Ufficio vertenze di Cisl, aumentano le dimissioni in Veneto: ecco il profilo di dimissionario

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Gianfranco Refosco segretario generale Cisl Veneto

Aumentano le dimissioni in Veneto. E’ quanto sostenuto dall’Ufficio vertenze di Cisl Veneto che ha anche tracciato un identikit del dimissionario: maschio, under 30, occupato in commercio, turismi e servizi. I dettagli in un comunicato stampa della sigla sindacale.

“Sono per lo più maschi, con contratto a tempo indeterminato, occupati in buona misura con mansioni a basso contenuto professionale, nella maggior parte dei casi provenienti dai settori del commercio, turismo e servizi e di frequente in spostamento verso altri settori, e ancora uno su tre di loro è un giovane under 30. Sono queste le caratteristiche più ricorrenti dei lavoratori dimissionari fotografati dall’osservatorio di Cisl Veneto, in un’analisi fatta giusto all’indomani della pubblicazione dell’ultimo report di Veneto Lavoro che per la nostra regione indica le dimissioni volontarie aumentate del 50% nel primo quadrimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021, ossia salite a 66.300.

La lettura di Cisl si concentra su un campione di lavoratori e lavoratrici presentatisi presso i suoi uffici vertenze per avere supporto nella formalizzazione online delle proprie dimissioni. Il sindacato è infatti un possibile canale per le dimissioni volontarie trasmesse per via telematica (escluse alcune categorie come i lavoratori del pubblico impiego, genitori con figli fino a tre anni, colf e badanti,…) e Cisl Veneto è un punto di riferimento qualificato, tanto da averne contate nel 2021 20.245, pari al 12% delle dimissioni totali in Veneto dello stesso anno (fonte: Ministero del Lavoro).

Ma tornando ai dati del primo quadrimestre 2022, rispetto a un campione di 4.600 dimissioni volontarie telematiche trasmesse tramite gli uffici vertenze di Cisl Veneto ed analizzate, tra i settori più dinamici emerge senz’altro il terziario, che figura essere quello in cui se ne registra il maggior numero: quasi il 38 per cento, infatti, dà le proprie dimissioni da un’impresa del commercio, del turismo e dei servizi, e magari lo fa per passare a un settore completamente differente (addirittura al manifatturiero). A registrare una grossa fetta di dimissioni anche il metalmeccanico, con il 22,2 per cento. 

Guardando al genere poi, le dimissioni maschili rappresentano i due terzi del totale, a prescindere dall’età, segno di una maggiore propensione – e forse anche possibilità – degli uomini rispetto alle donne a cambiare posto di lavoro.

Se si focalizza poi l’analisi del campione sull’età, è significativo come per il 30 per cento si tratti di giovani con meno di 30 anni, fenomeno che può essere spiegato da una minore attrazione verso il posto fisso sentita in questa fase della vita e da una maggiore disposizione a cambiare lavoro per cogliere nuove opportunità professionali.  La percentuale scende al 22 per cento di dimissioni osservate nella fascia tra i 30 e i 39 anni, un calo probabilmente legato agli anni della stabilizzazione del proprio progetto familiare (convivenza, matrimonio, figli,…), e tocca il 25 per cento per la fascia tra i 40 e i 49 anni.

E in merito alle motivazioni, così spiega Marco De Favari, coordinatore regionale degli Uffici vertenze di Cisl Veneto: «C’è chi si muove per cogliere l’opportunità di una retribuzione più alta (avendo oggi un potere contrattuale superiore per richiederla, considerando l’aumento della domanda) o in generale di un più favorevole inquadramento contrattuale, passando ad esempio da un part time a un full time, o un migliore e meno stressante ambiente di lavoro. E ancora chi cerca una maggiore adesione alle proprie aspirazioni professionali o una più facile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, magari dopo esserne stato “provato” nel periodo della pandemia, puntando in molti casi ad avvicinarsi a casa anche per ridurre i tempi degli spostamenti e abbassarne i relativi costi, in particolare in questi ultimi mesi di rincaro dei costi di carburante che ha fortemente pesato sui portafogli dei cittadini». 

«Anche dal nostro osservatorio, in coerenza con i dati rilasciati da Veneto Lavoro, possiamo confermare di trovarci ora in una congiuntura di notevole dinamicità del mercato del lavoro, che non trova precedenti dal 2015 in qua – commenta Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto –. L’aumento delle dimissioni infatti, in presenza di un saldo netto positivo tra assunzioni e cessazioni nella prima parte del 2022 (+36mila), ci consegna un mercato del lavoro veneto molto vivace, ricco di opportunità lavorative che possono consentire alle persone un miglioramento delle condizioni lavorative, come confermato anche dall’elevata percentuale di immediata ricollocazione dei lavoratori dimissionari». «Il presidio dei nostri uffici vertenze – aggiunge ancora Refosco – ci ha anche consentito di orientare le persone e di supportarle nel far valere i propri diritti: dagli esatti vincoli in merito al preavviso al recupero dei crediti dall’azienda precedente, fino alla verifica della correttezza dello svolgimento del rapporto del lavoro pregresso».