L’art. 20 della ‘Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità’ fortemente sollecita gli Stati parti ad adottare misure efficaci che garantiscano alle persone con disAbilità la mobilità con la maggiore autonomia possibile – si legge nel comunicato che pubblichiamo di Meritocrazia Italia (qui le altre note su ViPiù.it dell’associazione, ndr) -.
Per tutti la mobilità personale «nei modi e nei tempi da loro scelti ed a costi accessibili» è fondamentale per poter vivere il quotidiano in libertà, autonomia e senza disparità.
La Patente Speciale, ossia il certificato di idoneità rilasciato a seguito di una visita presso l’apposita Commissione Medica Locale, viene rilasciata a persone affette da minorazioni anatomiche, funzionali o sensoriali per la guida di veicoli opportunamente modificati in funzione delle proprie patologie, ma non tutte le persone con disAbilità riescono a realizzare questo sogno di indipendenza.
Spesso si è costretti a usufruire dei trasporti pubblici o privati. Ed è qui che emergono i principali ostacoli al raggiungimento dei personali obiettivi di vita.
Le disparità territoriali legate ai trasporti pubblici sono notevoli e le persone con disAbilità spesso si vedono negata la possibilità di utilizzare servizi di linea. Prendere un aereo, un traghetto, un autobus o un treno in autonomia a volte diventa una sfida impossibile.
Si registrano ancora disagi e disservizi, diversi per territorio: diritti negati o servizi non qualitativamente sufficienti relativi al trasporto scolastico, ascensori e montacarichi non funzionanti, servizi di linea non puntuali o assenti, specie nelle ore serali e nei giorni festivi.
Ciò sebbene tutti i Comuni siano obbligati all’adozione di un adeguato Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).
È certo che «L’Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità» (art. 26, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea), ma, senza un equo accesso alla mobilità, non ci sarà mai piena indipendenza di vita.
Il problema è più ampio e non riguarda soltanto le persone con diversa abilità, ma sono le fragilità a risentirne di più.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dispone che oltre 6 miliardi di euro siano destinati a favore delle persone con disAbilità. Nelle promesse è anche il miglioramento dell’accessibilità ai trasporti e ai luoghi di cultura e il definitivo abbattimento delle architettoniche. A monte, però, è essenziale lavorare sulla diffusione di una rispettosa sensibilità verso il prossimo, affinché non ci siano più limiti alle pari opportunità. Perché le principali barriere sono quelle culturali.
In concreto, a un piano di recupero e miglioramento dei servizi già attivi non deve mancare una adeguata analisi dei bisogni reali, seguita da una nuova modalità di progettazione inclusiva e coesa. A ogni fascia d’età corrisponde un’esigenza di mobilità diversa, indifferentemente dalle abilità possedute, ma con bisogni legati alla gravità della disAbilità individuale, che non dovrebbe mai fungere da ostacolo all’effettività dei diritti all’istruzione, al lavoro, alla sanità o allo svago.
Tra le iniziative utili:
– rendere pubblico, anche sui siti internet dei Comuni, l’elenco dei servizi pubblici e privati accessibili disponibili con orari ed eventuali limitazioni;
– allestire i luoghi pubblici e di comune fruizione con adeguate segnaletiche accessibili, che guidino e facilitino gli spostamenti delle persone con disAbilità;
– rendere obbligatoria, per i tecnici progettisti di ogni settore, una adeguata formazione sulle esigenze reali e comuni delle persone con disAbilità;
– formare il personale di servizio sui mezzi pubblici, nelle biglietterie e nelle stazioni sui bisogni che potrebbero avere i passeggeri con disAbilità;
– attrezzare tutti i mezzi pubblici di pedane che facilitino la salita/discesa e di posti riservati e adeguatamente allestiti per le persone con disAbilità, le persone anziane e/o con ridotta possibilità di spostamento;
– garantire posti auto comodi e spaziosi riservati ai possessori del Contrassegno Unificato Disabili Europeo;
– vigilare sulla regolamentazione dei servizi privati offerti alle persone con disAbilità in modo che non ci sia speculazione e vengano sempre garantiti standard minimi di qualità ed efficienza.