Ho lasciato passare qualche giorno e mi sono convinto che sia giusto ricordare qualcosa a proposito delle dichiarazioni della brigatista Barbara Balzerani scritte su FB (“chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40nnale?”) e dette durante la presentazione di un suo libro al CPA di Firenze (“fare la vittima e’ diventato un mestiere”). A mio avviso, e ne sono convinto, sono dichiarazioni ignobili (utilizzando il “gergo brigatista” direi “infami”).Non sto a ricordare la coltre di nebbia che ha coperto e copre l’assassinio di Moro e degli uomini della sua scorta (lavoratori come tanti uccisi sul luogo di lavoro) e il ruolo di servizi segreti di potenze straniere (Stati Uniti in particolare), su questo vi invito a leggere l’articolo riportato nel sito del PCI
(https://www.ilpartitocomunistaitaliano.it/2018/03/16/flamigni-40-anni-lassassinio-moro-le-risposte-mancano-alla-verita-ruolo-della-p2-cossiga-degli-americani-del-vaticano-al-patto-domerta-br/).
Quello che ricordo è la mattina dell’eccidio di via Fani, quando ero a Padova e il PCI chiamò alla mobilitazione immediata. Andammo, noi compagne e compagni della sezione Portello, davanti alle scuole del quartiere a vigilare che non succedesse niente e proteggere gli alunni e gli studenti da possibili disordini che potevano accadere.
Adesso, che chi ha massacrato la scorta di Moro (ripeto erano lavoratori) oggi riciclatasi come scrittrice (a proposito, ma quanti ex terroristi sono diventati più o meno letterati? ) parli del “mestiere di vittima” e dei “fasti del quarantennale” è qualcosa che offende profondamente. Una cosa che ritengo indice di una mancanza di umanità e, perché no, di moralità.
Voglio ribadirlo con nettezza, i brigatisti erano dall’altra parte della barricata, hanno fatto il gioco del potere, si sono prestati (coscienti o meno, usati o meno) al volere della reazione. Erano, per dirla tutta, “nemici del popolo”.
Chi è stato ucciso in via Fani (e i loro parenti) certamente non lo era e non ha scelto il “mestiere di vittima “. Balzerani con le sue frasi si dimostra per quello che è “assassina di professione”.
E non c’è nulla di politico, niente di “romantico”.
Scusate lo sfogo.
Giorgio Langella (PCI segretario regionale veneto)