È una sorta di guerra tra dipendenti e dirigenti del Comune di Vicenza quella che le recenti decisioni prese dalla Giunta Possamai hanno scatenato. È questo, in sostanza, quello che si evince da un resoconto fornito oggi dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie (Rsu) dei dipendenti di Palazzo Trissino.
Le Rsu denunciano ancora una volta come le scelte “tecniche” fatte dall’attuale amministrazione comunale sulle posizioni del personale comunale tendano a favorire il ristretto nucleo dirigenziale a discapito dei lavoratori ordinari, che sono l’indubbia maggioranza e che svolgono compiti di estrema importanza per il funzionamento della macchina amministrativa.
Di conseguenza oggi, martedì 19 dicembre 2023, viene fatto sapere che la risposta fornita dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie alla proposta di Possamai e i suoi sull’ipotesi di contratto integrativo decentrato triennale 2023-2025 è un secco no. Non sarà firmato l’accordo così come presentato lo scorso 15 dicembre 2023.
Rsu: ecco perché dipendenti e dirigenti del Comune di Vicenza vengono messi in conflitto
I sindacati ricostruiscono i punti salienti della vertenza. Ai tavoli di trattativa con la Giunta comunale di Vicenza hanno chiesto di aumentare i salari dei lavoratori dipendenti. Come? “Attraverso il percorso virtuoso delle progressioni orizzontali, finanziato dalla parte stabile del fondo salario accessorio, in continuità con quanto stabilito nel precedente contratto integrativo triennale sottoscritto nel 2019”, rispondono le Rsu.
“La parte stabile del fondo – proseguono – è esigua ed è finanziata solo dalla contrattazione nazionale. È con queste risorse che si finanziano le indennità contrattualmente previste e le progressioni orizzontali di tutti i lavoratori dipendenti, comprese quelle dei funzionari che beneficiano dell’indennità di posizione organizzativa”.
Ragion per cui, questa, si è proposto di non alterare il valore delle indennità dei lavoratori “perché la capienza della parte stabile del fondo a disposizione, per circa 434 mila euro, non avrebbe consentito di procedere con le progressioni orizzontali nel triennio 2023-2025”, spiegano ancora le rappresentanze.
“A queste richieste – proseguono ancora le Rsu – l’amministrazione ha risposto chiedendo inizialmente di aumentare gli stipendi dei funzionari per un valore complessivo di 240 mila euro, successivamente ridotto a 120 mila euro. Una richiesta ritenuta fin da subito irricevibile perché inficia il percorso triennale delle progressioni orizzontali di tutto il personale dipendente, prosciugando completamente la parte stabile del fondo salario accessorio già a partire dal 2024″.
La contromossa della Giunta di Vicenza è stata di proporre un Piano di razionalizzazione della spesa allo scopo di “compensare” la decurtazione della parte stabile del fondo per le posizioni organizzative.
Qui, le precisazioni in merito delle Rsu: “Va detto che i piani di razionalizzazione consentono di finanziare solo la parte variabile del fondo salario accessorio, quindi il premio di produttività erogato ogni anno a giugno. Nel caso specifico – aggiungono -, un piano di razionalizzazione della spesa approvato nel 2024 sarebbe certificabile solo nel 2025, quindi i lavoratori dipendenti ne trarrebbero beneficio solo nella produttività del 2026 a scapito, invece, di una riduzione immediata di 120 mila euro dal fondo. In ogni caso sempre nell’incertezza che il piano di razionalizzazione sia raggiunto negli obiettivi e certificato”.
Inoltre le Rsu, su mandato dell’assemblea dei lavoratori del 13 dicembre scorso, ritiene che la parte stabile del fondo non sia più decurtabile per aumentare il compenso delle posizioni organizzative. “Meglio procedere con una riorganizzazione seria di tale istituto – affermano -, in considerazione del fatto che il Comune di Vicenza ha già una corposa dotazione organica dirigenziale, mentre è in costante diminuzione la dotazione organica dei dipendenti comunali“.
La “mossa dei buoni pasto”:
Emerge inoltre che ai tavoli di trattativa le Rappresentanze Sindacali unitarie dei dipendenti abbiano chiesto un’applicazione meno restrittiva dell’istituto dei buoni pasto, lasciando inalterato l’orario di lavoro, prendendo spunto dalle novità introdotte nel Ccnl funzioni locali siglato il 16 novembre 2022. Tale spesa, secondo i sindacati avrebbe portato un parziale ristoro ai salari dei lavoratori senza intaccare il fondo salario accessorio.
“A tale richiesta – affermano le Rsu – l’amministrazione comunale di Vicenza in un primo momento ha detto di no, salvo poi mettere sul piatto la proposta di aumentare di due buoni pasto la settimana in cambio di una modifica dell’orario di lavoro degli uffici e servizi”.
Considerando che il valore di un buono pasto è di 7 euro, i rappresentanti dei dipendenti arrivano a una prima conclusione: “Di modificare l’orario di lavoro ne ha sempre e solo parlato l’amministrazione ai tavoli di trattativa proprio per porre una condizione ancora una volta ricattatoria alle istanze della Rsu“.
Le conclusioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie
“Riteniamo sia grave quello che è successo – spiegano -: in un momento di forte difficoltà economica dei dipendenti legata all’aumento dell’inflazione e del caro vita, l’amministrazione del Comune di Vicenza risponde chiedendo un aumento di salario a favore dei soli dirigenti, funzionari capi ufficio a scapito di tutti gli altri. Una visione diametralmente opposta a quella rappresentata dalla RSU in tutti i tavoli di trattativa.
Le condizioni e i ricatti posti in trattativa dall’amministrazione non sono accettabili – concludono le Rsu -. Riteniamo che questa amministrazione sia responsabile della mancata sottoscrizione del contratto integrativo decentrato 2023-2025 e delle conseguenze giuridiche ed economiche patite dai lavoratori”.