Un Teatro di Padova importante, un concerto di una band internazionale, una pessima gestione per il pubblico disabile. La denuncia, scrive Vania Trolese, co-portavoce de Il Veneto che vogliamo (qui altri suoi interventi su ViPiu.it, ndr),arriva da E., giovane disabile veneziana in sedia a rotelle, relegata nell’angolo della vergogna (vedasi foto) con il campo visivo ostruito dal cameraman, nonostante il biglietto a prezzo pieno, per vedere lo spettacolo. Perché esasperare le differenze quando si può individuare una zona dignitosa, in sicurezza e meno defilata?
Questa è solo una delle tante denunce che, anche in Veneto, continuano a far notare che c’è ancora strada da fare per abbattere le barriere per tutti a partire dall’acquisto del biglietto, visto che sui siti online troppo spesso ci sono informazioni parziali e/o che rimandano ad organizzatori più o meno esplicitati e più o meno facilmente contattabili, non è mai noto il numero dei posti riservati ai disabili nè l’ubicazione dell’area disabili.
Per arrivare allo spettacolo vero e proprio, dove spesso capita di ritrovarsi in recinti fatti di transenne con i tubi che arrivano all’altezza degli occhi, posti ai lati del palco, spesso addirittura dietro cameraman che riprendono l’evento.
Non si chiede di non pagare il biglietto, ma una persona disabile vuole vedere lo spettacolo, l’evento, il concerto in sicurezza come tutti, poter scegliere come tutti un posto che permetta di assistere all’evento senza per forza separarsi dagli amici con cui stai condividendo l’esperienza, si farebbe un grande passo d’inclusione sociale. Forse non sarebbe una soluzione immediata ma ci sono persone preposte a studiare per trovare soluzioni degne di essere chiamate tali.
“Serve un lavoro di sensibilizzazione e di azione – afferma Vania Trolese, co-portavoce de Il Veneto che vogliamo sul caso della disabile veneziana -, un tavolo di confronto cui siedano rappresentanti delle Istituzioni, professionisti della progettazione, operatori dello spettacolo, artisti ed esponenti delle associazioni che si occupano di accessibilità per mettere a punto un protocollo, declinabile alle varie situazioni e locations, che eviti ghettizzazione e discriminazione delle persone con disabilità ma che li consideri fruitori di uno spettacolo dal vivo quali sono.”