Prima assimila Luigi Di Maio a Bettino Craxi. E poi Matteo Renzi si rimangia il paragone. Perché? Offensivo nei confronti dei Socialisti. Soprattutto quelli in coalizione con il Pd, che rischiano di non arrivare all’1% e far naufragare l’ unico traguardo che il segretario si è posto per le elezioni: il Pd primo gruppo parlamentare. “Di Maio ha parlato di mele marce? Ha un ortofrutticolo altro che mele marce, ricorda Bettino Craxi con Mario Chiesa che era un ?mariuolo'”. Lunedì sera. Renzi a Otto e mezzo, nell’entusiasmo che evidentemente gli suscita il problema delle (mancate) restituzioni dell’M5S, arriva a evocare Tangentopoli. E a paragonare l’atteggiamento di Di Maio a quello che ebbe allora il leader socialista con Mario Chiesa.
Di Maio è evidentemente in più gravi faccende affaccendato e sul momento non pare reagire con particolare veemenza. Chi lo fa – subito – è invece Stefania Craxi, figlia di Bettino: “I sondaggi che giungono al Nazareno fanno perdere sempre più la testa alla cricca etrusco – fiorentina, ormai al collasso e prossima ad una sconfitta di portata storica, tanto da confondere Craxi con un’insipiente Di Maio, in un rigurgito di antisocialismo”. E poi ci va giù ancora più dura: “Se Renzi cerca formule ad effetto o mariuoli per sbugiardare le menzogne pentastellate, può benissimo rovistare nella sua cerchia ristretta affetta da una passione ?sinistra’ e ?morbosa’ per le banche e per gli affari che, come prestò si vedrà, non ha risparmiato neanche il campo internazionale”. E ancora, Stefania Craxi, va all’attacco di M5S che “arriva da quella stagione di violenza, menzogne e falsità, chiamata Mani Pulite”. Seguono a ruota gli altri Socialisti. Che sono in una posizione ancora più complicata, visto che sono alleati del Pd. Così Riccardo Nencini, che si presenta in Senato al collegio uninominale di Arezzo e Siena, per la lista Insieme, coalizzata con i Dem, scrive su Facebook: “No, Di Maio non somiglia in nulla a Craxi. Uno sgrammaticato e uno statista. Un paragone che fa male all’Italia. Quando i tedeschi parlano di Kohl lo fanno con rispetto”.
La polemica comincia a montare, con la base socialista che invita Nencini a rompere con il segretario del Pd. “Ancora una volta il segretario del Psi è prono al bugiardo seriale del Pd. Vuole, per caso, portare il suo partito dallo 0,2% attuale allo 0,02 % ? Se continua così ci riuscirà facilmente. Auguri!”, è il tenore dei commenti sulla pagina Fb di Nencini. Così, arriva una precisazione. Non di Renzi, ma del suo portavoce, Marco Agnoletti: “Il paragone tra Craxi e Di Maio ovviamente non sta in piedi. Il segretario Renzi ha solo stigmatizzato la tendenza a circoscrivere una vicenda che è molto più grave di come è stata presentata. Mi scuso con chi si è sentito offeso”. Solo dopo arriva la reazione di Di Maio (“Renzi ci ha paragonato a Craxi e al mariuolo Chiesa. Mario Chiesa venne colto in flagrante mentre accettava una tangente di sette milioni di lire, in seguito vennero scoperti suoi conti in Svizzera di miliardi di lire. Chiesa non era uno che restituiva poco, era uno che si fotteva tanto”).
Le scuse del segretario del Pd – per interposta persona – non erano evidentemente rivolte a lui. Ma ai Socialisti. Renzi si trova davanti un doppio problema: la lista di Emma Bonino che viene data sopra al 3% e le altre due liste, alleate Insieme e Civica popolare (guidata da Beatrice Lorenzin), che rischiano di non arrivare all’1%. L’insieme delle due cose farebbe sì che al Pd mancherebbero una serie di parlamentari. Alla Camera, circa 28 deputati. Alcuni di quelli che il Pd vorrebbe per sé andrebbero a + Europa, mentre con meno dell’1%, i voti sarebbero persi. Ecco allora che Renzi ci deve mettere l’ennesima pezza. Dice Nencini al Fatto: “Renzi si è scusato. Ma la sua è stata una battuta infondata e infelice”. In serata, quando torna sulla questione “restituzioni”, il segretario attacca M5s: “Sono un’arca di Noè di truffatori, riciclati e scrocconi”. Niente paragoni.
di Wanda Marra, da Il Fatto Quotidiano