Di Maio… in peggio: ora il vice premier cala le braghe anche con Visco e Bankitalia

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Di Maio e Visco
Di Maio e Visco, separati ma ora anche no

Luigi Di Maio aveva promesso in campagna elettorale il giudizio universale contro Bankitalia e il suo dominus, Ignazio Visco, rei di aver affossato (per omessi, inefficaci o pilotati controlli) anche le le due banche venete oltre alle quattro risolte del centro Italia, ai cui risparmiatori ha promesso “indennizzi e giustizia”: il 100% del maltolto, cioè, e la decapitazione di Palazzo Koch.

Al debutto da vice premier e prima forza politica del Paese Di Maio aveva, poi, minacciato sfracelli contro il sistema brandendo le armi contro la struttura di vertice del Mef, quella che, da Rivera in giù, tiene i rapporti con l’Europa anche per le ultime “lettere” di chiarimenti e, poi, di bocciatura, mai pubblicate dal governo giallo-verde.

E questa mancata trasparenza si è fatta beffa anche delle ripetute interrogazioni del deputato vicentino Pierantonio Zanettin, insieme a big forzisti come Gemini e Brunetta, dopo la nostra prima rivelazione e confermate da Margrethe Vestager che ha evidenziato, a dir poco, la faciloneria dei nostri governanti gettando, se possibile, ancora di più nella disperazione anche il drappello festante selezionato da Ugone, Arman e don Torta il 9 febbraio.

Quelle 1.400 persone osannavano a comando sulla terra di Vicenza (il prete di Dese dovrebbe essere un esperto al riguardo anche se, ci dicono, per le cose celesti) chi per l’ennesima volta prometteva, con tempo al futuro, “faremo presto, entro il 16 febbraio“, un’altra delle mille date urlate al vento, e “faremo bene“, una frase che ancora oggi fa rima per le vittime della truffa di inizio terzo millennio con “ne subiamo noi le pene“, col tempo drammaticamente al presente.

Ma il Di Maio elettorale della restituzione ai risparmiatori del “100%” e della ghigliottina per Visco e, poi, quello governativo del “presto e, se va, bene… col 30%” e della censura alle lettere della Commissione europea, sempre apparentemente supportato da Salvini ma sfiancato ogni giorno di più dal suo maggiore cinismo politico acchiappavoti, ha calato, in contemporanea con  i primi flop elettorali di questi giorni, le sue aspirazioni di movimento di lotta e di governo.

In questi giorni, infatti, Luigi Di Maio si sta opposto, udite udite!, alla conferma del vice direttore di Banca d’Italia, Luigi Signorini, e prova ad agitare la spada, sempre meno affilata, della seconda commissione d’inchiesta parlamentare da affidare all’ex Padania, poi Libero, quindi Rai, indi La7 (sempre in uscita) Gianluigi Paragone, così esperto di banche da aver scritto un libro anche lui ex post e da bersagliare come “giornalista” de Il Corriere della Sera del suo vituperato ultimo ex editore Urbano Cairo e non, soprattutto, come un esponente del sistema tale Salvatore Bragantini, già vice di Mion in BPVi e seduto fino a pochi giorno fa nel cda di Carige.

E dopo questa apoteosi, al contrario, delle intenzioni di cambiamento di uno “spacco tutto io” che, al confronto, Renzi il rottamatore appare come un superbo Iron Man, che ti fa il nostro Di Maio, mentre Salvini lo spinge  (verso il burrone) con le spalle coperte verso il sistema da Giorgetti e dalle truppe di membri leghisti nei cda bancari?

Lui, Di Maio, e lo scrive non la stampa tutta “brutta e cattiva” ma il giornale amico Il Fatto Quotidiano, il nostro (varie volte) preferito, ebbene lui, il vicepremier di un Movimento che va verso la trasformazione in un partito, lancia «segnali di pace tra M5S e Visco» e, ad abundantiam, Di Maio precisa: «C’è fiducia».

Tutto bene, meglio delle pene, o è la fine di un sogno in cui il cambiamento diventa, al solito, un gattopardiano “cambianiente” facevdo finta di aver cambiato tutto?

Leggete e valutate voi Il Fatto Quotidiano con o, meglio, senza il signor Rousseau.

Si raffredda lo scontro tra la maggioranza e i vertici della Banca d’Italia. L’ultimo segnale è arrivato ieri dal botta e risposta tra Luigi Di Maio e il governatore Ignazio Visco. Il vicepremier dal capoluogo piemontese ribadisce di “fidarsi assolutamente di Bankitalia” e che “non c’è nessun tema di sfiducia”, dopo che Lega e M5s avevano bloccato il rinnovo del vice dg Luigi Signorini. Non tarda ad arrivare la risposta del governatore di Banca d’Italia che da Milano dice: “Non credo che ci debbano essere dubbi su cosa si fa in Bankitalia e su chi lo fa. In Bankitalia si fa il massimo per il bene della comunità e del Paese”. Poi una stoccata. “Non si fa tutto a Francoforte, come spesso si dice”….