Peschiamo tra i titoli de Il Giornale di Vicenza di un giorno qualunque, per la cronaca è l’11 luglio 2018, per metterli insieme come tre indizi e fare una fotografia della Vicenza reduce da dieci anni del sistema dominato da Gianni Zonin, Achille Variati e Giuseppe Zigliotto (alias Banca Popolare di Vicenza, politica locale targata AV, Achille Variati, che fa rima con… Alta Velocità, e Confindustria Vicenza). Scrive Marco Scorzato sotto il titolo “Vicentini, fuga all’estero In 2 anni 8 mila partenze. Più delle richieste di asilo“: «Vicenza detiene un primato, a livello veneto: tra le sette province è quella con il maggior numero di espatri. Un record già raggiunto nel 2016…».
Insommma, al di là dell’impoverimento generale dell’Italia e della conseguente emigrazione che ora batte l’immigrazione, mal di pancia populisti a parte, il record negativo di espatri da Vicenza e provincia, entrambe governate da Achille Variati, è un cattivo indizio sulla qualità, rispetto agli altri sei del Veneto, dell’offerta globale di questo territorio con una banca azzerata, un monolite come governo e un’associazione industriali che ha perso molti dei iscritti di peso nazionale e internazionale e vive di provialismo, nepotismo e furbate che la fanno contare zero a livello regionale e meno a ancora a Roma.
Lo stesso 11 luglio Nicola Negrin scrive sotto il titolo “Vaccini, nel Vicentino record di fuori regola“: «Il Vicentino, …numeri alla mano, è il territorio che in percentuale ha il numero maggiore di fuori regola…» nel settore. Anche questo è un indizio, il secondo, di un comportamento che si fa beffa delle leggi, come d’altronde insegnano, ai cittadini, i casi locali. Ne citiamo alcuni soltanto. Quello della BPVi delle capriole di Gianni Zonin e del suo cda; quello dell’amministrazione di Variati & dei suoi sostenitori che ha direttori generali indagati che non rispondono agli interrogatori, come Antonio Bortoli, che nomina presidenti di enti e fiere dei condannati, sia pure in primo gradi,come Matteo Marzotto, che si inventa incarichi “onorari” per forzare l’ingresso nel cda della Fondazione Roi di chi è “censurato” dalla sia università, messo sotto procedimnto dall’Anac e ora indagato dalla Procura di Vicenza, come Giovanni Villa; e quello di Confindustria Vicenza che col suo giornale, dopo aver spinto per anni decine di migliaia di suoi lettori a comprare azioni BPVi, diffonde anche dossier precotti sui like fascisti e promuove sondaggi elettorali di parte di Otello Dalla Rosa e che tra i suoi associati conta aziende come la Maltauro, il cui precedente Ad, Enrico Maltauro rampollo dell’omonima famiglia proprietaria, è uno dei recordmen dei patteggiamenti per appalti tangentizi, di cui l’ultimo noto è quello per Expo 2015.
Sempre l’11 luglio Marino Smiderle, la “penna economica” del GdV, quella che decantava la bontà della azioni (comportamenti e… titoli) della fu popolare vicentina, sotto il titolo “Ieg vuole quadruplicare i congressi a Vicenza”, dopo aver ricordato che «lo schieramento civico e di centrodestra (dell’ora neo sindaco Francesco Rucco, ndr) che sfidava gli eredi di Achille Variati, quel matrimonio non l’avrebbero fatto. Ma, piaccia o no, il matrimonio è fatto. Non sarà d’amore, ma l’interesse, quello sì, Vicenza lo deve far valere…», virgoletta varie frasi di Stefania Agostini, direttrice della Event & Conference Division del gruppo Ieg, tra cui, a significare l’interesse di Vicenza da far valere, ne citiamo una : «…le richieste di organizzare un meeting a Vicenza sono cresciute del 100 per cento rispetto allo scorso anno». Mettiamoci poi la possibilità di organizzare concerti di alto livello, e il fatturato potrebbe lievitare considerevolmente. Ci fosse pure la stazione della Tav in Fiera, il business sarebbe assicurato…».
Fantastico l’invito subliminale del giornale locale confindustriale che
– dopo aver dimenticato, da sempre per carità, che il Centro Congressi della Fiera di Vicenza, per molti commentatori e per la nuova giunta, “svenduta” a Rimini, appartiene non a IEG ma alla triade Comune di Vicenza, Provincia e Camera di Commercio, che l’hanno concesso, tramite l’ex Fiera locale, in comodato d’uso gratuito alla nuova società di cui Vicenza ha solo il 19%
– dopo aver sorvolato, da sempre per carità, che l’ex Fiera di Vicenza è entrata in Ieg soprattutto perchè Variati & c. si sono così liberati del suo debito verso la fu BPVi di 40 milioni di euro (gli stessi, ops, pagati alla confindustriale Maltauro per un appalto senza bando, ri-ops), debito che raddoppia l’analoga esposizione della fu banca vicentina verso la vecchia RiminiFiera che controlla Ieg e che a Banca Popolare di Vicenza, in cui Matteo Marzotto era membro del cda, dovette chiedere di subentrare a Unicredit per i 40 milioni di cui questa banca aveva richiesto il rientro dopo averli concessi per il… Palacongressi riminese
– dopo tutto questo il GdV, dicevamo, ecco il terzo indizio, fatto di Fiera persa, banca sprofondata in rosso a carico dei soci e industriali del cemento e della speculazione, mette in bocca alla città romagnola quel che il sistema vicentino residuo dopo Zonin, Variati e Zigliotto fortemennte vuole: espropriare terreni (a svantaggio dei piccoli e per il profitto dei grandi), sbancare (in senso fisico e ambientale dopo quelle economico finanziario) la città e incassare soldi e solo soldi per costruire linee per treni veloci ma a lunga percorrenza e senza altre fermate, gli unici utili, che a Vicenza, però, non fermeranno se oggi un solo Freccia Argento è in faticoso test sulla Vicenza Roma.
Ma, ci informa Smiderle del desiderio riminese, se per giunta (e contro… la giunta Rucco) si farà una stazione in Fiera gli affari saranno assicurati.
Per i congressi dice la Ieg, per i costruttori sognano a Vicenza, per quelli magari dell’Emilia Romagna insegna la storia da cui
Ecco allora il terzo indizio, fatto di Fiera persa, banca sprofondata in rosso a carico dei soci e industriali del cemento e della speculazione, tutti che si accontentano a anche di briciole pur di sopravvivere a se stessi.
Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».
Una prova che questa Vicenza, da cui si fugge, in cui non si rispettano le regole e dove la subalternità ai foresti è totale, s’ha da cambiare.
Così radicalmente che appare impervia l’opera che attende Rucco & c. già sotto il fuoco di fila degli eredi del sistema, ancora più temibili dei predecessori perchè, scomparsi (forse) questi, i successori oggi assumono le vesti di voraci zombi che si aggirano nel buio dei vecchi palazzi.
Come agevolare quest’opera?
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