È stata una conquista epocale dell’umanità, anche se non ancora valida in tutto il mondo, quella del suffragio universale: il principio secondo il quale tutti i cittadini e tutte le cittadine, in genere maggiorenni senza restrizioni di alcun tipo economico e culturale e altre quali ceto, censo, etnia, grado di istruzione, orientamento sessuale e genere, possono esercitare il diritto di voto e partecipare alle elezioni politiche, amministrative e ad altre consultazioni pubbliche, come i referendum.
Generalmente viene considerata come data iniziale del suffragio universale, quindi maschile e femminile, quella del 1893, quando la Nuova Zelanda lo introdusse come primo Stato al mondo.
Se per quanto riguarda il suffragio femminile, si legge su Wikipedia, ci sono stati almeno due precedenti (durante la cosiddetta Epoca della libertà svedese, tra il 1718 ed il 1772 e nella Repubblica di Corsica tra il 1755 ed il 1769) e se inoltre la Francia nel 1792, dopo la Rivoluzione francese, introdusse il suffragio universale anche se per un periodo di tempo brevissimo e in Russia fu introdotto nel 1917 a seguito della rivoluzione di febbraio e riconfermato dalla Costituzione sovietica del 1918, l’Europa si mosse su questa strada nel corso dell’Ottocento: da un suffragio ristretto – per la maggior parte dei casi attribuito ad una porzione della popolazione in base a criteri censitari o relativi all’istruzione – si passò via via al suffragio universale.
Solo dal 1945 in Italia il suffragio universale diventa effettivo e stabile mentre sempre nel XX secolo, a partire dagli anni novanta, è stato riconosciuto in quasi tutto il mondo, eccetto che in alcuni gruppi di paesi musulmani e in Città del Vaticano.
Ma oggi è ancora valido il sinonimo democrazia – suffragio universale?
L’argomento è ostico da affrontare anche perché si rischia di scatenare guerre ideologiche contro chi, proponendo di iniziare a discuterne, verrebbe accusato per lo meno di oscurantismo.
Ma questa discussione è imposta sempre di più fatti ed esempi di cronaca di respiro più o meno ampio, che poi diventeranno storia, come
- il voto per la Brexit affidato “democraticamente” a tutti ma con gli effetti di possibili e non calcolati sconvolgimenti globali che sono davanti agli occhi di tutti;
- nella Cgil i voti della categoria dei pensionati, che sarebbe automaticamente maggioritaria sempre e comunque, vengono pacificamente pesati al 25% dei loro valori numerici proprio in nome di una rappresentatività che non si giudica più solo su base numerica;
- il Movimento 5 Stelle affida sue decisioni fondamentali a poche decine di migliaia di iscritti alla sua piattaforma Rousseau e non a un numero consistente ma pur sempre non maggioritario di suoi simpatizzanti come nel caso delle primarie del Pd.
Altri casi di democrazia attuata non col 50% + 1 dei voti degli aventi diritto sono sempre più frequenti e valga per tutti il paradosso che se Churchill non avesse deciso di persona, sia pure sulla base del consenso che lo aveva portato a ricoprire la carica di primi ministro, ma avesse sottoposto a voto popolare la scelta tra continuare la guerra alla Germania nazista oppure optare per la pace forse oggi questo articolo non potremmo neanche pensare di scriverlo sotto il… nazifascismo imperante.
E allora si cominci a ragionare sul principio del suffragio universale magari iniziando a chiedersi quali sono le ragioni che oggi lo rendono sempre meno affidabile tanto più che cresce nel mondo il numero di chi non vota pur potendo farlo rispetto a chi ancora continua ad assumersi la responsabilità di contribuire col suo voto alle scelte della comunità di cui fa parte.
Tra queste ragioni possibili di svuotamento della forza del suffragio universale, tre, intanto, ci sembrano fondamentali
- il decadimento della scuola come prima fucina formativa della capacità di ogni individuo di capire e decidere
- lo svilimento, parallelo, del ruolo della stampa sempre più orientata a condizionare le scelte dei suoi fruitori piuttosto che a fornir loro le informazioni sugli avvenimenti e sul loro backstage che poi li aiuterebbero ad elaborare le proprie scelte
- lo scadimento della politica, che, non a caso, su scuola e informazione influisce e che, invece di elaborare un disegno di società, su cui cercare il consenso per un futuro migliore per le comunità di riferimento, si limita a registrare e cavalcare le esigenze primordiali del momento avendo come unica prospettiva la raccolta del maggior numero di voti per esercitare un potere senza futuro perché privo di una visione, questa sì, universale.
Se le dittature sono storicamente caratterizzate dall’assenza, militarizzata, del voto o, per contrasto, da voti oceanici (basati su scuola, stampa e politica di regime), non sarà un concetto di suffragio universale non aggiornato e mantenuto privo dei mezzi per potersi compiutamente realizzare a consentirci di godere a lungo della democrazia.