
(Adnkronos) – Caratteristica peculiare delle allergie è quella di ingenerare, nei soggetti predisposti, quadri clinici talvolta anche severi – dalla rinite all'asma, all'orticaria, all'eczema e fino all'anafilassi – attraverso meccanismi immunologici attivati da sostanze del tutto innocue per la popolazione non allergica. Classicamente si annoverano, tra queste sostanze, polveri e pollini, alimenti e farmaci, nichel e altri metalli e, a margine, anche conservanti e additivi. "La descrizione della naturale progressione delle manifestazioni allergiche, dall'infanzia all'età adulta, è racchiusa emblematicamente nel binomio 'marcia allergica' che, sinteticamente, riassume le modalità con le quali, nei pazienti allergici, le manifestazioni cliniche della malattia tendono a progredire. Dunque, marcia allergica altro non è se non la descrizione sintetica, ma efficace della storia naturale delle malattie allergiche che, potendosi manifestare fin dalla prima infanzia, sembrano poi muoversi in rapporto con le diverse fasi della vita. Come dire che, nelle persone allergiche, quel che cambia nel corso della vita non è la malattia, ma la forma con cui si manifesta". Così all'Adnkronos Salute Mauro Minelli, immunologo clinico e allergologo, docente dell'Università Lum. "I sintomi prevalenti in bambini di età inferiore ai 2-3 anni interessano la pelle con la dermatite atopica e/o l'apparato gastrointestinale e successivamente si trasformano, con l'avanzare dell'età, in problemi a carico dell'apparato respiratorio. Contemporaneamente si osserva una graduale deviazione dalle reazioni allergiche verso alimenti, tipiche dei primi anni di vita, alle reazioni verso antigeni inalanti. Proprio la complessità dei meccanismi molecolari che portano alle reazioni allergiche – prosegue Minelli – instaura un articolato processo di immuno-infiammazione che è destinato alla cronicizzazione e rappresenta la base patogenetica delle allergopatie, chiaro esempio della interazione tra fattori genetici e fattori ambientali. Dal punto di vista genetico non esiste un singolo allergy chromosome, ma l'allergia è poligenica; in effetti la predisposizione alla malattia dipende da due gruppi di geni: geni regolatori della produzione di IgE, cellule di primo piano nelle allergie, e geni regolatori della risposta infiammatoria che sono responsabili dell'attivazione della patologia all'impatto con i fattori ambientali (allergeni)". "Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della frequenza delle allergie nella popolazione generale; dal 7-8% degli anni '70 a circa il 25% degli anni 2000. Le allergopatie presentano una prevalenza nella fascia d'età giovanile-adulta (popolazione scolastica e lavorativa) e poiché sono malattie su base genetica e quindi croniche per definizione, questo comporta una notevole spesa sanitaria per diagnosi, terapia, e giornate scolastiche o lavorative perse", ricorda l'immunologo. "Dunque le allergie sono tutt'altro che patologie statiche, potendo talvolta autorisolversi nell'epoca postadolescenziale, altre volte attenuarsi e spegnersi spontaneamente per poi riapparire più intense di prima nell'età adulta, altre volte ancora manifestarsi improvvisamente in soggetti di mezz'età o per insorgenza di inedite allergie alimentari o per comparsa di sintomi stagionali legati ad una imprevista sensibilizzazione a pollini pure in precedenza tollerati. E le cause di queste apparenti anomalie – precisa Minelli – possono essere diverse. La prima va certamente ricercata nei cambiamenti funzionali che, nel tempo, il sistema immunitario può subire, diventando, con il passare degli anni, più suscettibile ad eventuali disfunzioni. Queste ultime, per esempio nel caso delle allergie alimentari, riconoscono come elemento prioritario le alterazioni strutturali della parete intestinale che, a loro volta, rendono possibile il passaggio nel sangue di antigeni che mai sarebbero transitati se quella barriera fosse rimasta stabilmente impermeabile". "Un altro elemento che può favorire la comparsa di allergie in età adulta – prosegue l'immunologo – è rappresentato dai cambiamenti del clima le cui variazioni, influenzando in maniera diretta ed indiretta tutti gli organismi viventi, non possono non avere ricadute sulla salute di tutti gli abitanti del pianeta, oltre che sul ciclo vitale delle piante. Sicché, proprio in considerazione di quest'ultimo punto, non è difficile immaginare come, insieme ai cambiamenti climatici, c'è da considerare un cambiamento della presenza pollinica nell'aria tanto in termini quali-quantitativi, quanto in termini di loro stagionalità e di conseguente ridefinizione dei calendari di polluzione che necessariamente si associano alla comparsa e alla più o meno severa intensità delle patologie allergiche tanto cutanee quanto respiratorie. Accade infatti che, con l'aumento del riscaldamento globale, la fase di pollinazione delle piante arboree ed erbacee 'inizierà prima' e 'durerà di più', con una conseguente maggiore disponibilità di allergeni pollinici aerodiffusi che potranno persistere in atmosfera per tempi decisamente più lunghi di quelli ai quali fino ad ora eravamo abituati. Ad intervenire su questi elementi certamente critici per gli allergici è soprattutto l'innalzamento della temperatura, ma poi anche la diffusione di nuove piante per uso ornamentale o produttivo, le diverse modalità di utilizzo e di trattamento del suolo". "Altro elemento in grado di esercitare un'importante azione di potenziamento sulla fenomenologia allergica – rimarca Minelli – è l'inquinamento atmosferico che, insieme ai cambiamenti climatici, può potenziare l'azione allergizzante ed infiammatoria dei granuli pollinici. Accade così che, per esempio il polline della betulla, esposto ad elevati livelli di inquinanti in aree industrializzate, sia molto più aggressivo dello stesso polline originatosi in zone rurali potendo con più facilità indurre fenomenologia orticarica e respiratoria. E' ben nota, d'altro canto, l'associazione tra esposizione ad inquinanti ambientali e aumentata incidenza di asma bronchiale negli adulti. Infine anche i fattori stressogeni e ormonali sembrano influenzare le allergie molto più negli adulti che nei bambini; così come l'aumento di peso, pur non essendo causa diretta di allergie, può portare a sintomi respiratori con dispnea e fame d’aria molto meno controllabili", avverte l'immunologo. "Dunque, se da una parte non va trascurato il fattore 'imprevedibilità' delle allergie, dall'altra dobbiamo considerare che il processo di sviluppo dell'allergia nel corso degli anni è da ritenersi modello prevedibile con segni precoci e, come tale, da attenzionare e monitorare. Semmai affidandosi alle opportune competenze", conclude Minelli. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)