Denuncia cibo marcio in comunità a Verona e le strappano i figli, avvocato Miraglia: «pura vendetta, non esiste solo Bibbiano»

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Cibo in mensa
Cibo in mensa

La “colpa” di una donna che vive in comunità con i suoi tre figli a Verona – scrive l’avvocato Francesco Miraglia nella nota che pubblichiamo e che è stato minacciato di querela dal Comune di Verona per diffamazione – è stata quella di rivelare pubblicamente che veniva loro propinato cibo scaduto. E la punizione è stata terribile: mercoledì mattina le hanno portato via i figli, per portarli chissà dove. Degli operatori si sono presentati al mattino presto, hanno preso con la forza i bambini per caricarli su un furgone e portarli “in ambiente etero-familiare senza la madre”, senza dirle dove né quando avrebbe potuto rivederli.

Hanno cercato di spiegarle, mentre caricavano i bambini nel pulmino, che questo era un intervento di aiuto. Ma quale aiuto può essere il sottrarre dei bambini a una mamma con l’accusa, falsa, di maltrattamento? Anzi, erano loro ad essere maltrattati dalle operatrici della comunità, come la donna ha denunciato nei giorni scorsi.

«Ha osato alzare la testa ed è arrivata la punizione, la vendetta contro di lei» asserisce l’avvocato Francesco Miraglia, cui la donna si è rivolta. «Il Comune ha mostrato ancora una volta che esiste un “sistema Verona”, fatto di allontanamenti facili, anche con sfumature di cattiveria ingiustificate, e arroganza, tanta, da parte degli assistenti sociali e anche dei politici che amministrano la città. A Verona oltre a non poter avere bisogno di aiuto ed essere fragili, perché altrimenti ti vedi allontanato dai tuoi figli, devi pure tacere, perché appena denunci le ingiustizie di cui sei vittima, la vendetta ti cala addosso implacabile. Ora più che mai mi rivolgo alle istituzioni superiori: intervenite a Verona, perché non esiste solo Bibbiano».

Questa mamma con i suoi tre figli è alloggiata da giugno nella comunità Mamma Bambino di Verona, dove le cose non vanno certo bene. Come lei stessa ha denunciato, è capitato che si fosse allontanata dalla comunità per lavoro e quando è rientrata ha scoperto che i bambini erano stati rinchiusi da soli dentro la stanza così non ”disturbavano”, senza un adulto che controllasse che non si facessero male, lasciati a piangere disperati. E le operatrici non erano certo amorevoli con loro, ma li strattonavano violentemente per obbligarli a riordinare. «Ma la “colpa” più grande commessa da questa madre è stata denunciare pubblicamente che nella comunità veniva servito cibo scaduto» prosegue l’avvocato Miraglia. «E ancora una volta i Servizi sociali veronesi, invece di chiedere scusa, invece di intervenire a sistemare le cose, con un atto di forza si sono vendicati, punendola con quanto di peggio si possa fare a una madre: strapparle i propri figli».

Avvocato Francesco Miraglia