure. Dopo il parere del Comitato economico e finanziario, la Commissione intende proporre al Consiglio di avviare procedure per disavanzo eccessivo basate sul deficit per questi Stati membri nel luglio 2024. Nell’ambito del pacchetto autunnale del semestre europeo la Commissione proporrà al Consiglio raccomandazioni volte a porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo. I Paesi sotto procedura diventeranno dunque otto, poiché la Romania, in procedura per deficit dal 2020, vi rimane, dato che non ha adottato misure efficaci per correggere questa situazione. Conti pubblici, Ue: “Alto rischio debito a medio termine, 168% Pil nel 2034” L’analisi della sostenibilità del debito pubblico dell’Italia “indica rischi elevati” nel medio termine. Il rapporto debito pubblico/Pil, secondo lo scenario di base, “aumenta costantemente”, toccando circa il 168% nel 2034, si legge nel rapporto della Commissione europea. La traiettoria del debito “è sensibile agli shock macroeconomici”. Secondo le proiezioni stocastiche, che simulano una vasta gamma di possibili temporanei shock alle variabili macroeconomiche, “c’è un’alta probabilità che il rapporto debito/Pil sia più alto nel 2028 che nel 2023”. Per la Commissione, i fattori che aumentano il rischio sono legati alla quota del debito pubblico italiano a breve termine. Mitiga il rischio, per contro, il fatto che una quota maggioritaria del debito pubblico sia detenuta da creditori nazionali. Inoltre, altro fattore positivo, il debito pubblico è completamente denominato in euro, cosa che esclude i rischi di cambio. La posizione di investimento netta positiva del Paese mitiga ulteriormente i rischi per i conti pubblici. Inoltre, per la Commissione le riforme strutturali e gli investimenti nell’ambito del NextGenerationEu, se pienamente attuati, potrebbero avere effetti positivi sulla crescita del Pil nei prossimi anni. L’attuazione di riforme e investimenti inclusi nel Piano di ripresa e resilienza dell’Italia sono in corso, ma servono “maggiori sforzi” per “completarli nei tempi” previsti. Nel caso di Francia e Italia, “gli squilibri fiscali e i rischi per la sostenibilità dovrebbero essere ridotti attraverso il rispetto delle traiettorie fiscali definite nei piani a medio termine nel quadro di governance economica riformato, coerenti con la procedura per deficit eccessivo”, ha sottolineato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, in conferenza stampa a Bruxelles. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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