DL Rilancio, Variati: “227 milioni di euro per Comuni e Province veneti”. A Vicenza 5,1 milioni

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Nelle casse di Comuni e Province veneti e della Città Metropolitana di Venezia sono in arrivo 227 milioni di euro – annuncia il sottosegretario al governo Achille Variati – Il Viminale metterà in liquidazione nelle prossime ore quasi 2.5 miliardi di euro per Comuni, Province e Città Metropolitane. Di questi, poco meno di un decimo sarà destinato al Veneto.
Uno sforzo straordinario da parte dello Stato, con cui il Governo conferma nei fatti la vicinanza ai territori e quindi ai cittadini: sono infatti Comuni e Province a gestire la maggior parte dei servizi alla popolazione. Gli enti locali sono stati messi in grande difficoltà nei propri bilanci dagli effetti della pandemia, perdendo diverse tipologie di entrate. Da qui la necessità di un aiuto concreto, per evitare che il virus causi altre drammatiche ferite alle comunità.

Le somme stanziate si aggiungono a quelle già erogate a fine maggio: 900 milioni per i Comuni e 150 per le Province, che in Veneto erano stati 83 milioni. Portando il totale a 3,5 miliardi di euro – conclude Variati – a cui contiamo di poter aggiungere ulteriori risorse nei prossimi mesi.

In dettaglio per il Veneto, 194 milioni arriveranno nelle prossime ore a Comuni e Unioni di Comuni. Ai Comuni della provincia di Belluno 8,8 milioni; per i padovani 24,4 milioni; 7,6 in provincia di Rovigo; 26,2 nel territorio trevigiano; 59,6 milioni andranno in provincia di Venezia; ai comuni veronesi 38,6 milioni; a quelli vicentini 23,8 milioni. In questo capitolo rientrano i 7 capoluoghi: Belluno riceverà 1,3 milioni, Padova 9,5 milioni, Rovigo 2 milioni, Treviso 4 milioni, Venezia 43,8 milioni, Verona 16,6 milioni, Vicenza 5,1 milioni.

A parte, invece, vanno considerati gli enti provinciali, che totalizzeranno contributi per 33,2 milioni di euro: Belluno 3,5 milioni, Padova 6,2 milioni, Rovigo: 1,4 milioni, Treviso 5,5 milioni, Verona 6,6 milioni, Vicenza 4,9 milioni, Venezia (Città Metropolitana) 5,2 milioni.
Nella definizione di questo secondo riparto – in dialogo tra i Ministeri dell’Interno e di Economia e Finanza con ANCI e UPI – è stato fondamentale un criterio: quanto gli enti locali hanno perso a causa della pandemia, al netto di eventuali minori spese.

Tra le entrate ridotte, la parte del leone l’hanno fatta, per i Comuni, IMU, TARI e l’addizionale comunale IRPEF; per le Province, la tassa di trascrizione e l’RC Auto. Tra le minori spese sono stati considerati la riduzione degli straordinari del personale e alcune contrazioni dei costi di gestione o di servizi. Da sottolineare che i mancati introiti relativi all’imposta di soggiorno non sono compresi in questo provvedimento, e verranno affrontati a parte nelle prossime settimane.

Il fondo da 3,5 miliardi di euro è stato istituito dal decreto legge n. 34 (19 maggio 2020) per assicurare le risorse necessarie all’espletamento delle funzioni fondamentali degli Enti Locali.

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