Obiettivi, criticità e azioni: il processo di trasformazione e digitalizzazione che sta investendo la pubblica amministrazione ha come obiettivo precipuo quello di farne un migliore ‘alleato’ di cittadini e imprese, garantendo un’offerta di servizi sempre più efficienti e soprattutto facilmente accessibili.
Accessibilità ed efficienza sono i punti cardine attorno ai quali si deve muovere la transizione digitale del Paese, tenendo ben presente anche la necessità, altrettanto prioritaria, di garantire la trasparenza dei processi, assicurando, a tal fine, la conoscenza del patrimonio di informazioni in possesso delle pp.aa., per favorirne il controllo sociale.
La transizione digitale, avviata nel 2005, oggi trova il proprio sbocco attuativo nella Missione 1 del PNRR, «Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo», che punta a dare nuova linfa al sistema economico e produttivo italiano attraverso un vero e proprio cambiamento strutturale di vari settori, tra i quali proprio quello della p.a.
5 i punti chiave:
– l’interoperabilità, ovvero lo scambio di informazioni,
– e l’interazione tra le pubbliche amministrazioni;
– l’efficiente gestione della grande mole di dati della p.a.;
– l’introduzione di servizi digitali per facilitare il raggiungimento degli obiettivi posti dal piano triennale;
– il potenziamento della sicurezza attraverso l’individuazione di soggetti preposti alla tutela dei dati ed alla determinazione delle modalità per garantirla.
La digital transformation della Pubblica Amministrazione impone nella sua attuazione, però, un imprescindibile processo di formazione e valorizzazione del capitale umano a essa predisposto, attraverso la previsione di progetti di reskilling e upskilling, che abbiano come finalità quella di migliorare le competenze del personale della p.a.
Non mancano, infatti, criticità e difficoltà radicate.
In primo luogo, l’elevata età media dei dipendenti pubblici e la loro reticenza all’acquisizione di nuove conoscenze, soprattutto legate all’utilizzo di strumenti tecnologici, che tra l’altro spesso risultano inadeguati e obsoleti rispetto alle attività da svolgere. Si aggiungono la scarsità, quando non addirittura l’assenza, di prospettive di crescita e di carriera all’interno degli uffici pubblici stessi; una ancora eccessiva burocratizzazione delle attività, disciplinate da normative sempre più complesse, che a tutt’oggi persistono immodificate nonostante da più parti e da tempo si parli di semplificazione; e un livello di formazione molto basso, e talvolta puramente teorico, senza concreti esercizi ed effettive applicazioni pratiche, che assicurino una reale comprensione delle tecniche, oggetto di formazione.
Considerati questi e altri limiti, sarà fondamentale, nel futuro prossimo,
– agire sulla gestione e sulla formazione del personale, supportando la transizione digitale con una gestione human centric, basata sulla valorizzazione delle persone, riportando nella p.a. competenze e abilità che negli ultimi decenni sono state allontanate;
– integrare nuove competenze utili per la realizzazione degli obiettivi preposti dal piano;
– partire dalle sfide della p.a., nel medio e lungo periodo, attraverso una maggiore visione strategica e programmatica;
– puntare ad una maggiore valorizzazione dei territori ed a ridurre la centralizzazione delle progettualità.
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Fonte: La ‘digital transformation’ della p.a.