Su chi avrebbe reso possibile, ineluttabile?, che una spada di Damocle pendesse sugli indennizzi per i risparmiatori azzerati dalle banche venete e non solo, istituiti nell’ambito della legge di bilancio, Carlo Di Foggia oggi su Il Fatto Quotidiano (nella foto di copertina primo “lancio di ieri) offre un indizio molto più chiaro delle varie indiscrezioni precedenti.
Indennizzi sotto esame Commissione UE
Dando conto, infatti, delle voci montanti sulla possibile, e drammatica, bocciatura della norma, attesa da anni, da parte della Commissione europea, Di Foggia scrive (di seguito tutto l’articolo*): «Bruxelles si è mossa e conferma che “è in corso una discussione sul tema. Col rischio di una possibile bocciatura. Mentre al Tesoro la linea è, in sostanza, riassumibile con “gliel’avevamo detto”.».
Indizi sul problema
Ma dov’è il preciso indizio su chi sarebbe il responsabile di questa catastrofe, che vedrebbe soccombere anche centinaia di migliaia di risparmiatori di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca?
È in questo passaggio dell’articolo di Carlo Di Foggia che precisa il “ve l’avevamo detto” di prima rivolto ai politici: «Al Tesoro i tecnici avevano scritto una norma che consideravano “difendibile” anche in sede europea, ma poi i partiti “ l’hanno fatta riscrivere a una minoranza di associazioni”, dicono da via XX Settembre….».
Il ruolo di Arman e di Ugone
Non è difficile per noi, che seguiamo le vicende delle due banche fin da agosto 2010 dal luogo del delitto, in primis quello della BPVi di Gianni Zonin, passare dall’indizio siglato Di Foggia all’individuazione delle manacce, altro che “manine”, responsabili del misfatto se il documento di allarme del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera che illustra Di Foggia trovasse, poi, riscontro in una bocciatura finale del provvedimento.
Chi ha pubblicamente più volte e su vari media reso noto, dileggiando le associazioni coordinate da Patrizio Miatello e assumendosene all’epoca i meriti, che ora diventerebbero tragiche responsabilità, di aver a lungo lavorato insieme ai propri “esperti” con i collaboratori al Mef di Alessio Villarosa è l’avv. Andrea Arman, candidato per il
M5S di Luigi Di Maio alle ultime politiche e che ha operato per conto del Coordinamento Banche di don Enrico Torta, di cui è presidente, e in stretta connessione con Luigi Ugone, presidente di Noi che credevamo nella BPVi e dichiaratamente vicino alla Lega di Matteo Salvini. e, in città, al sindaco Francesco Rucco.
La palla va a Giuseppe Conte
Noi ci auguriamo, in primis, che il tutto, venuto alla luce anche grazie alle “carte” in possesso del collega Carlo Di Foggia, venga risolto positivamente dal professionalmente esperto premier Giuseppe Conte, che è avvocato e docente di vaglia e che vogliamo confidare che abbia inserito la “partita” degli indennizzi” in quella ben più ampia della manovra concordata con la UE.
Ognuno, quindi, torni a pensare ai risparmiatori, magari anche a coloro, decine di migliaia, che ora hanno debiti formalmente inesigibili , come denunciato da Alfredo Belluco di ConfederContribuenti, collegati alle azioni azzerate e in mano alla SGA, senza fare a gara su chi è il più bravo in una lotta che, se condotta unitariamente, avrebbe portato forse a risultati migliori e di sicuro a non sollecitare ulteriormente le coronarie delle vittime.
Nebbie da dissolvere per Di Maio e Salvini
Confidiamo anche nel fatto che i due vice premier vogliano smentire nei fatti e con la guida di Conte le (infamanti?) voci di corridoio, diffuse tra i banchi dell’opposizione, che li vedrebbero addirittura come suggeritori, tramite le associazioni di cui sopra, di un testo poi da far bocciare per utilizzare la bocciatura come arma di assalto elettorale all’attuale UE.
Perché, ora che è noto che sarebbe stato messo in guardia sui punti critici della legge sugli indennizzi da Alessandro Rivera & c., uomo forte del sistema e presidente di SGA spa da agosto 2017, «la vicenda del rischio che la Commissione europea possa bloccare i rimborsi ai cosiddetti “truffati dalle banche” contestando l’aiuto di Stato illegittimo – come scrive Carlo Di Foggia – rischia di mettere in serio imbarazzo il governo. E con esso di far salire la rabbia di 300 mila persone…»
Il patrimonio di BPVi e Veneto banca in Lca “girato” dallo Stato ad Intesa
Tra queste ci sono centinaia di migliaia di risparmiatori, con le loro famiglie, di BPVi e di Veneto Banca che, dopo che il governo precedente ha (s)venduto a un misero e ridicolo, se non fosse tragico, euro le due ex Popolari, neanche potrebbero trovare e, quindi, provare a recuperare i loro soldi nel patrimonio residuo delle due banche in liquidazione.
Pier Carlo Padoan e soci, infatti, pensarono bene, col famigerato dl 99 del 25 giugno 2017, di anticipare circa cinque miliardi a Intesa Sanpaolo con delle valutazioni numeriche (oltre che politiche) a dir poco discutibili ma, peggio, addebitarono alle due Popolari in Lca, che dovranno restituire allo Stato quei miliardi di patrimonio dei soci, il finanziamento, quello sì di Stato.
Così ci viene detto da non pochi legali che hanno intenzione, come Sergio Calvetti, che rappresenta circa 8.000 soci delle due banche, di impugnare il dl 99 per incostituzionalità.
Il precedente governo è stato tanto scudisciato, a ragione, da quello attuale del cambiamento, perché è responsabile, politicamente o forse di più, anche di certe decisioni prese nella notte tra il 25 e il 26 giugno e fatte firmare in pochi minuti dai neo commissari liquidatori.
Il “cambiamento” e i brividi
Ma il governo del cambiamento non può ora dimostrarsi peggiore del precedente nel tutelare il “popolo” di fronte al sistema o, peggio, incapace di farlo o anche di aver cinicamente premeditato o assecondato le associazioni di cui sopra.
Non ci vogliamo neanche pensare anche se siamo testimoni diretti di due frasi di due esponenti di livello di M5S e Lega, che riavvolte ora dalla memoria, ci fanno venire i brividi…
LA POLEMICA
Truffati delle banche, i dubbi Ue sui rimborsi
ETRURIA & C. – TREMANO 300 MILA EX AZIONISTI DI ETRURIA& C. ASSOCIAZIONI FURIOSE: “IL GOVERNO CHIARISCA”
di Carlo Di Foggia
Bruxelles si è mossa e conferma che “è in corso una discussione” sul tema. Col rischio di una possibile bocciatura. Mentre al Tesoro la linea è, in sostanza, riassumibile con “gliel’avevamo detto”. La vicenda del rischio che la Commissione europea possa bloccare i rimborsi ai cosiddetti “truffati dalle banche” contestando l’aiuto di Stato illegittimo rischia di mettere in serio imbarazzo il governo. E con esso di far salire la rabbia di 300 mila persone.
Breve riassunto. Ieri il Fatto ha rivelato un documento inviato dagli uffici di diretto riporto del direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera a quelli legislativi del ministero. È il 16 dicembre e i tecnici stroncano la modifica decisa da Lega e M5S sul ristoro ai truffati. In manovra il governo ha previsto un fondo pubblico da 500 milioni l’anno fino al 2021 per indennizzare i 300 mila ex azionisti e obbligazionisti di Banca Etruria, Marche, Carife e Carichieti, mandate in “risoluzione” dal governo Renzi a fine 2015 e delle due popolari venete. Dopo le richieste delle associazioni dei “truffati”, spaventati dalla trafila burocratica, la prima versione viene modificata, eliminando l’obbligo per chi chiede l’indennizzo di dimostrare di aver subito una vendita di titoli scorretta (misselling) con una sentenza del giudice o dell’arbitro finanziario Consob. L’indennizzo di fatto diviene generalizzato sulla base dell’assunto che c’è stata una “violazione massiva” delle norme a tutela dei risparmiatori. Il ristoro viene allargato anche a Onlus e microimprese.
Nel parere i tecnici di Rivera stroncano le modifiche. Consentire l’accesso anche a persone non fisiche, annota, porterà “con ogni probabilità a una procedura di infrazione europea”, Idem per l’indennizzo generalizzato “incompatibile con i limiti imposti dalla normativa Ue”. I tecnici avvisano che sarà impossibile erogare i rimborsi senza l’ok dell’Ue, visto che si rischia l’accusa di danno erariale. Il testo, avvisano, “andrà sottoposto di nuovo alla Commissione”, che nella prima versione “non aveva fatto pervenire osservazioni” critiche. Una specie di silenzio assenso.
Stavolta, invece, pare diverso. Da Bruxelles confermano al Fatto che “su questa materia è in corso un dialogo con il governo”. Al momento una decisione non è stata presa. Al Tesoro la attendono, ma traspare il nervosismo. La versione è che i rilievi dei tecnici sono stati superati “dalla decisione politica di Lega e M5S di andare avanti”. Al Tesoro i tecnici avevano scritto una norma che consideravano “difendibile” anche in sede europea, ma poi i partiti “ l’hanno fatta riscrivere a una minoranza di associazioni”, dicono da via XX Settembre.
Finora Bruxelles ha autorizzato l’indennizzo a investitori truffati, purché piccoli e danneggiati da banche finite in dissesto. Sempre, però, con una sentenza del giudice o di un arbitro finanziario. Una linea che sembra preludere a una possibile bocciatura della norma attuale. In attesa dell’esito, peraltro, i tempi si allungano e 1,5 miliardi messi a bilancio restano bloccati.
Le associazioni sono in rivolta. Ieri hanno chiesto chiarimenti al governo e una convocazione al Tesoro. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha chiesto l’audizione alla Camera proprio del dg del Tesoro Rivera, magari giovedì insieme a quella, sul decreto Carige, che terrà il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Al Tesoro sono contrari. Ma il ministro sarà subissato di domande sul caso. E dovrà spiegare come mai il Tesoro ha dato il via libera e la Ragioneria bollinato un testo che il ministero aveva stroncato.