ANSA 12 aprile 2018 ore 13:50: “L’Italia è uno dei Paesi dove, dopo la crisi economica dell’ultimo decennio, la disuguaglianza sociale è più aumentata e dove la concentrazione di ricchezza verso l’alto è diventata più evidente. Lo scrive l’Ocse nel rapporto ‘The Role and Design of net wealth taxes‘, spiegando quindi che uno dei modi per ridurre più velocemente i divari di ricchezza è l’imposizione della tassa patrimoniale.” Sono anni, forse decenni, che i comunisti chiedono che venga introdotta una tassa sui grandi patrimoni.
Una vera tassa, strutturale e non “una-tantum”. Una tassa progressiva come previsto dalla Costituzione che riguardi i più ricchi del nostro paese. Quelli che detengono ricchezze enormi e spropositate. Chi possiede di più, contribuisca di più al benessere collettivo. E’ una regola semplice alla quale, però, tutte le “grandi” forze politiche presenti in Parlamento si oppongono. Il PD e FI, la Lega e il M5S, infatti, quando si parla di patrimoniale inorridiscono e si affrettano a dichiarare che mai e poi mai la applicheranno. Loro sono per abbassare le tasse specialmente ai ricchi (vedi flat tax così propagandata dalla destra), dare sfogo all’assistenzialismo in una specie di “voto di scambio” (vedi gli 80 euro del governo Renzi o il “reddito di cittadinanza” della propaganda pentastellata). Prtoposte che non risolvono la questione della disuguaglianza ma, anzi, la amplificano perché prefigurano che siano i soliti (quelli che pagano le tasse oggi, e tutte) a sostenere tutta la spesa. E se questo significherà tagliare gli investimenti pubblici per il lavoro, la sanità, l’istruzione, la casa, i trasporti, l’ambiente e quant’altro ben venga (pensano “lorsignori”), si dovrà privatizzare tutto. E così i ricchi saranno sempre più ricchi, ai poveri resteranno le briciole e le ceneri dello Stato Sociale e la disuguaglianza crescerà a dismisura.
Adesso l’OCSE ci fa sapere che l’imposizione della tassa patrimoniale è “cosa buona e giusta”. Anzi è, per molti aspetti, necessaria.
Allora o i comunisti avevano ragione o l’OCSE è diventata un’organizzazione comunista (cosa molto, ma molto improbabile).
Giorgio Langella, Segretario regionale veneto del PCI